La partita

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-Io ti giuro Nic che la sua meravigliosa vita da principessa giungerà molto presto al termine...-

-Lo sai che, se si tratta di uccidere, io sono sempre pronta, vero?-

-Lo terrò presente.- borbotto, infilandomi in bocca una manciata di patatine.

Mi sono lasciata trascinare da Nicole a vedere questa stupidissima partita, conclusione idilliaca di una giornata da dimenticare.
Appena scoperto della pubblicazione del video non sono riuscita a pensare ad altro, beccandomi persino un 5.5 nella mia materia preferita, filosofia; pensavo infatti di colmare la mia scarsa preparazione con l'incredibile abilità oratoria che possiedo fin dall'alba dei tempi. Ma ero decisamente troppo concentrata su altro per formulare un discorso di senso compiuto durante l'interrogazione...

In più, sono alquanto preoccupata per Walker, in quanto immagino che, a causa di questo montaggio del cavolo, sia stato anche lui bersaglio di occhiate e risatine per tutto il giorno. E, purtroppo, sono fin troppo consapevole di quanto certe situazioni possano farlo soffrire.
È, quindi, soprattutto per questo che mi sono fatta facilmente convincere dalla mia amica a non andare ad ingozzarmi di patatine a casa di Josephine: voglio assicurarmi che il pelato non si faccia vincere dalle emozioni. Per questo ho deciso di comprarmi da mangiare qui, in un estremo, ma inutile, tentativo di consolazione.

Le cheerleader entrano in campo, capitanate dalla smorfiosetta responsabile di tutto questo disastro. 

-Ma quanto può essere stereotipata?-  domando alla mia amica, spazzandomi via le briciole dalle gambe. Peccato che, anche passati alcuni secondi, non ottenga alcuna risposta.

-Nicooole?! Ma sei viva o cosa?- le faccio, sventolandole la fasciatura davanti agli occhi.

Finalmente la ragazza sembra riprendersi, sbattendo le lunghe ciglia e puntando i suoi occhi azzurri sui miei.

-Che succede, stress della mia esistenza? -

-Ma che hai ultimamente?- le chiedo, fissandola intensamente.

-Nulla, cosa dovrei avere?-

-Sei sempre così distratta...-

-Mi distraggo per non sentire le costanti stronzate che escono dalla tua bocca.- esclama, guardandomi divertita.

Alzo gli occhi al cielo, accartocciando il sacchetto vuoto e mirando verso il campo, con l'intento di lanciarlo dagli spalti dritto sulla testa di Melodie, la quale sta pronunciando il suo solito discorsetto in veste di rappresentante d'istituto.
Una volta conclusasi la ridicola esibizione delle ragazze pon-pon i giocatori entrano in campo, acclamati con furore dai tifosi. Batto anch'io forte le mani nel momento in cui Elliot ed Austin escono fuori dagli spogliatoi, riuscendo ad incrociare i loro sguardi da sotto le visiere e facendo loro l'occhiolino. 
Per mia somma disgrazia anche Anderson si accorge della mia presenza, regalandomi così una delle sue solite occhiatacce. 

Semplicemente lo ignoro.

Di football ci capisco poco e niente.
Ricordo che da piccola mio fratello tentò, quando ancora sembrava mostrare un minimo d'interesse nei miei confronti, d'insegnarmi qualche mossa, ma con scarsissimi risultati; caddi dopo soli due minuti, slogandomi una caviglia.
Da quel momento in poi mi sono limitata ad andare ogni tanto a vedere Elliot, durante quel fatidico primo anno. Evento mai più ripetutosi in seguito.
Almeno, fino ad oggi...

La partita comincia e le cose sembrano procedere bene fin dal primo attimo; i nostri riescono a passare in vantaggio apparentemente senza sforzo.
Per quel poco che conta il mio parere, credo formino davvero un bella squadra, unita ed organizzata.
All'inizio del terzo match il gioco mi prende talmente tanto che, quando Nicole mi propone di avvicinarci ulteriormente al campo, non me lo faccio ripetere due volte.
Ci sediamo sull'asfalto, ancora umido a causa del temporale di stamattina, ritrovandoci, così, sia a pochi metri di distanza dal campo ma anche vicinissime alla panchina riservata alla squadra delle cheerleader.
Incrocio un paio di volte gli sguardi divertiti della signorina Wilson, ma decido di non reagire per il bene superiore.

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