Cole Sprouse

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LedaLabo

Posizioni il chiodo al muro, prendi il labbro inferiore tra i denti e inizi a martellare. Stando attenta a non pestarti le dita, batti il chiodo dentro alla parete abbastanza da poter appendere la tela raffigurante la tua città natale che hai appena terminata.
Sobbalzi quando senti suonare al campanello. Guardi l'orologio che tieni al polso: sono le tre del pomeriggio. Scendi dalla sedia e infili il martello nella tasca della tua salopette, camminando scalza verso la porta. La apri ritrovandoti la signora del piano di sopra sul pianerottolo, le braccia incrociate e lo sguardo alterato. <<ma si può sapere cos'hai da martellare alle tre del pomeriggio? La gente cerca di dormire sai?>> grida. Una mezza idea di tirargli una martellata ti attraversa il cervello, ma preferisci non discutere. Alzi le mani e mi schiando l'italiano con l'inglese cerchi una scusa, dicendo di non essere la proprietaria della casa ma una tuttofare che sta riparando varie cose. La signora rilassa le spalle e alza un sopracciglio <<beh allora, cerca di fare meno rumore. Basta tum tum tum>> dice, mimando e imitando i suoni, convinta che tu non la capisca. Alzi i pollici e scusandoti chiudi la porta alle tue spalle.

Decidi così di accendere il giradischi, posizionando il vinile dei Guns N' Roses che inizia a girare. Con attenzione posizioni la puntina e le note di Paradise city riempiono il piccolo monolocale affittato a Manhattan. Leghi i capelli con una bandana e prepari i colori e liberi la grande tela. La posizioni sul cavalletto e tracci dei leggeri segni a matita, lasciandoti trasportare dalla musica. Quando inizi a passare il pennello sulla tela si sono già fatte le otto di sera, cambiando vinili ogni volta che terminava il giro.
Fai un passo indietro osservando scruopolosamente i colori e le forme che rappresentano una porzione di celo stellato su una città medievale.
Il campanello suona ancora e ti pulisci le mani con uno straccio. Cammini stizzita verso la porta aprendola come se volessi uccidere chi c'è dall'altra parte. Un ragazzo, alto circa un metro e ottanta, spalle larghe, capelli biondo chiaro che gli ricadono lungo il viso e sulla fronte, un paio di occhi verdi e un sorriso da paura e sul pianerottolo davanti a te.
<<sei la ragazza che aiuta la signora I/Y/N (iniziale del tuo nome) y/sn (cognome)?>> chiede, guardando il nome accanto alla porta. Deglutisci chiudendo la bocca. Ti schiarisci la voce e sorridi <<a dire il vero, sono io y/n y/sn>> <<mia zia ha parlato con te questa pomeriggio..>> dice, ma lo fermi subito, decidendo di non fare figure di merda <<si ecco... non volevo avere una lavata di testa e ho trovato una scusa>> sorridi imbarazzata. Ma a lui non sembra importare. Anzi, sembra quasi non riuscire a levare gli occhi da te. Lui allunga una mano <<mi chiamo Cole. Cole Sprouse>> ricambi la stretta non ripetendo il tuo nome perchè tanto lo sa già. <<sei una pittrice?>> chiede, annuisci chiedendogli da cosa lo deduce e indica il tuo viso. Fai un passo indietro trovando una macchia azzurra e bianca sulla tua guancia.
Torni da lui e lo viti a entrare. <<Sai, vorrei sdebitarmi con tua zia>> inizi ma lui squote la testa <<tranquilla, è stato solo un malinteso. Non ti farà gli scherzi da cattiva vicina>> scherza, ma rimani della tua idea <<almeno, fatti invitare a cena>> gli dici, mentre osserva la tela non ancora terminata. <<è un appuntamento?>> chiede e arrossisci. Afferri una salvietta umida e ti pulisci il viso dalla vernice. << be... no. Solo come nuovi amici>> rispondi e lui accetta.
Sorridi felice e batti le mani, stringendole <<spero che ti piaccia la cucina italiana>> gli dici andando in cucina e iniziando a preparare le pentole <<la adoro>> risponde. Lo guardi con le sopracciglia alzate <<la VERA cucina ITALIANA>> ripeti facendolo ridere.

Sarà l'inizio di una grande amicizia. O forse, chi sa....

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