-Non posso guardarti...-

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Esco dal bagno un po' frastornata, riponendo la gonna di questa mattina nello zaino. È ormai rovinata per sempre, avendola usata per pulirmi la bocca dopo aver riversato anche la mia anima nel cesso.
Con la faccia a chiazze, l'odiosa divisa di educazione fisica addosso ed il trucco sbavato mi guardo attorno nervosa, sperando con tutta me stessa di essere la sola nei paraggi.
Grazie al cielo qualsiasi persona che, a differenza mia, ha ancora uno stomaco funzionante, sembra trovarsi in mensa; per i corridoi non c'è anima viva.

Ho intenzione di saltare le ultime due ore e di darmela a gambe di nascosto, così da filare dritta a casa e nascondermi sotto le coperte per sempre. Non sono né fisicamente né psicologicamente in grado di affrontare due ore di corsa e di piegamenti che non mirano ad altro se non farci perdere anche la poca sanità mentale rimastici.
Tanto mio fratello sarà come al solito in giro a farsi i fatti suoi ed a fingere che io non esista, così non dovrò dare spiegazioni a nessuno.

Peccato che, nel tenere la testa bassa per non essere vista in queste tremende condizioni, vada a sbattere contro qualcuno, facendo indietreggiare la suddetta persona quel tanto che basterebbe per riconoscermi. Mormoro, senza neanche alzare lo sguardo, delle scuse affrettate e mi allontano frettolosamente in direzione del mio armadietto; ma una voce fin troppo familiare mi fa fermare di botto.

-Hey bellezza, non ti ho mai vista prima. Sei per caso nuova da queste parti?-

A queste parole realizzo tutto d'un tratto che c'è effettivamente qualcosa che non va. 

Mi tasto molto lentamente i capelli, accorgendomi di averli, nella fretta di scappare, lasciati sciolti. Nessuno mi vede con i miei ricci naturali da davvero molto tempo, quindi capisco che da dietro il mio interlocutore possa non avermi riconosciuta. Mi giro lentamente a guardarlo, nonostante sappia già perfettamente di chi si tratti. Questo strabuzza gli occhi, osservandomi per un attimo con uno sguardo misto tra meraviglia ed incredulità.
Ma subito dopo il ragazzo si volta di scatto, allontanandosi dalla parte opposta.

-Elliot! Fermati per favore.- gli urlo, rincorrendolo.

-Perché dovrei Alexis? Mi sembra che tu sia già stata fin troppo eloquente nei miei confronti.-

-Ti prego, parliamone. Ti voglio troppo bene per sopportare l'idea di essere odiata da te in questa maniera.-

Ma il ragazzo non si gira, anzi, aumenta ancor di più il passo, cominciando quasi a correre. 

-El, ti imploro...- esclamo, quasi supplicandolo.

-Possiamo chiarire, ne abbiamo passate così tante. Basta che tu mi dai la possibilità di spiegare.-

Niente. Il biondo continua a svoltare per i corridoi, ignorandomi come si fa con una fastidiosa mosca di poca importanza.

-El, te lo chiedo per favore...-

Non c'è verso. Non mi considera, mi tratta come se fossi invisibile. Non posso sopportarlo, sembra davvero di star tornando indietro nel tempo. NON. SONO. UN. CAZZO. DI. FANTASMA! 

-ELLIOT, GUARDAMI!- gli urlo, esasperata e con gli occhi lucidi, tirandolo per un braccio dopo averlo raggiunto.

Al cambio di tono si ferma, voltando con furia il capo verso di me. Ci fissiamo per un secondo e, forse per il trucco sbavato, forse per le lacrime che stanno iniziando a rotolare sulle mie guance o forse semplicemente per il fatto che, in fondo, si ricorda ancora della nostra amicizia, sembra quasi che la sua espressione si addolcisca un po'.

Afferra la mia mano, trascinandomi dentro la prima aula vuota. 
Si siede su un banco e mi fissa con un'espressione vuota negli occhi. Evidentemente si aspetta che inizi io a parlare. 

A Strange GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora