Ed eccomi ancora qui, in questa città piena di ricordi. Piena di noi, delle nostre serate tra le vie, gli edifici e il college che, hanno scritto, come una penna su un foglio bianco, un gran pezzo della mia vita. Ed è sempre la stessa storia: i ricordi riaffiorano come un fiume in piena e tu, avresti bisogno di un gran salvagente per non affidarci dentro oppure, di qualcuno che ti aiuti a capire come ci si nuota dentro senza pericolo di essere travolti. I miei ricordi sono rimasti scolpiti nella mia mente così come nel mio cuore. Nonostante questo posto mi ricorda il mio più grave ma bellissimo errore, ovvero quello di innamorarmi di Damon, l'ho sempre voluto rivedere e starci un po' di tempo per sentire quell' aria che una volta, chiamavo casa. Mi sono spesso chiesta chi ci abita adesso in quella stanza e anche, chi occupa la stanza di Damon; se ci sono un ragazzo e una ragazza come noi due; se quei due si sono innamorati e poi, si sono sconvolti la vita a vicenda. Chissà chi avrà usato quelle camere piene dei nostri ricordi, quei letti dove i nostri corpi si sono uniti più volte e si sono profondamente amati. Al solo pensiero, dei brividi percorrono la mia spina dorsale.
《Tutto bene? Hai freddo?》
Magari i miei brividi fossero provocati dal freddo... però annuisco con il capo e lui, da galantuomo, mi porge il suo giubbotto che, come sempre, profuma di lui. Entriamo nell'hotel che Adam ci ha consigliati e Damon, prende le stanze che ci sono state assegnate.
《Mi scusi signore ma, ma mi è rimasta disponibile solo una camera matrimoniale...》
Damon si volta imbarazzato; aspettando una mia risposta.
《Ehm, non si preoccupi... ci sistemeremo! Io e mio marito, volevamo fare una sorpresa ad una nostra cara amica e, non ci volevamo far trovare insieme, tutto qui ma, grazie comunque...》, dico sorridendole cortesemente. Lei ricambia e posa gli occhi su una parete dietro di lei e ci porge un paio di chiavi. La nostra stanza. Se venisse a saperlo Austin, cazzo...
Stringo il braccio di Damon e lo costringo a seguirmi verso le camere all'ultimo piano, che equivalgono al tredicesimo piano. Deve essere davvero richiesto questo hotel! È elegante e tutto intorno è illuminato con delle luci di un core vicino all'oro. Pareti decotate con degli strani disegni che si intrecciano, simili ai rami di un albero e la sala d'aspetto e l'accoglienza non è per niente male. Sì, ci credo che è pieno! Saliamo con l'ascensore, ritrovandoci stretti a un ragazzo che, trasporta le nostre valigie. Io tengo sempre gli occhi bassi e mi libero del giubbino di Damon, poiché sento l'aria stringersi intorno a me. Potevano farlo però un ascensore più grande, no?
Finalmente, usciamo dell'abitacolo e mi affretto ad aprire la camera, segnata con lo stesso numero della chiave.
Il ragazzo entra per primo e posa le valigie ai letto dell'enorme letto con delle lenzuola bianche di pura seta. La stanza, sembra una di quelle che si vedono nei film, proprio una stanza da perfetta notte di nozze ma, allora perché ci hanno dato questa camera? La signora della reception ci ha teso un imboscata, grande!
《Signori, qualunque cosa vi serva, sono a vostra disposizione...》, dice guardando soprattutto me che, sono ancora aggrappata per non so quale motivo, al braccio di Damon.
《Sei gentile, lo faremo se ci servisse qualcosa...》, confermo.
《Se mi posso permettere, sua moglie è davvero una bellissima donna!》, dice guardano Damon senza timore che, lo fulmina con lo sguardo. Menomale che ho l'anello che mi ha regalato Austin, facilmente confondibile con quello di una persona sposata altrimenti, la mia bugia sarebbe morta sul nascere.
《Già, mia moglie è un pezzo raro, vero tesoro?》, dice sottolineando le prime parole e stringendomi a lui per permettergli di baciarmi la tempia. Okay Damon, non ti ci abituare molto! Mi limito a sorridere.
《Complienti, davvero... ripeto, sono a vostra completa disposizione! Con permesso...》, dice facendo una specie di inchino con il capo e uscendo furtivo. Io mi libero dalla preda di Damon e mi guardo intorno.
《Hai mentito bene... sai la storia di noi due, sposati...》, dice alquanto stupito.
