Avete presente quando, la persona più odiosa di questa terra, non ti lascia respirare? Beh, io sì. Trevor Martin. Solo Dio sa quanto, questo ragazzo possa essere odioso. Sarà anche bello e molto attraente in giacca e cravatta ma, il suo carattere porterebbe al manicomio persino un bambino.e 《Katrina mi stai ascoltando?》, mi chiama. Vi ho mai detto che non sopporto essere chiamata con il mio nome intero? È qui dalle 9:30 ed è passata un' ora dall'inizio del suo abitudinario discorso.
《Si, Trevor. Ti ripeto che, io non sono tenuta a darti spiegazioni! Gli abiti li faccio io e scelgo anche io le modelle: che problemi hai?》
《Come che problema ho? Hai mandato a fanculo alcune delle modelle che ti ho consigliato ed erano esattamente quello che cercavamo!》, grida sbattendo sul banco i requisiti di quelle ragazze.
《Trevor, i modelli li faccio io e so a chi stanno bene e a chi no! Tu lei hai esclusivamente scelte, non perché sono "perfette" ma perché, sono delle puttane! Sono volgari e la mia linea non vuole questo... quando avrò bisogno di qualcuna delle tue amichette, ti chiamo...》
《Sto perdendo la pazienza con te...》
《Trevor, per favore... sono io che decido e se il capo ci ha messo in squadra, non vuol dire che io abbia bisogno di uno come te quindi, se hai intenzione di fare un'altra sceneggiata, quella è la porta...》, dico avvicinandomi a lui. Lui si alza dalla sedia e si posiziona di fronte a me.
《Non mi arrendo così facilmente! Vuoi la guerra? L'avrai... mi è arrivata per e-mail la nuova collezione di abiti estivi: molto belli ma, non penso che li metteremo sul mercato...》, dice con un ghigno malefico.
《Cosa? I miei abiti vanno sul mercato! Tu non hai nessun diritto...》, sbraito.
《E allora, tu non hai nessun diritto a rifiutare ognuna di quelle ragazze... che ne dici di cercare un compromesso?》
Batto le mani in segno della sua intelligenza appena scoperta.
《Wow... ci sei arrivato!》
Lui rotea gli occhi al cielo e poi, recupera tra i vari fascicoli, due fogli che appartengono ad alcune ragazze che avevo scartato la settimana scorsa.
《Tu prendi queste due come modelle e io, metto i vestiti sul mercato per gli inizi di maggio e ci metto anche una buona parola con il capo...》
Riguardo meglio i fascicoli e noto che, vogliono anche essere profumatamente pagate. Sicuramentr sono tra le ragazze che chiedono più soldi, solo per sfilare una volta o due.
《Hai vinto Martin. Abbiamo un accordo!》, dico porgendogli la mano che lui stringe.
《Perfetto... hai pensato al mio invito?》, mi chiede mentre io, sono già ritornata dietro la mia scrivania.
《Quale invito?》
《Vedo che le cose importanti, te le dimentichi facilmente... mi riferisco al mio invito a cena!》
《Ah, ecco perché non me lo ricordavo: non è importante!》, sputo acida.
《Che ti costi venire? Ci divertiamo e magari, possiamo migliore i nostri rapporti...》
《Non diventeremo amici di letto, scordatelo! Hai dimenticato che ho un ragazzo?》
《Mi ricordo ma, non sono geloso per tua fortuna...》, dice posando le mani sulla scrivania per sporgersi più vicino al mio viso.
《Trevor, mi stai urritando altamente e poi, non capisco questi tuoi sbalzi di personalità! Prima quasi mi aggredivi per non aver accettato quelle troie ed ora, hai il coraggio di chiedermi un appuntamento? Roba da pazzi...》, dico trattenendo una risata.
《E cosa c'è di male? Quando si parla di lavoro è un conto, quando invece si parla di una ragazza che mi piace, non mi faccio scrupoli... cosa vuoi che ti dica? Sono un maschio, ragazza...》
《Un maschio idiota! Io e te abbiamo solo un rapporto professionale e niente di più, intesi?》
《Mi arrendo, acida! Sei intrattabile però, posso dirti come ti vedo io?》
《Come mi vedi da maschio idiota?》
《Come ti vedo da maschio idiota...》, dice sbuffando.
《Allora lo voglio sapere: come mi vedi?》
《A prima vista direi, una ragazza acida, perfettina e arrogante che, crede di essere superiore... conoscendoti meglio, quest'anno ho capito che, sei una bomba sexy barra stronza acida che ha un culo pazzesco, arrogante e perfettina...》
《Mi hai davvero guardata il culo?》
《Scusami se i miei occhi cadono ripetutamente sul tuo culo!》
Questo ragazzo ha qualche problema! Dice proprio tutto in faccia, eh! Poteva risparmiarsi quest'attenzione sul mio sedere, però...
《Trevor, ho da fare, esci!》, dico semplicemente.
《Come vuoi... ci vediamo domani!》
《Cosa? Domani?》 《Si, domani... ti ha avvisato la tua segretaria, no?》
《Stamattina ci sono passata davanti come il fulmine, quindi... cosa doveva dirmi?》
《Domani andiamo fuori New York per vedere una nuova collezione... se ci piace la prendiamo altrimenti, ne devi disegnare un altra prima della fine della settimana...》
《Grandioso...》, sussurro.
Domani è anche sabato e invece di uscire, devo andare a vedere questa stupida collezione. Ma non hanno di meglio da fare il sabato?
