-Ed a te importa, Alexis?-

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Mi giro verso il ragazzo, osservandolo in tralice; tiene gli occhi incollati sulla strada, tamburellando impazientemente le dita sul volante.
Alzo gli occhi al cielo con uno sbuffo, tornando a fissare distrattamente lo schermo del mio cellulare.
La musica continua a diffondersi dagli altoparlanti, colmando il probabile silenzio che aleggerebbe nell'auto senza di essa; grazie al cielo io e Mr Precisino sembriamo avere, se non altro, gusti musicali molto simili.
È da quando mi sono decisa a seguirlo nella sua macchina che non mi degna di uno sguardo; nemmeno una piccola, fredda occhiataccia.
Il che è davvero strano, considerando le molteplici e sarcastiche provocazioni che gli ho lanciato, nel tentativo di smuoverlo dal suo torpore colmo di finta indifferenza.
Ma nessuna di esse pare aver colto nel segno, risultato davvero insolito in quanto, quando si parla di rompere le scatole alla gente, mi sono sempre ritenuta praticamente imbattibile.
Torno ad osservarlo ancora una volta, subito dopo avergli rivolto l'ennesima frecciatina, riguardante, in questo caso, la sua incredibile loquacità. Ma non ottengo nient'altro che un mugugno tra l'irritato ed il divertito.
Questa situazione mi sta facendo uscire di testa; non vedo l'ora di dargli la buonanotte e rintanarmi sotto le coperte, cercando di dimenticare quegli occhi ed il loro assurdo modo di scrutarmi.
Arriviamo nei pressi della mia abitazione dopo soli dieci minuti di auto; il ragazzo accosta maldestramente davanti al giardino ed io faccio per raccogliere la mia roba.

-Ho una proposta- esordisce tutto d'un tratto, senza staccare lo sguardo dal parabrezza; è talmente concentrato su di esso che sembra quasi ci stiano trasmettendo un film su quel vetro.

-Sentiamo- esclamo, fermando di botto la musica ed incrociando le braccia al petto.

Tra noi persevera il silenzio ancora per qualche secondo, prima che il ragazzo si decida a spiccicar parola.

-C'é un posto che vorrei farti vedere...-

Mi volto a fissarlo di scatto, estremamente stupita.

-Adesso?-

-Sì, adesso...-

-E perché?-

-Non lo so, non c'è un vero perché. Voglio fartelo vedere e basta!-

Lo osservo, scettica.

-Sei sicuro di non essere anche tu ubriaco come i tuoi amichetti?-

Finalmente Anderson sembra decidersi a rivolgermi tutta la sua preziosissima attenzione, voltando di scatto la testa e lanciandomi un'occhiata gelida.

-Sono astemio, dovresti averlo capito nonostante il tuo perenne concentrarti soltanto su te stessa.- risponde, con incredibile serietà.

Alzo gli occhi al cielo, stufa di questo suo stupido modo di comportarsi e di tutti i giochetti mentali che è solito a mettere in atto.

-Ok, chiedo umilmente perdono. Visto e considerato che sembra ti stia soltanto dando fastidio, penso sia meglio concludere qui la serata, prima che uno dei due tenti di sbranare l'altro per l'esasperazione.-

Apro, così, la portiera del suo bestione, scendendovi con lo zaino sulle spalle ed il cuore martellante nel petto.

Poiché il ragazzo non sembra voler minimamente obiettare la mia decisione, mi avvio moderatamente sconsolata verso l'uscio di casa, frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi.
Sto per infilare le suddette nella toppa, quando vedo il Precisino abbassare il finestrino, sporgendovisi per parlarmi.

-Hai ragione, va bene?! Ti basta che lo ammetta a parole o devo prostrarmi ai tuoi piedi ed adorarti per l'eternità? Per una volta sono davvero convinto che tu abbia razionalmente ragione. Ma credo di essere altrettanto certo che, se tu ora non venissi con me, ce ne pentiremmo entrambi...-

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