《Non è stato nulla! Non volevo che ci prendessero per... amanti!》, dico in un sussurro.
《Ma, lo siamo... più o meno lo siamo!》
《Ci siamo solo baciati, Damon! La parola "amante" è davvero grossa...》
《Per me, lo siamo...》 dice scrollando le spalle. Preferisco non rispondere e inizio a togliere dalla valigia, giusto lo stretto necessario. Avverto il suo sguardo su di me ma, per fortuna, dopo poco, la porta che presumo sua del bagno, sbatte e deduco ci sia entrato. Finalmente sola. Il telefono, vibra nella mia testa. Come non detto...
"Buon giorno, mammina!"
"Dai, Jade... non sono una mammina o almeno non più!", dico ridendo.
"Mi piace troppo, lo sai. Arrivata a destinazione?"
"Siamo nello stesso hotel, scema!"
"Davvero lo dici? Che stanze avete tu e Damon? Vengo subito da te!"
"Mmh... in realtà... cioè, io e Damon siamo nella stessa stanza al trediciesimo piano..."
"What? E dopo quello che è successo con lui, Austin ti fa stare nella stessa stanza con lui? E tu vuoi starci nella stessa stanza?"
"N-non sa nulla... e comunque, non c'erano più camere e io, mi sono inventata una specie di storia su me e Damon che, siamo marito e moglie o una cosa del genere... saremmo sembrati amanti!"
"Perché, in fondo non lo siete già?"
Anche lei? Ma si sono organizzati?
"No, non lo siamo... e, cambiando discorso, se vuoi venire, fallo ora! Io e Damon dobbiamo... dibbiamo uscire, dopo..."
"Siete appena arrivati e già uscite? Vi caccetete nei guai ragazzi miei!"
"Smettila di dire scemenze! Se vieni adesso ti spiego per bene e non dici cose senza senso, magari!"
"Sto arrivando, mammina!"
Chiude prima che io possa contraccambiare il saluto. La solita pazza! Damon esce dal bagno, con un'asiugamano in vita e i capelli goccialanti sulla fronte. Il suo corpo è statuario e le mie guancie sono sicura, siano diventate di un colore rosso peperone. Qualunque altra ragazza gli sarebbe saltato addosso all'istante ma, io no. Io mi controllo.
"Ma che cazzo dici? Vorresti toccarlo quel suo addome scoltito, eh? Confessalo! Tanto lo saprò lo stesso: sono la tua coscienza!"
Appunto per questo, ora ti togli dalle scatole e non ti insinui nella mia cazzo testa, grazie!
Con disinvoltura, lui si piega vicino a me e me e de una delle sue magliette. Le nostre spalle si toccano e la mia pelle prende a fuoco. È solo un attimo ma, può sembrare eterno. 《S-scusami, solo che non sono abituato a coprirmi.... soprattutto davanti a te che, insomma, lo sai!》, esclama un po' in difficoltà.
《Cosa so?》, dico stuzzicandolo.
《M-mi hai già visto nudo, no?》
《Ma sei cambiato...》, ribatto cercando di mantenere lo sguardo sui vestiti posti sul letto. Se lo guardo, arrossisco ancora, ne sono convita!
《E perché non mi guardo? Non ti piaccio più?》, dice con voce roca. Dio, salvami tu!
《T-ti ho già g-guardato tante volte... s-sei solo più m-muscolo, no?》, ed ecco che, come una stupida, mi metto a balbettare ma, non posso proprio evitarlo.
《Guarda tu stessa, no?》
Guardo? No, non posso. Però mi ha detto di guardarlo, in un certo senso. Lo guardo? Cazzo, lo voglio guardare. Prima che possa riflettere ancora tra me e me, prende la mia mano e mi costringe a voltarmi verso di lui. Non arrossire, Kat! Non arrossire.
《Toccami, avanti...》, dice facendo combaciare il nostro petto. Le nostre labbra sono vicine. Troppo vicine. Il suo fiato è forte sulla mia bocca, quasi come se avesse l'affanno ma, il bello è che, non ha corso o fatto altro.
《Perché mi fai questo?》, mormoro.
《Cosa starei facendo di preciso?》, chiede inumidendosi le labbra.
《L-lo sai... non sono venuta qui per farmi una specie di breve vacanza con te e tradire Austin. Non voglio farlo ancota quindi, te lo chiedo per favore, potresti evitare questi segnali di evidente bisogno di sesso...》
Ridacchia e posa le labbra al lato della mia bocca.
《Sai che ti rispetto, dolcezza! Ho una gran voglia di vederti sotto di me ma, so che non vuoi per ovvi motivi che, non metto in dubbio... scusami tu!》, dice sempre con quel sorrisino ma, dal suo tono di voce, si capisce che mi rispettaed è dispiaciuto. 《Grazie... ora, vai a vestirti! Jade potrebbe sfondare la porta da un momento all'altro!》
《Bene! Dopo, andiamo da mio padre? N-non ti sei pentita, vero?》, dice vedendo un profondo senso di solitudine nei suoi occhi.
《Certo che no! Damon, la nostra situazione non cambia ciò che io provo per te e poi, voglio venire perché so che, hai bisogno di me e questo, è bellissimo da parte tua...》
Sorride imbarazzato. 《Ti sposerei.》, sussurra baciandomi sulla fronte per poi allontanarsi dal mio corpo. Ritorno a respirare. Devo accendere il condizionatore!
Ritorna in bagno e quasi contemporaneamente, bussano alla porta.
La mia pazza amica, è qui!
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Un'altra clinica ma, per un motivo ben differente. Suo padre si trova in una di queste stanze terrificanti che, se vai a guardare Bene bene, somigliano tanto a quelle di quei film dove il pro protagonista è un pazzo assassino che viene ricoverato in un manicomio. Ecco, somiglia proprio a quello! Damon é al bancone a firmare quelle famose carte ed io, attendo seduta su queste scomode sedie con il cellulare tra le mani, aspettando impaziente di conoscere il padre di Damon. Ora che ci penso, mi dovrò presentare incontrare con lui e cosa gli diremo quando lui comanderà a Damon chi sono. Che dirà? Gli mentirà dicendo che sono la sua fidanzata? Tanto, per come ho capito, rischia di non essere più tra noi da qui a un paio di mesi quindi, anche se gli dicessi una bugia per renderlo felice e orgoglioso di suo figlio, sarebbe innocente. Spero vivamente che ci sia ancora qualche speranza perché so, che in fondo, Damon ha già perdonato suo padre per il suo comportamento e adesso, come chiunque altro buon figlio, vuole che lui viva. Lo desidera perché è impossibile desiderare il contrario di un genitore che, ti ha dato la vita, non tiene l'odio, il disprezzo o altro.
《Dolcezza, è tutto okay?》, mi risveglia Damon posando le sue calde mani sulle mie guancie.
《Si, scusami stavo pensando... ti hanno detto la stanza?》
《Vieni con me...》, dice portandomi per mano fino alla penultima del corridoio. Beh, credo sia questa!
《S-sei pronto, allora?》, gli domando.
《Stammi vicino, ti prego...》
Gli prendo il viso fra le mani e poso un bacio leggero sulle sue labbra.《È il mio portafortuna...》, gli sussurro.
《Già il fatto che tu sia qui, è una fortuna ma, mi serviva, grazie...》
Sorrido e intreccio la mia mano alla sua per fargli coraggio. Bussa un paio di volte e sentiamo una flebile ma dura voce maschile che ci dà il permesso di entrare.
Damon apre la porta e mi ci guida dentro per poi richiederla dietro di me. L'uomo sdraiato sul lettino, volta il capo verso di noi e la sua bocca si apre in una perfetta "O", probabilmente stupito di rivedere dopo tanti anni, il figlio. Il respiro del ragazzo accanto a me, si ferma per qualche secondo ma, riprende più forte di prima. Suo padre ha i suoi stessi lineamenti e un filo di barba che gli contorna la mascella. Anche il colore dei capelli è lo stesso tranne gli occhi, che sono fi un verde bottiglia profondi e intensi come quelli di Damon. Mi schiariscp la vice per interrompere questo incessante scambio do sguardo tra i due.
《Signor Clark, io sono Katrine White ma, tutti mi chiamano Kat! È un piacere conoscerla...》 dico porgendogli la mano. Lui, uscito dal suo stato di trans, mi sorride calorosamente e mi stringe la mano. Hanno lo stesso sorriso e la loro stretta è salda.
《Dean Clark, il piacere è tutto mio... sei la ragazza di mio figlio? Sei più bella di quello che credevo... 》, dice lanciandogli un'occhiata.
《Infatti, tu non hai mai saputo che io avessi una ragazza...》, risponde Damon al posto mio.
《Tua madre...》, bisbiglia l'uomo.
《Mia madre cosa?》
《È venuta a trovarmi e mi ha raccontato qualche cosa, anche di lei...dl diceva che, eri dolce e carina, il contrario di mio figlio ma, vedo con piacere che, nel vostro caso, gli opposti si attraggono...》, commenta sorridendomi.
《Grazie, signore...》
《Quando una ragazza è cosi bella, perché non farle i componenti? Giusto, Damon?》
《Non cercare di cambiare argomento con me! Perché è venuta da te?Non mi ha mai detto che era venuta a trovarti...》
Già, come mai Lena non gli avrà detto che veniva a trovare il suo ex marito e anche la persona che Damon non è riuscita a guardare negli occhi per cinque lunghi anni? Che domande fai, Damon! Lei sicuramente temeva che si sarebbe arrabbiato ma, non sa che ha peggiorato solo le cose. Damon è arrabbiato anche adesso, forse di più!
《Si è scusata per tante cose e beh... anche io! Non te la prendere con lei, l'ha fatto in buona fede e io, l'ho apprezzato tanto! Non ho mai ricevuto visite oltre alle sue...》, ed ecco la disperazione evidente nel suo tono, pronunciando questa frase e anche io non posso evitare di sentirmi triste nei suoi confronti: deve essere stato difficile affrontare tutto questo, da solo! Damon sospira e sembra lasciar perdere l'argomento ma, sono sicuro che, vorrà spiegazioni da suo madre.
《Affronteremo un'altra volta la questione... tu ehm, come stai?》
《Come mi vedi? La mia fine è vicina, figliolo! Apparte gli ultimi cinque anni della mia vita, ho fatto tutto quello che volevo da ragazzo: mi sono laureato, ho viaggiato, mi sono sposato con la donna che amavo e ho avuto un figlio. Non mi manca nulla alla lista, no?》, ammette tranquillamente senza troppi peli sulla lingua.
《Vuoi morire così?》, dice Damon schifato.
《No, magari vorrei morire nel letto di casa mia e dopo aver risolto con mio figlio... sono stato un idiota, Damon ma, quando ho iniziato con la droga è perché, lo sai, stavo male per tua madre e poi, ti ho fatto passare gli anni dell'adolescenza come un incubo ma, mi sono pentito e mi scuso... dopo tutti questi anni, ho ancora residui di tutte quelle sostanze di cui mi facevo nelle vene ma, sono più lucido adesso di molte altre volte! Ho capito il motivo pe cui mi hai messo qui dentro e ti ringrazio... Lena mi ha detto quello che hai fatto con i tuoi soldi: hai pagato e stai ancora pagando le mie cure! Sei il miglior figlio che si possa desiderare nonostante io mi sia comportato di merda. Mi vergogno tanto!》, dice malinconico con i pugni che stringono il tessuto delle lenzuola per la rabbia delle sue azioni. Vorrei averlo avuto anche io un papà... 《A-anche io ti devo delle scuse: non dovevo scomparire così dalla tua vita e lasciarti qui da solo! Mi dispiace di non esserti stato vicino come avrei dovuto fare durante la disintossicazione ma, proprio non ce la facevo a guardare una persona a cui... a cui volevo bene, ridotta in quel modo e poi, ti odiavo per non essere stato presente come avresti dovuto. Ora, mi pare giusto... non so, mi pare giusto ricominciare, o no?》
Si vede il nervosismo di Damon che sprigiona da tutti i pori. Il signor Clark annuisce con un debole sorriso e si rilassa, sollevato dalle parole del figlio. I due si guardano ancora.
《Forza! Che aspettate? Abbracciatevi, datevi la mano o non lo so ma, fate qualcosa...》, dico euforica. Entrambi ridacchiano e Damon si fa avanti, abbracciando sbadatamente suo padre. 《Scusami tanto, figliolo...》
《Scusami anche tu, p-papà...》
Chissà d quanto tempo è che non dice questa parole composta semplicemente da quattro sillabe. Lui ne avrà sentito tanto la mancanza ma, a me non fa nessun effetto poiché, non ho mai provata la sensazione di abbracciare l'uomo vigliacco che mi ha generata e probabilmente non lo considerò mai ma, forse è meglio così. 《Allora? Cosa mi raccontate? Da dove venite di preciso? Vivete qua o...?》, domanda Dean.
《Vivevamo qua, eravamo al college insieme io e Damon... sono passati tre anni da allora!》, dico ridendo nervosamente.
