Altalene rivelatrici

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-Cos'hai?-

-Nulla-

-Lo sai che a me non puoi darla a bere-

-Non sto cercando di farti bere nulla. Sono ben consapevole di quanto tu poco regga l'alcol ed il tuo letto sembra già essere occupato...-

Sbuffo, infastidita dall'inutile battuta.

Vorrei domandargli come mai il "trauma" di Anderson, il quale, nonostante tutti i suoi innumerevoli difetti, si è beccato un pugno in faccia soltanto per difenderlo gli provochi un tale fastidio nella voce.
Alzo, invece, gli occhi al cielo, sconsolata dal suo comportamento infantile. Cercar di cavare qualcosa dalla bocca di questo ragazzo mi sta riuscendo molto più difficile del previsto.
Ed io che non vedevo l'ora di cacciare tutti dalla mia stanza, per poter finalmente sedermi alla batteria e dare fastidio ad Anderson con i miei meravigliosi grooves...

-Preferirei parlare con una ragazza isterica e con "le sue cose" piuttosto che con te, Elliot...-

-Posso affermare con certezza che tu, da ciclata, sei molto peggio di me in questo momento.-

-Ma per lo meno non sono isterica; semplicemente mi incazzo con tutti per qualunque cosa.-

-Bene, questo conferma soltanto la mia tesi, visto che io non sono minimamente incazzato.-

-Queso già lo sapevo. Tu sei totalmente distrutto.-

A queste mie parole il ragazzo si alza, allontanandosi dalla sedia a dondolo sulla quale l'ho obbligato a stendersi una volta usciti in giardino. Io, per tutta risposta, non compio il minimo movimento, rimanendo beatamente sdraiata sull'"altalena" accanto.

Lo osservo camminare avanti ed indietro sull'erba umida.

-Questa tortura finirà solo quando ti deciderai a spiegarmi come stanno veramente le cose.-

Mi osserva furioso, come se la colpa fosse esclusivamente mia, E potrebbe persino non avere tutti i torti. Ma è proprio per questo che sto investendo il mio tempo nel tentare di scoprire finalmente quali scheletri nasconda nell'armadio.

-E come pensi che stiano le cose, sentiamo?- mi domanda, con tono quasi sprezzante.

Rimurgino un attimo prima di alzarmi dalla sdraio e rispondere.

-Ti stai consumando come una candela, El...-

-Cosa te lo fa pensare?-

-I tuoi occhi. E la perenne sensazione che tu non sappia neanche dove ti trovi-

-Sono sicuro di essere nel giardino di casa tua.-

-Sai cosa intendo Robinson, lo sappiamo entrambi.-

Torna verso di me, lasciandosi cadere sulla sedia a dondolo e mettendosi le mani nei capelli.
Questa volta sono io a rimanere in piedi di fronte a lui, osservandolo attentamente mentre si smuove i ricci biondo miele.
Ed è proprio in quel momento che mi rendo conto, guardando con più attenzione la sua nuca, che una zona di questa sembra essere rimasta quasi totalmente pelata, come se qualcuno gli avesse strappato via un'intera ciocca di capelli.
Mi avvicino ulteriormente, tenendo gli occhi fissi sul punto in questione.

-Che ti è successo qui?- domando, toccandogli il buco con un dito.

Nonostante abbia cercato di essere il più delicata possibile, Robinson scansa la mia mano con fare fin troppo brusco.

-Stai diventando troppo invadente, Al...-

-Smetterò di esserlo soltanto quando avrai sputato il rospo. E per " rospo" intendo tutta la verità.-

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