Di fronte ai lavandini di uno squallido bagno scolastico

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-Quante calorie credi che contenga questa roba?- domanda Nicole, osservando dubbiosa il piatto di pasta da lei appena poggiato sul tavolo.

-Non pensi di starti fissando un po' troppo con questa storia del fisico? Sei già magrissima porca miseria!-

-Non si tratta del fisico Josephine! È una questione di salute; come credete sia possibile il mio non ammalarmi mai?-

Jusy mi guarda dubbiosa ed io faccio spallucce.

Parliamo a mozziconi del più e del meno, poiché in mensa è praticamente impossibile avere un discorso serio e costruttivo con qualcuno, considerando il baccano che vi regna.
I ragazzi della squadra sono seduti a pochi tavoli di distanza dal nostro e sia io, che Nicole che Josephine continuiamo a lanciargli occhiate furtive.

-È tipo la settimana volta che Anderson si gira a guardarti...- afferma la mia amica, giocherellando con l'elastico della sua lunga treccia.

-Lo so Jusy, ma allora perché non alza il culo per venire a parlarmi?!-

-Per lo stesso motivo per cui nemmeno tu l'hai fatto, amore della mia esistenza.- esclama Nicole, puntandomi un dito contro con fare accusatorio.

-Che poi, se magari ci raccontassi com'è andata tutta la storia saremmo anche più in grado di aiutarti, non credi?- conclude la ragazza, spostandosi un ciuffo rosso da davanti agli occhi con fare teatrale.

Sto per cedere all'ennessima provocazione lanciatami negli ultimi giorni dalle mie amiche, raccontando loro quanto sia accaduto quella sera che sembra ormai distante secoli, quando scorgo con la coda dell'occhio il Precisino alzarsi, dirigendosi presumibilmente verso il bagno. Non capisco per quale motivo si stia portando dietro tutto il borsone dedito alla divisa della squadra, ma sinceramente, ora come ora, la cosa m'interessa poco.

Forse è arrivato il momento di agire; sono praticamente tre giorni che nessuno dei due fa mezzo passetto verso l'altro e quest'ansia mi sta logorando il cervello. So che le persone normalmente non si fidanzano dopo un bacio (molteplici baci). Né lo vorrei, ma non posso credere che sia un evento come altri, come se in un attimo non si fosse sciolta una tensione che pareva aleggiare da mesi...
Devo prendere coraggio ed andare a parlargli.

Mi alzo dalla sedia, abbandonandovi lo zaino e dirigendomi verso il corridoio, seguita dagli sguardi perplessi delle mie amiche.
Mi apposto contro lo stipite, controllando che entri effettivamente nei servizi ed aspettando qualche secondo prima di varcarne a mia volta la porta.

Una volta dentro appoggio i gomiti sul lavandino, mettendo le mani sotto l'acqua tanto per fare qualcosa.
Mentre lascio che un brivido mi corra lungo la schiena non appena vengo a contatto con il gelido liquido, penso a con che tipo di conversazione potrei iniziare.

Non sono mai stata una persona timida, tantomeno con i ragazzi; eppure, in questo momento, non riesco proprio a trovare le parole giuste per affrontarlo.
Da una parte non credo nemmeno che prepararsi un discorso possa servire veramente a qualcosa; purtroppo mi basta vederlo, e guardarlo negli occhi, per perdere una qualsiasi forma della mia, già di per sé, inesistente razionalità.

D'un tratto, come evocato dal mio stesso pensiero, il ragazzo si palesa alle mie spalle, chiudendo dietro di se la porta sgangherata del gabinetto.
Alzo il capo solo dopo alcuni secondi, dando al mio respiro il tempo necessario per darsi una calmata; i nostri occhi s'incrociano attraverso lo specchio. Non può nulla contro il suo sguardo, non può essere indifferente.
Eppure Mr. precisino non spiccica una parola, mettendosi di fianco a me davanti al lavello ed aprendone i rubinetti.

-Ciao Rodrick...- borbotto, imbarazzata.

Nonostante senta il calore salirmi fino alle guance, non riesco a sopportare il fatto che ci sia questo silenzio teso fra di noi, interrotto soltanto dal lento scrosciare dell'acqua.

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