-Ti piace Anderson?-

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-Ti piace Anderson?!?!-

-No!

-Ed allora spiegami per quale oscuro motivo avresti dovuto sognare di baciarlo?!-

-Lo sai che, a volte, il subconscio gioca brutti scherzi...-

-Ma, se non ricordo male, sei sempre stata la prima ad affermare che i sogni spesso rappresentano la trasposizione di ciò che realmente desideriamo...-

-Smettila, che puoi saperne tu? Sei soltanto un riflesso di vetro!-

-Sì, ma sono il TUO riflesso ed il fatto che tu stia discutendo proprio con esso dovrebbe solo farti rendere conto di star definitivamente impazzendo...- esclamo, concludendo questa stupida conversazione con me stessa e lasciandomi cadere di peso sul letto.

Di solito intraprendere un dialogo davanti allo specchio mi aiuta a chiarirmi le idee; riesce, infatti, a farmi vedere in modo più oggettivo la situazione spesso complicata in cui mi trovo.
Eppure oggi questo metodo non sta affatto funzionando.
È mattina, tra mezz'ora dovrebbe passare prendermi Nicole per il nostro consueto pranzo domenicale ed io sono ancora in pigiama, mezza stordita e con mille complessi.
Ieri, dopo quel brusco risveglio, ho ignorato come meglio potevo le lamentele di Rodrick, svignandomela dalla porta sul retro non appena ho potuto.
Non avrei rischiato d'incrociare Damon per nessun motivo al mondo, considerando le terribili condizioni in cui mi trovavo.

-Alexis!! C'è la tua amica rossa, può entrare?- mi urla mia madre dal piano inferiore, interrompendo bruscamente questo mio lento  ed intorpidito flusso di pensieri.

A queste parole impallidisco, cominciando a spogliarmi; dimentico sempre che se Nicole non si presenta con un cospicuo anticipo non è contenta.
Infilo le mie spesse calze a pois e dei pantaloncini viola, ignorando il tempo minacciosamente scuro che intravedo fuori dalla finestra; scelgo, per il sopra, uno stretto maglione verde mela ed allaccio frettolosamente le mie scarpe gialle.
Lego i capelli in uno chignon e scendo le scale a tutta velocità.

-Alexis, ma che diavolo...?-

-Non ho tempo mamma, un altro ritardo e Nicole mi lascia a piedi. Piuttosto, hai visto il mio zaino?-

-All'ingres...-

-Grazie, a dopo, ciaooo- urlo, prima che possa dire una sola parola in più.

Salto sul sedile posteriore e mi permetto finalmente di respirare.

-Svegliata tardi, Alexis?- mi domanda la mia amica, mentre si sistema la frangetta rosso scuro controllandosi nello specchietto retrovisore.

-Non ho proprio dormito, a dire la verità-

-E cosa turbava la tua testolina bacata a tal punto di non farti chiudere occhio?-

Le racconto tutto, senza tralasciare alcun dettaglio. Il bello di avere amiche come Nicole e Josephine, la quale suppongo ci stia già aspettando nei pressi del nostro locale preferito, è che si può parlar loro di tutto, senza il timore che possano tradirti spiattellando i fatti tuoi in giro.
Una volta arrivate a destinazione troviamo la mia bionda amica già seduta ad un tavolo, intenta a scrutare il menù con molta attenzione.

-Ci devi fare una relazione su quelle piadine Jusy?- commenta ironicamente la rossa, accomodandosi sul divanetto accanto alla ragazza in questione.
Nonostante l'occhiataccia lanciatale, Nicole non sembra essere dell'umore adatto a cedermi il suo assai più comodo posto, dovendomi così accontentare di una scomoda sedia, sulla quale mi lascio cadere con uno sbuffo.

-Che c'è Al, ti vedo leggermente irritata.- esclama Jusy, rivolgendomi d'un tratto tutta la sua attenzione. 

-La nostra amica è nel pieno di una crisi esistenziale...- commenta l'altra, con quel perenne tono sarcastico che tanto la caratterizza.

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