Ho il cuore che batte forte e la testa sotto sopra. Lo so che, quel lamento, proveniva da Austin ma, dove? Ho un idea. Compongo il suo numero e come previsto, la suoneria del suo cellulare, riecheggia nell'aria. Seguo quel suono e ad ogni passo che mi avvicina a lui, mi manca l'aria. Quando lo vedo, poso le mano sulla bocca e il mio fiato si blocca per qualche secondo. Lui è lì. Appoggiato ad un albero con una faccia che trasuda dolore ed una smorfia sulle labbra, una mano sul labbro ferito e l'altra premuta sul fianco sinistro. Corro verso di lui e mi inginocchio con le lacrime che rigano di già il mio viso. Appena poso la mano sulla sua guancia, il suo corpo, reagisce d'impulso e la scaccia via.
《Amore, che hai fatto?》, dico guardando la sua ferita che sporca di sangue la maglietta.
《Che te ne importa? Sono solo un rimpiazzo per te! Tutti questi anni e tu, pensi ancora a lui... io per te non conto un cazzo!》, grida con gli occhi rossi. Ricaccio un'attimo le lacrime e mi concentro sull'odore che emana. Alcool. 《H-hai bevuto?》, gli chiedo. Austin non è tipo da fare queste ragazzate ma, immagino che fosse così deluso da me, da consolarsi bevendo, proprio come faceva Damon: ora, non lo so!
《Mi sento usato, uno stupido pazzo che ha creduto di potertelo far dimenticare ma, scommetto che anche quando facevamo l'amore pensavi a lui, no? Sono un perfetto idiota... mi sono innamorato di una ragazza che, non prova il nulla assoluto per me! Però, non avrei mai detto che tu fossi capace di farmi questo sotto il mio stesso tetto... mi hai tradito come una puttana!》, sputa acido. Io mi immobilizzo, ferita da queste brutte parole, pronunciate così male poiché uscita dalla sua bocca. Non anche Austin.
《Austin... sei ubriaco, ti prego! Entriamo in casa...》, dico cercando di non farmi pesare più di tanto le sue parole che sono arrivate dritte al mio cuore come un pugnale.
《Voglio marcire qui! Così tu potrai vivere felice con quello e non dovrai più sopportarmi...》, sussurra.
《Austin... b-basta... hai bevuto tanto e... mi fa male quello che dici...》, confesso facendo cadere le mie lacrime sull'erbetta appena spuntata. 《E sai quanto mi ferisci tu ogni giorno da quando è rientrato nella tua vita e quella di Jonah? Sai come ci si sente? Io sto una merda, ecco come sto...》, grida puntando i suoi occhi iniettati di sangue nei miei.
《A-andiamo dentro, ti prego... non è né ora, né il momento adatto...》, sussurro.
《E quando sarà il momento, eh? Quando mi lascerai? Oppure quando mi dirai che non mi ami più?》
《Io ti amo tantissimo...》, lo contraddico.
《Tutte bugie! Tutta una fottuta menzogna!》, continua a gridare, facendosi sfuggire un lamento. Cerca sia alzarsi in piedi e quando provo ad aiutarlo, lui mi scansa e si incammina lentamente e quasi zoppicando, verso l'interno della casa. Io lo seguo con la testa bassa fino alla nostra camera. Per essere ubriaco, ha abbastanza le idee chiare: forse lo regge bene più di quanto credo!
Si toglie la maglietta e si butta a peso morto sul letto, con il viso rivolto al soffitto. La sua ferita è aperta e profonda come credevo ma, non riesco proprio ad immaginare come se la sua procurata. Provo a sfiorargli la parte dolente ma, lui sia allontana di poco per farmi capire di non toccarlo. Questo mi ferisce. È un piccolo e innoquo gesto ma, non posso che restarci male perché qui, non parliamo di Damon ma, di Austin... del mio Austin.
《Fatti curare, ti prego...》, lo supplico. Vedo il suo pomo d'Adamo salire e scendere e gli occhi, sbarrarsi. Annuisce piano. Prendo un panno e lo immergo nell'acqua che scorre dal rubinetto. Prendo anche del disinfettante e del cotone. Lo raggiungo più velocemente possibile e inizio a pulire le ferite sul suo addome. Il suo viso è contratto quindi capisco che, non sta ancora dormendo. Passo debolmente il cotone zuppo di disinfettante e poi, asciugo la ferita che, traspare essere un enorme graffio. Cerca di coprirsi rapidamente ma, intercetto la sua mano e la blocco. Mi avvicino a lui e gli lascio qualche casto bacio sulla ferita. Mi sollevo su di lui e gli baciole labbra ferite. Apre gli occhi e lascia scappare una lacrime.
《Se non ti avessi amato, non me ne sarebbe importato di te, non mi sarei mai sognato di darti il mio "ti amo", non starei con te e non sarei mai venuta da te quando ne avevo più bisogno... ti prego, non dubitare del mio amore! Il fatto che tengo ancora a lui, non significa nulla: ho scelto te, sto con te e non ho intenzione di lasciarti! Ti amo, Austin... credimi...》, lo prego. Austin è stata la mia ancora ed ho molte cose di cui ringraziarlo: per avermi amata, accolta senza pregiudizi,per essersi preso cura di me... di noi, devo ringraziarlo per esserci sempre nonostante tutto. Sarà per questo che lo amo. Perché è Austin, semplicemente Austin. Annuisce piano.
《S-scusami, amore mio... i-io, non so che mi è preso! H-ho bevuto e non so nemmeno c-cosa mi abbia spinto a farlo... credo di a-aver avuto paura di perderti... tu s-sei tutta la mia vita, capisci? I-io non voglio condividerti con nessuno...》, dice balbettante ancora sotto il leggero effetto dell'alcool.
Gli accarezzo la guancia e lo bacio ancora una volta, non sapendo come spiegare il mio comportamento.
《Scusami. Scusami. Scusami.》, dico ripetutamente sulle sue labbra.
《Ti amo troppo per non perdonarti...》, dice accarezznadomi con un dito che percorre ik mio viso.
《Ti amo anche io... non farmi più preoccupare così, okay?》
Accenna un sì con il capo e circonda con un braccio la mia vita e in poco tempo, mi trovo stretta a lui. Sorrido.
《Vuoi fare una doccia?》, domando.
《È una buona idea... vieni a farla con me?》
《Certo, non pensare di liberarti così facilmente di me...》, dico ridacchiando.
《Puoi anche legarmi a te con della colla se proprio ci tieni ma, ti assicuro che io non scappo...》, ricambia il sarcasmo lui.
《Non voglio scappare... non da te...》
Voglio scappare è vero ma, non da lui ma da me stessa. Mi spaventa cosa sia in grado di provare. Mi spaventa il modo con cui rifiuto i sentimenti che appartengo ad una persona è che, prima di Austin, hanno piantato le radici nell' angolo più profondo e buon del mio cuore. Voglio scappare si, da loro, da questi sentimenti. Voglio scappare sì, da Damon.
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Il sole sbatte pesantemente sul mio corpo che, piano piano rischia di prendere fuoco, anche perché è avvolto da un groviglio di coperte. Apro gli occhi in due fessure, cercando Austin ma, non lo trovo. Oggi è domenica quindi, non è andato a lavoro ma, di solito lui approfitta di questo giorno per riposare un po' di più... possibile che sia già sveglio? Scosto le coperte da me e, aprendo lo schermo del telefono, mi accorgo di un messaggio di Trevor, uno da Cody e anche che, sono già le undici della mattina. Ma quanto cavolo ho dormito? Forse qualcuno mo ha dato un sonnifero e non me ne sono accorta...
Decido di rispondere ad entrambi i messaggi più tardi e mi decido a fare una doccia fredda per scacciare via il sudore di cui, la mia schiena, è imperlata. Successivamente indosso un pantaloncino, non visibile poiché coperto, da una lunga maglietta di Austin. Mentre scendo le scale, un odore di crepes, mi riempie le narici. Corro giù felice e più in fretta che posso, saltellando felice come una bambina fino alla cucina. Austin sta preparando le crepes a torso nudo e con indosso solo i boxer. Non mi ha vista e, normalmente, continua a spalmare la nutella sulla crepes e spesso, ne prende un po' con il dito per poi portarlo alla bocca. Ora che lo vedo bene, anche per questi piccoli gesti, sembra ancora più sexy. Approfittando della sua concentrazione, lo raggiungo e cingo il suo bacino con le mie esili braccia. Mi alzo in punta di piedi e all'orecchio, gli sussurro: 《Credo di aver visto un ragazzo incredibilmente sexy, me lo presenti?》, dico con voce bassa e più sensuale possibile.
Si gira di scatto con un ghigno sulle labbra e sfiora a malapena le mie per poi ritrarsi, quasi a farsi desiderare.
《Non hai un fidanzato geloso?》, chiede sorridendo. Incrocio le mani dietro il suo collo mentre, le sue, sono impegnate a stringere i miei fianchi o a spingere la mia schiena contro di lui.
《Ho un fidanzatoestremamente geloso ma, sono sicuro che lui non lo verrà a sapere se ti bacio...》
《Mi vuoi baciare? Allora sei proprio una brava bambina...》, dice con un riso che compare sulle sue labbra. Non faccio in tempo a dire altro che, le ritrovo sulle mie, più passionali del solito che divorano le mie come se volesse rivendicarle.
《Hai un buon sapore...》, dico sentendo il sapere dolce della nutella, nitido nella mia bocca. 《Non voglio smettere mai più di baciarti...》, dice rimettendo le labbra dove si trovavano pochi secondi fa. Indietreggio fino a toccare la penisola. Lui mi prende per le cosce e mi ci fa sedere sopra. Poggia entrambe le mani sulle mie guancie premendo ancora di più la mia bocca con la sua. 《Ei, tutto bene?》, dico prendendo fiato. I nostri respiri sono sincronizzati e si mischiano.
《Scusami è che io... ti sentivo distante, come se avessi il bisogno di sentiti ancora mia, capisci?》
Annuisco e poso le mani sul suo petto.
《Sono ancora tua, credimi...》
《E poi, oggi abbiamo casa libera...》, dice maliziosamente.
《Ah, davvero? Ti sei liberato di Damon e di mio figlio?》, dico ridendo.
《Non proprio... Lui ha detto che voleva portarlo allo stadio e, io ho pensato che fosse una buona idea: ho sbagliato?》, dice timoroso.
《No... anzi, sono contenta che lui e Damon passino del tempo insieme, da soli ma... potevate almeno chiamarmi no? Così avrei salutato Jonah e, gli avrei dato uno zainetto dove mettere non so, una bottiglietta d'acqua, una meridina e magari un giubbino in caso facesse freddo. Oppure...》
Lui posa un dito sulle labbra per zittirmi e poi, mi abbraccia.
《Ho fatto tutto io. Ho preso lo zainetto dell'asilo e ho infilato dentro tutto quello che hai detto e in più, l'ho costretto ad indossare anche un maglioncino in caso facesse freddo... ti saluta, ha detto che ti vuole bene e ti manda un bacino!》, dice per rassicurarmi.
Sospiro. 《Sei più bravo di me...》, dico con il broncio.
《Non credo... tu sei una mamma fantastica, bellissima, intelligente... Ho già detto bellissima?》
Sorrido e lui fa lo stesso. Lo bacio ancora.
《Adesso mi fai andare dal mio amore?...》
《Quale amore?》, chiede offeso.
《Le crepes, no? Sono il mio amore...》, rido vedendo la sua faccia. Scendo dalla penisola e lo sorpasso di poco. 《Per il tuo bene, ti lascio andare...》, dice dandomi una pacca sul gluteo.
《Grazie, papà...》, rido ancora.
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Indosso il mio abito migliore, per una cena che, Austin ha definito "speciale". È da tanto che, io e lui, non trascorriamo una giornata così normale, solo noi due. Abbiamo fatto cose sciocche e se qualcuno ci avesse visti, ci avrebbe scambiato per due ragazzi ai primi tempi della loro storia d'amore a guardare un film abbracciati sul divano, a tirarci pop corn e a ridere, proprio come ai primi tempi, quando ancora Jonah non era nato. La serata quindi, si conclude in gran bellezza, con una cena, in u ristorante sul lago.
《Amore, sei pronta?》, mi grida Austin dal salotto. 《Scendo!》, gli grido anche io. Ripasso il mio rossetto rosso, come il vestito di un rosso più chiaro che mette in risalto le mie curve ma, mi copre abbastanza. Prendo la borsa già riempita del necessario e lo raggiungo. Lui è più bello del solito, con dei jeans neri strappati sul ginocchio, che gli danno un'aria parecchi giovanile e una camicia sbottonatasul colletto.
《Dovrò tirare i capelli a qualche ragazza stasera...》, dico sorridendo.
《E io invece, dovrò cavare gli occhi a qualche cameriere... sei uno schianto!》, dice baciandomi. Sorrido e insieme, ci dirigiamo fuori, sulla sua auto. Proprio pochi minuti dopo la nostra partenza, mi arriva una chiamata. È Damon. Rispondo subito.
"Damon, tutto okay?"
"K-kat, io..."
"Damon, che succede? Jonah sta bene?", mi allarmo e automaticamente stringo la mano di Austin che è sul cambio.
"I-io non lo sapevo, te lo giuro..."
"Cosa, Damon?? Parla..."
"J-jonah è in ospedale..."