Quella maledetta domenica sera

762 60 13
                                    

Giocherello con gli ultimi cereali rimasti sul fondo del bicchiere, osservando imperterrita Nicole, con aria stizzita ed, al contempo, interrogativa. Siamo in yogurteria da 45 minuti ed ognuna di noi ha già ben più che finito le rispettive ordinazioni. E, nonostante ciò, la mia rossa amica non si é ancora degnata di spiccicare una sola parola sull'argomento in questione, evitandoci con lo stesso impegno che ci metterebbero per pianificare l'omicidio. La situazione sembra essere ancora piú grave di quanto immaginassi...

-Togli quegli occhi a palla che ti ritrovi dalla mia faccia, Alexis.-

-Questo accadrà solo qualora vorrai deciderti a raccontarmi per filo e per segno quanto è successo fra te ed Elliot-

-Sai che non ti facevo proprio così pettegola?- mi punzecchia divertita, succhiando il fondo del suo frullato con la cannuccia.

-Sei perfettamente consapevole del  motivo di tanta insistenza-

-Ma scusami, da sola non ci arrivi? Abbiamo fatto sesso; una notte di divertimento e tanti saluti-

-A parte che non sei il tipo da una botta e via...-

-Ne sei davvero così sicura?-

-Non è di questo che voglio parlare, lo sai bene.-

La ragazza sbuffa rumorosamente, appoggiando violentemente il suo bicchiere ormai vuoto sul tavolo.

-Ti ha chiesto di uscire?- domando, tornando prontamente all'attacco. Mi merito di sapere e, soprattutto, di comprendere i casini che in pochi giorni sono capaci di combinare i miei amici...

-A quanto pare-

-E tu?-

-Ed io niente Alexis, mi avete altamente scocciata, entrambe.-

Detto questo si alza rumorosamente dal suo posto, afferrando zaino e giaccone ed uscendo dal locale, probabilmente per farsi una stizza.

-DOVE CAZZO VAI CHE SIAMO IN MACCHINA CON JOSE...-

-Al, potresti evitare di urlare?! Ci stanno guardando tutti ed ho un mal di testa da far paura...-

Mi volto verso Jusy, rammaricata. In tutto questo non abbiamo nemmeno accennato al motivo per cui anche lei, di solito così pacifica, abbia reagito tanto rabbiosamente.

-Vuoi parlarmene AMO?- cerco di stuzzicarla, avvicinandomi a lei.

Ma la ragazza si ritrae di scatto, incrociando le braccia al petto e gaurdando ovunque tranne che nella mia direzione.

-No, non è il momento. Nicole ha molto più bisogno di noi.-

-A me sembra che anche tu ...-

-Basta Al, veramente. Non mi va.-

Cerco di incorniciare il suo sguardo ma nulla; mi lascio andare anch'io contro la sedia, facendo un gran sospiro.
In confronto a questo, il mio teatrale cambiamento di stile passa decisamente in secondo piano.
Ed Anderson con esso...

-Vi porto a casa tua, sei l'unica in grado di calmarla. Io, in questo momento, necessito solamente di un bagno caldo.-

Raggiungiamo, così, la nostra amica, la quale obblighiamo a salire in macchina ed a recarsi nella mia umile dimora.
Josephine parcheggia bruscamente davanti ad essa e mentre Nic esce dall'auto imprecando furiosamente, io mi prendo un secondo per osservarla dallo specchietto retrovisore. I suoi occhi color miele sono famelici, rabbiosi, come mai prima d'ora. Eppure, tutto sembra essere avvolto da un sottilissimo, impercettibile velo di tristezza.
La saluto dolcemente, promettendole di chiamarla a missione conclusa e seguo la rossa dentro casa.
Ed è così che ci ritroviamo soltanto io e Nicole, faccia a faccia in camera mia. Ora non ha più alcuna scusa, dovrà raccontarmi tutto.

A Strange GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora