Preparativi

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Faccio passare lentamente lo sguardo su tutto il mio corpo, nudo e riflesso nello specchio. Ho sempre avuto un rapporto piuttosto strano con esso.
Inizialmente non mi faceva ne' caldo, ne' freddo, successivamente, durante questi tristi anni in cui seguire la massa, per me, era all'ordine del giorno, mi sono quasi sentita in dovere di detestarlo, esattamente come tutte le ragazze sembrino sempre detestare il proprio.
Iniziai così a convincermi di avere anch'io un numero esagerato di difetti, di cose che non andavano in me, fino ad arrivare a credere quasi completamente a tutte quelle sciocchezze.
Poi sono cambiata, smettendo di reputare vere certe idee solo perché le più comuni tra i miei coetanei. Quindi, ora, semplicemente, lo ignoro. Ho troppe cose a cui pensare e sicuramente farmi pare sul mio fisico non rientra tra esse.

Mi asciugo i capelli a testa in giù, con il diffusore; è un procedimento che odio in quanto mi procura quasi sempre un dolore alla schiena non indifferente.
Rialzo la testa solo una volta finito, ritrovandomi davanti ad una massa di ricci degna di un leone. La tentazione di legarli subito in una coda è davvero forte, ma decido, per una volta, di assecondare mia madre, visto il caro prezzo che potrei dover pagare nel momento in cui non dovessi farlo. Mi avvolgo in un asciugamano e scendo al piano inferiore.
Trovo la donna nel suo studio, circondata da abiti, lustrini e pizzi di ogni genere.
Sono piuttosto spaventa.

-Tesoro, vedo con piacere che hai seguito il mio consiglio!-

-Più che un consiglio la definirei una minaccia.- preciso, lasciandomi cadere su una delle poltroncine di fronte alla scrivania: -Sai, non mi sembra che tu mi abbia lasciato molta scelta...-

-Sono i duri sacrifici che deve compiere una madre, mia cara- borbotta la donna, continuando a frugare distrattamente in alcuni scatoloni posti in un angolo della stanza.

Mi guardo intorno.
Un tempo questo era il luogo della casa che preferivo. Negli anni della mia infanzia era sempre inondato di luce, la quale proveniva dalle ampissime porte finestre che lo circondano lungo tutto il perimetro. Mia mamma mi faceva sempre disegnare sul pavimento, mentre lei, alla scrivania, si occupava della realizzazione di nuovi modelli. Passavamo i pomeriggi così. Poi i miei divennero famosi e questa usanza andò lentamente a farsi fottere. Ed ora questo meraviglioso studio è semplicemente usato come deposito, immerso nell'oscurità, perché gli abiti, con la luce, sbiadiscono.

-Allora, madre, quale tortura ha in programma per me stasera?-

-Ho selezionato alcuni modelli che ti potrebbero interessare.-

-Ad una condizione: niente tacchi. Non ci so camminare e mai vorrò essere in grado di saperlo fare-

In verità mettere un paio di quei trampoli mi farebbe sentire troppo simile e Melodie Principessa delle fate Wilson ed una tale condizione sarebbe perfettamente capace di  portarmi ad un esaurimento nervoso.

-Fortunatamente io, essendo tua madre e conoscendoti meglio di chiunque altro...-

Avrei da ridire su codesta affermazione, ma decido di non interromperla.

-...avevo già scelto alcuni completi che non necessitano obbligatoriamente l'uso dei tacchi, anche se sarebbe un bene che tu imparassi a portarli.-

Faccio roteare gli occhi e mi alzo in piedi, preparandomi alla sfacelo più totale di tutto quello che ho tentato di realizzare in due anni della mia vita.
Indosso un abitino nero e rosa, con corpetto stretto e gonna ampia, ma lo escludo a priori in quanto mi fa sembrare una di quelle bomboniere che le ragazzine di 8 anni danno in regalo alla fine delle loro stupide feste.
Mi rifila allora un tubino nero tutto strass e pagliette, strettissimo e con il quale prendere le ordinazioni sarebbe praticamente impossibile, visto che non mi consente di muovere un solo passo.

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