Mi chiudo la porta alle spalle e, come fossi un'automa, salgo fino al secondo piano, rintanandomi nel piccolo nido sicuro della mia stanza.
Non piango, in quanto non sento nemmeno lontanamente la necessità di farlo.
Respiro, invece, molto lentamente, sedendomi sul letto con le mani intrecciate in grembo.
Aspetto alcuni istanti prima di lasciarmi sprofondare con calma nel materasso, portando le mani dietro la nuca e fissando il soffitto.
I secondi passano, lenti ma inesorabili; ne sento il sommesso ticchettio riempirmi il cervello.Inspiro.
Espiro.
Inspiro.
Espiro.
Inspiro...
E poi esplodo.
Lancio i cuscini contro la parete Tiffany, con forza. Mi alzo di scatto dal letto, disfandone furiosa le coperte per poi dirigermi verso la batteria, prendendovi le bacchette appoggiate sopra. Picchio sui piatti, senza un motivo preciso, soltanto per fare casino e tentare di sopprimere già in partenza un qualsiasi possibile pensiero riguardo quanto appena successo.
Mi siedo al kit e continuo a "suonare" senza fermarmi un secondo, andando a velocità mai raggiunte prima. Non c'è senso nei suoni che produco, non c'è una logica, non c'è una melodia. Si tratta di puro e semplice caos.
Non appena mi stufo lancio le bacchette per aria, probabilmente spezzandole; vado verso l'armadio, spalancandone le ante.
Scruto il contenuto conservatovi per qualche attimo, sudata ed ansimante.Non tento di calmarmi, nemmeno per un momento. Non penso a nulla e basta.
È banale, è tremendamente banale ciò che sto per dire. Ma ormai non mi interessa più mostrarmi come la ragazza strana, originale, distante dal resto della massa...
Perché sento d'avere la testa vuota ed il cuore colmo di rabbia.Prendo i vestiti uno ad uno, gettandoli sul pavimento piena di rancore. Li osservo con aria schifata, come se non fossi stata io stessa a comprarli ed indossarli.
Non faccio loro nulla, uscendo invece dalla camera a passo serrato e saltando uno ad uno i gradini delle scale che conducono al piano inferiore. Entro nello studio-magazzino di mia madre, approfittando del fatto di essere in casa da sola e di poter fare quel cavolo che mi pare.
Frugo ovunque, mettendo a soqquadro il contenuto di ognuno degli scatoloni. Ha sempre voluto che indossassi qualcuno dei suoi cazzo di capolavori da passerella; forse è finalmente arrivato il momento di accontentarla, no?Racimolo il materiale e corro in bagno, dove mi svesto senza mai incrociare il mio sguardo riflesso nell'enorme specchio a parete. Trascorro il pomeriggio così, vestendomi e svestendomi per ore, con furia, quasi rischiando di strappare i delicati vestitini della mia mammina.
Per tutto il tempo mantengo la la cassa a volume altissimo, lasciando che i miei vicini suonino per interi minuti al campanello dell'ingresso, infastiditi, probabilmente, dal casino che la mia STUPENDA musica sta provocando.Faccio in modo che nella casa torni a regnare il silenzio più totale soltanto quando scorgo dalla finestra la macchina dei miei genitori parcheggiare davanti al vialetto, di ritorno dall'ennesima seduta psicologica-familiare avuta con il medico personale di mio fratello.
Raccolgo i miei nuovi tesori e rientro in camera, senza avere la minima intenzione di uscirvi fino a domani mattina; non sono assolutamente dell'umore giusto per sorbirmi l'ennesima descrizione dei miglioramenti comportamentali effettuati da Brandon negli ultimi tempi.Lascio cadere gli abiti sul letto sfatto con gelida soddisfazione.
Giro per la stanza, un po' spaesata, pensando alla prossima mossa.
Il mio sguardo ricade, inevitabilmente sullo specchio da trucco che ho sistemato sullo scrittoio, nell'angolo opposto alla batteria. Mi siedo, osservando critica i ricci crespi e scomposti che mi ricadono sulle spalle. Estraggo la piastra dal cassetto, dimenticata lì una volta trascorso il primo anno di superiori ed aspetto che si scaldi.
Soltanto quanto mi ritrovo con questa in mano, i capelli divisi in migliaia di ciocche ed il viso a chiazze per la stanchezza concedo a tutte quelle riflessioni tenute in gabbia nelle ultime ore di fluire liberamente.
Ogni frase materializzatasi nel cervello colpisce un punto diverso del mio essere, lacerandolo ogni volta un po' di più.
