Lavorando

2.8K 229 70
                                    

Sto per spalancare la maestosa porta che dovrebbe condurmi nella tanto famigerata sala principale, quando percepisco una mano stringermi il polso, tirandomi dalla parte opposta. Certo che questo deve essere proprio un vizio dei ragazzi in generale!

-Senti ragazzina. Vedi di moderare i toni che qui, per quanto lo vorresti, non sei superiore a nessuno.-

Rimango a fissarlo confusa, senza neanche provare a divincolarmi dalla sua presa.

-Come scusa?-

-Che c'è, non ci senti? Non hai alcun diritto di parlarmi in questo modo-

-Ah certo! Tu puoi trascorrere tutto il tempo di questo mondo prendendomi per il culo, osservandomi come se fossi uno scarafaggio mentre io dovrei comportarmi come un candido e pacifico angioletto. Continua pure ad esserne sicuro...-

-Non penso che tu sia uno scarafaggio-

-Ah no?- domando ironica, girandomi ad osservarlo: -Ed allora cosa pensi?-

Per un momento i nostri sguardi s' incontrano, rimanendo fissi gli uni sugli altri, ma il ragazzo volta subito il capo, come se si fosse appena scottato; non saprei quasi nemmeno dire di che colore siano i suoi occhi, vista la tanta fretta nel voler interrompere anche questo lievissimo contatto fra di noi. Nel frattempo la presa della sua mano sul mio braccio si è allentata ed io sarei di nuovo in grado di dargli uno strattone per levarmelo di dosso. Essere consapevole di riuscire, se solo volessi, a fuggire da lui e dalla sua mania dell'ordine mi fa sentire molto meglio.

-Penso che tu sia davvero patetica-

Resto a fissarlo, un misto tra il divertito ed il furioso.

-Su che basi il signorino crede di poter affermare ciò?-

-Sul tuo modo di presentarti-

-Puoi dirmi che sia strano ma non...-

-È proprio questo il punto!- esclama, mollando definitivamente il mio polso e girandomi le spalle infastidito.

-Tu non sei strana, non sei diversa, non sei niente. Sei solo una ragazzina che pur di farsi notare si rende ridicola con i suoi mille colori e pettinature strambe. Sei un'egocentrica, vuoi a tutti i costi che le persone parlino di te e, purché questo accada, saresti capace di qualsiasi cosa. Sei uguale a tutte le altre, con l'unica differenza che loro, almeno, non urtano il buon gusto di NOI esseri umani.-

Rimango a fissarlo, la mano ancora sulla maniglia della porta e gli occhi che hanno iniziato a procurarmi un fastidioso bruciore.
"Non piangere, non davanti a lui. Non dargli la soddisfazione Alexis, vuole solo farti del male"
Mi volto di scatto, abbassando la maniglia ed entrando nella sala principale. Pretendo che le sue parole mi siano indifferenti, che di quella serietà con cui mi denigra non m'importi nulla. 

Non faccio più caso alla bellezza del luogo, non mi soffermo su nulla. 

Non sento alcun passo dietro di me. Non mi sta seguendo.

Varco a passo serrato quello che sembra essere l'ingresso delle cucine e vi trovo un grembiule attaccato all'appendiabiti; sopra c'è un' etichetta con il mio nome.
Lo indosso.
Mi osservo allo specchio.
Faccio una smorfia.
Lo levo e lo butto in un angolo della stanza.
Afferro penna e taccuino e li infilo nella tasca dei pantaloncini nell'esatto istante in cui il ragazzo fa il suo ingresso con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
Senza degnarlo di uno sguardo gli passo accanto, tornando in salone e sedendomi ad uno dei tavoli, armata di cuffie e cellulare.

-Rainbow, il grembiule lo devi mettere-

Quel cazzo di soprannome riesce ad esasperare ogni nervo del mio corpo. Alzo al massimo il volume. Mr Precisino mi si piazza di fronte, sventolandomi la stoffa davanti al naso. Sollevo per un secondo lo sguardo dal cellulare, fissandolo con aria indifferente, per poi riabbassarlo.
Lo vedo di traverso alzare gli occhi al cielo.

A Strange GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora