"Normale" per una sera

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-Ma porca di una miseria ladra!!!- strillo a gran voce, totalmente incurante dei miei genitori al piano di sotto.

Si tratta del terzo outfit che cambio in meno di mezz'ora e, per una come me, abituata per anni agli abbinamenti più strani e bizzarri, creati senza pensarci troppo, stiamo parlando di una situazione del tutto anomala.

-Alexis, tesoro, che succede?-

-Fuori mamma, sul serio. Non venire a fare la santarellina dopo che per tutta la settimana ti sei comportata peggio di Hitler ai tempi d'oro.-

-Modera i toni, la tua maleducazione sembra non avere confini.-

E, detto questo, chiude la porta con un colpo secco; ma non ho nemmeno il tempo di lasciarmi andare ad un sonoro sbuffo che la riapre giusto un secondo dopo.

-E cambiati, sei ridicola vestita così.- 

"L'unica cosa giusta che ha detto negli ultimi giorni..." penso, frustrata.

Ecco perché ho sempre evitato di legarmi ad un ragazzo in particolare: sono talmente in ansia che non riesco nemmeno a decidere che caspita mettermi.

Spalanco nuovamente le ante del mio armadio, restandone a fissare il contenuto per interminabili minuti.

Forse dovrei smetterla di attribuire tutta questa importanza agli abiti, o per lo meno, a come appaio di fronte alla gente; la situazione mi sta decisamente sfuggendo di mano...

Di base vorrei restare dedita e conforme all stile "gotico-dark" che sto sperimentando ultimamente. Ma, negli abbinamenti che ho provato, non c'è nulla di accattivante, di attraente, che possa portarlo a trovarmi interessante. Mi sento solo noiosa con tutti questi colori scuri, probabilmente a causa dell'influenza della miriade di tinte differenti che ero, precedentemente, solita ad indossare.

Lego gli spaghetti lisci che mi ritrovo in una coda bassa, passandomi le mani sul viso, sudato per lo stress. Devo darmi una mossa, o non riuscirò nemmeno a farmi una doccia decente, altro che piastra...

Trascorro ancora qualche secondo a riflettere, faccio un gran respiro e prendo una decisione. Per una volta, oserò. Forse troppo. Ma oserò; qualsiasi cosa pur di non sentirmi così banale, così spenta. Esattamente com'è il mio umore in questo preciso momento...

Mi ritrovo davanti alla porta di casa un paio d'ore dopo, pronta, in ritardo e coperta da uno spesso giubbotto da capo a piedi, per evitare che mio padre possa fare qualcuno dei suoi soliti, spiacevoli, commenti. Che odio tutto questo patriarcato.

-Vado!- urlo dall'ingresso, senza curarmi di stare a sentire la loro risposta. Teoricamente mi sto recando al lavoro e non ho assolutamente voglia di starli a sentire; non sopporto questo loro non avere mezze misure: dal non esistere nemmeno allo starci perennemente con il fiato sul collo. Come se non bastassero Rodrick e le sue pozze glaciali ad incasinarmi l'esistenza...

RODRICK

Per l'ennesima volta in un'ora mi giro a guardare in direzione dell'ingresso di servizio del ristorante: sono proprio un coglione. Da maniaco del controllo, lucido in qualunque situazione, mi ritrovo ad essere una persona incapace di prendere una decisone e rispettarla, nonostante la palese correttezza e necessità di quest'ultima. Perché le ho chiesto di venire? Oltre ad alimentare a dismisura il suo ego, cosa già disastrosa di per se', è un'azione in totale contraddizione con il mio patetico discorso del "non vediamoci e sentiamoci più; non potresti mai comprendere il mio passato disastroso ed incasineresti solo tutto".

Come se non lo stesse facendo comunque...

E, nonostante odi con tutto me stesso il modo in cui mi fa sentire e sono consapevole di quanto dovrei starle distante, eccomi ancora qui, ad aspettare e sperare che si presenti. A sperare di poterla osservare nel suo modo esuberante di fare, di riuscire a notare ogni più piccolo dettaglio del suo viso e del suo corpo, come ho sempre, purtroppo, fatto.

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