Le fasi della Mercedes

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-Hey Alexis, un passaggio?- mi strilla il ragazzo, sporgendosi da sopra il finestrino abbassato.

-Elliot, cosa ci fai tu qui?-

-Sono palesemente venuto a riprendere la mia migliore amica dopo il lavoro! Lo sai che non ti lascerei mai tornare a casa da sola con questo buio.-

Lo fisso stranita per un secondo; tutta questa gentilezza mi appare alquanto inusuale.
È vero, si tratta pur sempre del mio migliore amico, ma quei rapporti perfetti che si vedono nei film non hanno mai fatto troppo per noi.
Al contrario, ci siamo sempre scannati ogni qualvolta ne avessimo l'occasione.

-Veramente io starei aspettando una persona...- esclamo, afferrando il cellulare e verificando, per l'ennesima volta, se vi siano delle notifiche da parte del diretto interessato. 

-Oh Al, questo lo so. Ma è inutile che continui a sperarci: non verrà, te lo posso assicurare...-

Accenno una risatina, guardandolo stupita.

-Come sarebbe a dire che non verrà, non sai nemmeno di chi stia parlando!-

-Entra in macchina, qui fa freddo. Ti racconterò tutto, te lo giuro sulla mia vita- esclama, mettendosi una mano sul cuore.

Sbuffo per la sua pomposa teatralità ed afferro lo zaino, salendo dalla parte del passeggero.
Non solo modello e giocatore di football, ora anche attore ed indovino professionista...
Sbatto la portiera con forza e mi volto verso di lui.
Nulla.
Nulla di nulla.
Il ragazzo continua ad osservare con aria assorta il vetro davanti a sé.

Questo è davvero strano.
Le cose non vanno come dovrebbero andare, ovvero, come ogni volta che sbatto la portiera della sua preziosa Mercedes.
È praticamente un rituale, una nostra tradizione da quando lui ha preso la patente.
Ci sono tre fasi.
Fase 1: sbraiti furiosi.
Fase 2: borbottii sul perché ancora si ostini a portarmi in giro.
Fase 3: auto-lodi su quanto sia meraviglioso ed altruista sopportando tutto ciò.
Andiamo avanti da più di un anno così, esattamente dalla prima volta che sono salita sulla sua bella automobile ed ho inavvertitamente compiuto quel fatidico gesto.
Ormai erano una serie di azioni che facevamo soprattutto per ridere, ma, stasera, nessuno dei due sembra averne molta voglia.

-Come mai non mi hai ancora preso a male parole?- domando, alquanto stupita.

-Semplicemente non penso sia il momento più adatto per strillarti in faccia-

Detto questo mette in moto e parte a tutta velocità. Nel frattempo ricontrollo i messaggi per quella che deve essere la quindicesima volta in pochi minuti. Niente. Nemmeno una chiamata od un SMS.

-È inutile che ti ostini ad aspettarlo; te l'ho già spiegato come stanno le cose.-

Mi volto di scatto verso il ragazzo, guardandolo con aria sospettosa.

-Come fai a...-

- ...a sapere che saresti uscirà con Walker? Lo sappiamo tutti.-

-Tutti chi?-

-Tutta la squadra-

Lo fisso per un momento,  disorientata, per poi girarmi dall'altra parte e tornare a guardare fuori dal finestrino.

-Chi è a conoscenza del nostro semi-appuntamento m'interessa relativamente. Ciò che voglio capire, è come fai TU ad essere così sicuro di quello che dici. Chi mi assicura che il mio accompagnatore non mi stia aspettando proprio ora davanti al ristorante, maledicendo la mia persona per avergli dato buca? -

-Beh, il punto è che ci aveva già comunicato quali fossero le sue intenzioni...-

-Quindi vi ha avvisato!? Cosa gli è successo, come mai non mi ha scritto nemmeno un messaggio?-

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