Cerco d'ignorare con tutte le mie forze questo dolore così strano, così profondo, così indefinito; è come se migliaia di spine fossero conficcate in ogni singola parte del mio corpo, facendo urlare quest'ultimo di disperazione. Eppure, allo stesso tempo, sono ben consapevole del fatto che non si tratta di una sofferenza fisica, ma bensì di qualcosa di più intrinseco, connesso con i pensieri, con i ricordi...Alla fine di questa bella storia, alla quale è stato finalmente messo un decisivo punto, sono risultata essere nuovamente io quella sbagliata, quella che non sarebbe mai riuscita a capire. Quella povera ingenua che sono la quale, nonostante le mazzate sui denti già prese diverse volte, ancora continua ad illudersi.
Come al solito mostrare i miei reali sentimenti, senza filtri, senza mai tenermi la verità soltanto per me si è rivelata l'azione più sbagliata che potessi compiere.Con poche, fredde parole quel ragazzo è riuscito a farmi più a pezzi di quanto avrei mai creduto possibile. E ciò che più mi irrita è il fatto che avrei dovuto capirlo fin dall'inizio come si sarebbero concluse le cose.
Quello stronzo d'un precisino non ha fatto altro altro che ferirmi e trattarmi come fossi l'essere più spregevole sulla faccia della terra, sin dal primo istante in cui i suoi occhi glaciali hanno incrociato i miei durante quella dannata festa alla quale non avrei mai dovuto partecipare. E, nonostante tutto lo schifo che è stato in grado di combinarmi, non riesco a dargli completamente torto.Mi odiava. E qualsiasi tipo di sentimento diverso dall'odio non poteva far altro che destabilizzarci entrambi. Detestava, e detesta, il mio modo di essere, o, perlomeno, il modo in cui volevo apparire agli occhi degli altri.
Sono voluta cambiare, anni fa, per non dover mai più temere il confronto altrui.Per poter essere, finalmente, qualcuno.
Eppure l'unica persona per la quale ora sarei DAVVERO voluta essere qualcuno ha distrutto ogni mia certezza.
-Alexis Delany- sussurro tra me e me, scrutandomi nello specchio che mi sta davanti.
Queste due parole, per me, non vogliono dire nulla. Sono soltanto un suono indistinto, senza una valenza di significato.
Chi è Alexis Delany? L'ex ragazza invisibile, diventata per necessità la stramba della scuola sempre pronta a mostrarsi maniacalmente alternativa rispetto agli altri, avrei risposto fino a ieri.
Ma sarà davvero così?
Sarà davvero questo quello che sono?
Oppure si tratta di una mia stessa immagine ormai talmente necessaria da non volermici staccare.
Perchè solo tramite questo assurdo ruolo autoaffibiatomi sono stata riconosciuta, solo grazie ad esso ho ottenuto un' identità inconfondibile.
Solo estraniandomi dai miei coetanei.
Aveva decisamente ragione Anderson: devo proprio essere la persona più patetica che esista.
Spazzolo un'ultima volta i miei capelli, diventati ormai liscissimi e molto più piatti.
Mi contemplo da varie angolazioni, abbastanza soddisfatta.Voglio cambiare, non necessariamente per trovare me stessa, in quanto ho il fondamentale terrore di scoprire che la mia vera identità non sia altro che l'invisibile Alexis quindicenne, insicura ed inesistente.
Voglio soltanto scrollarmi di dosso l'assurda reputazione che mi sono creata e che ha fatto allontanare da me il ragazzo di cui, con ogni probabilità, mi sono innamorata.
Voglio cancellare questo passato fin troppo doloroso, voglio che tutti si ricredano, specialmente Rodrick. Voglio potermi gettare a capofitto nella superficialità che caratterizza la nostra società, la quale etichetta le persone soltanto in base a come si mostrano agli altri.
Ormai sono caduta in questa trappola, ed è ora che ci sprofondi fino in fondo piuttosto che continuare ad aggrapparmi a tentativi di ribaltare il sistema che non esistono.
Sono stanca dell'anticonformismo, sono stanca di lottare inutilmente per concezioni delle quali sono stata la prima ad autoconviceermi.
Mi sono stancata di perdere su tutti i fronti.Questa volta voglio ottenere la mia tanto agognata vittoria. A mali estremi, estremi rimedi.
Buonasera a tutti!
Come state? Spero meglio di me, visto che sono un po' dell'umore della nostra Alexis. Questo capitolo è un punto di svolta parecchio importante. Cosa credete che abbia intenzione di fare Alexis. E, soprattutto, cosa ne pensate del suo ragionamento? Voi cosa fareste al suo posto. Scusate le tante domande ma sono davvero curiosa. Spero tanto che il capitolo vi piaccia, ci ho lavorato molto. A prestissimo e, BUON HALLOWEEN! Cosa avete in programma di fare fra due giorni???
Aurora🎈
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A Strange Girl
Teen Fiction"Alexis Delany, tu sei senza dubbio la ragazza più strana che abbia mai conosciuto" Chiunque pronunci questa frase ha, secondo Alexis stessa, incredibilmente ragione. Lei è, infatti, la prima a definirsi in tale maniera ed il suo unico scopo è far i...