《Ah, bene! Damon, questa ragazza, tienitela stretta...》
Non so perché ma, non è la prima volta che qualcuno glielo dice.
《Emh... in realtà non è solo la ragazza che amo...》, dice Damon evitando di ricalcare la nostra innoqua bugia.
《Ah si? Non mi dite che siete sposati e mi sono perso il vostro matrimonio? Perché Lena non mi ha detto nulla, cavolo!》, commenta il padre mettendo una mano sulla fronte.
《No, non riguarda questo... lei è la madre di mio figlio e, per sottolinearlo, mamma non lo so, non poteva dirtelo...》
Le carte sono scoperte! Non credevoche gliel'avrebbe detto sul serio! Mi pare pure ovvio che venissero a saperlo ma, considerando il nostro rapporto in questo periodo, non credevo fosse il momento. Però, almeno questa è fatta!
《F-figlio? Voi due avete... un figlio? Quanti anni ha?》, chiede incredulo.
《Tre anni. A settembre ne compie quattro.》
《Oh, cielo! E quindi, io sono n-nonno e non lo sapevo?》, dice allargand un sorriso a trentadue denti.
《Immagino di sì...》, dice Damon sorridendo anche lui.
《Ma è... è stupendo! Cioè voi avete un figlio così giovani? È bellissimo! Come si chiama?》
《Jonathan ma, io lo chiamo Jonah!》
《Jonathan, è un nome molto bello! E dov'è? Voglio conoscerlo...》
《È... lui è a New York da u-un mio grande amico! Non poteva venire con noi perché, siamo ritornati qui solo per qualche giorno per partecipare ad un fidanzamento e non avrebbe potuto comunque venire, così è rimasto lì!》, mi prevede Damon. Io faccio un finto sorriso e gli porgo il mio telefono per mostrargli le foto di Jonah. Lui sorride ammirato a tutte e per ognuna, trova un commento diverso. Sarebbe un bravo nonno...
Trascorriamo il pomeriggio tra chiacchiere e battute. Lui mi racconta molto di quando Damon era piccolo e di tutte le bambine che lo seguivano fino a casa per vedere dove abitava e poi, presentarsi a casa sua con qualche scusa. Erano bambine eppure, pensando a quante ragazze Damon ha avuto prima di me, persino da piccolo, mi viene il volta stomaco. Ha toccato così tanti corpi mentre io, conosco solo il suo e quello di Austin: come siamo diversi!
《Però una cosa è certa, era un ragazzo che non andava dietro a nessuna, semplicemente erano loro a venire da lui...》, dice continuando il suo racconto.
《Ah, mi creda, fino a pochi anni fa, era ancora così!》
《È cambiato per te?》
Non so cosa rispondere. Forse. Si. No. Cioè, per l'amore. È cambiato per quello che provava, credo...
《Sono cambiato per lei! La amavo allora e la amo ancora senza nessuno sconto. È la mia vita, insieme a Jonah e, non so come vivrei senza di loro.》, confessa Damon baciandomi la guancia ed io arrossisco sotto lo sguardo del padre.
《Si vede quando vi amate... sono felice per voi e vi auguro il meglio... siete tanto giovani!》
Già, siamo giovani ma, la vita vi ha teso parecchie imboscate ed ora, siamo arrivati al punto di mentire per salvare le persone che, sa poco di noi, alla lunga storia che ci ha travolto in passato e che lo sta travolgendo adesso. Dobbiamo chiarire ancora tante cose.
Un cellulare squilla e dalla suoneria così familiare, constato che è quella di Damon.
《È Adam. Rispondi tu per favore?》
Io annuisco e lui me lo consegna. Esco dalla stanza e accetto la telefonata.
"Adam... sono Kat!"
"Kat? Ei, Kat... da quanto tempo è che non ti sento? Aspetta ma, che ci fai con il telefono di Damon?"
"È occupato, adesso. Comunque noi siamo arrivati qualche oretta fa e ci siamo sistemati. Ti serviva qualcosa?"
"Aiuto. Mi dovete dare una mano con il cibo. Dovrei andarlo a ritirare io ma, sino troppo impegnato con la sala. Se ti do l'indirizzo, andate voi a prenderlo?"
"Come no! Mandami l'indirizzo! Noi ci vediamo stasera e, non vedo l'ora di conoscere questa ragazza così fortunata!"
"Ahha, emh sì... ci vediamo stasera! Mi sei mancata tanto!"
"Anche tu, Adam! A stasera!"