《Ci vediamo domani, allora! A che ora devo essere lì?》
《Per le 16:30 andrà bene. Ti mando le coordinate sul telefono...》, dice afferrando la maniglia.
《Perfetto...》, sussurro.
《A domani, acida!》
《Ciao, maschio idiota!》, gli dico e lui, con un sorriso sgembo in volto, se ne esce. Finalmente sola! Non ce la facevo più e domani, dovrò sopportarlo tutto il pomeriggio...
Bussano. Pace finita, grande!
《Signorina White, c'è un... un ragazzo qui per lei...》, balbetta Sam.
《Un ragazzo?》
《Si... alto, capelli sul castano, occhi neri, anche molto....bello devo dire!》, commenta arrossendo. Descrizione migliore non poteva esserci. Sorrido.
《Fallo entrare!》, le dico. Lei si scosta un po' e Damon, fa la sua entrata. 《Grazie Sam, puoi uscire...》, la ringrazio. Damon le fa l'occhiolino e lei, arrossisce di brutto. Mi ricorda un po' me quando lo conoscevo ma, credo che le cose da allora, siano un po' diverse.
《Buongiorno... come mai qui?》, gli chiedo rimanendo seduta.
Stamattina, non ci siamo nemmeno visti, poiché sono dovita uscire prima di casa e lui, ancora dormiva. Per questo ho lasciato la colazione pronta per lui e Jonah e, un bigliettino dove gli spiegavo cosa fare.
《Buongiorno bellissima...》, dice sorpassando la scrivania, venire dietro di me e lasciarmi un bacio sulla guancia.
《Sono venuto a vedere come te la cavassi a lavoro... ti ho disturbato?》
《No... anzi, almeno se sei qui mi distrai...》, dico mettendo una mano sulla mia fronte. Ho un mal di testa atroce!
《Troppo lavoro?》, domanda.
《Forse... stamattina te la sei cavata bene con Jonah?》
《Come ogni mattina... Jonah è un bambino oieno di affetto! Più passano i giorni, più mi rendo conto di quanto tengo a lui... gli voglio bene!》, dichiara con quella solita luce. 《Come si fa a non volergliene? Anche Austin che non è suo padre gliene vuole tanto come se lo fosse...》
《Lo so... si vede!》, dice con un mezzo sorriso.
《Comunque, ti va se pranziamo fuori? Tanto Jonah esce dell'asilo alle due...》
《Ehm... perché no? Fammi sistemare un po' e andiamo!》
Annuisce e mi lascia da sola nella stanza. È già passata piú di una settimama e, sembra che noi o meglio, la nostra relazione di amicizia stia andando bene... credo. Damon su comporta bene e passa la maggior parte del tempo con Jonah. Una sera li ho trovati a dormire sul divano, insieme. Era una scena bellissima e non so perché ma, ho preso il cellulare e l'ho immortalata.
"Tanta bellezza, va conservata!", credo che pensai. La tengo come ricordo.
Prendo solo quei due fogli che Trevor mi ha lasciato per darli successivamente a Sam e la borsa. Chiudo a chiave l'ufficio e in fondo alla sala, noti Damon parlare animatamente al telefono. Lascio i fogli a Sam e la saluto, augurandole un buon fine settimana. Quando sono a pochi passi da Damon, lui ha finito di parlare e sembra abbastanza arrabbiato.
《Tutto bene? Chi era al telefono?》, domando preoccupata.
《Non era importante! Forza, andiamo...》
Lascio perdere, per adesso. Se non vuole dirmelo, non lo obbligheró ma in fondo al mio cuore, spero che non sia nulla di grave.
Salgo sulla sua moto e lui mi Imita. Sfrecciano tra le favolose strade New York e non mi pento di essere venuta a vivere qui: è davvero una città magica! Jonah è nato e crescerà qui ma, visiterà tanti luoghi e non appena sarà più grande, io e Austin lo porteremo con noi se andremo in vacanza o per qualchealtro evento.
Damon parcheggia dietro un pub e mi prende la mano per non perdermi tra la gente. È fredda. A contatto con la mia pelle, i brividi si impossessano del mio corpo. Ah, Damon... Entriamo e ci accomodiamo in un tavolo lontano da tutti, vicino alla vetrata. Il cielo è nuvoloso e presto, su di noi si abbatterà un temporale.
《Io prendo un panino e delle patatine fritte... tu?》, mi domanda Damon. È serio. Freddo. Troppo.
《Lo stesso, grazie...》 Lui si alza e va verso il bancone, parlando con una signorina lì vicino che, con un debole sorriso, sento che le dice di aspettare al tavolo. Diverse ragazze più in là, lo guardano come fosse una torta al cioccolato e quando si accorgono che le sto guardando, distolgono lo sguardo da lui, imbarazzate. Gatte morte!
《Perché mi hai portata qui?》, gli domando dopo qualche minuto, prima di sorseggiare là mia coca cola.
《Non ti piace? Fanno dei panini eccezionali...》
《Mi piacerebbe di più se tu, mi dicessi cos'hai... sai che puoi parlarne con me!》, biasbico.
Non risponde e ritorna a guardare il suo telefonino poco illuminato. Il cibo arriva e io, lo divoro. Si vede proprio che stamattina con ho fatto colazione! Addento l'ultimo pezzo di panino e Damon, va alla cassa per pagare, senza dirmi nulla. Ma che cazzo gli prende?
Io lo seguo e lui, accorgendosi della mia presenza, continua a camminare fino a fuori. L'aria è cambiata e un leggero venticello, si è sollevato. Mi stringo nel cappotto e noto come Damon, sembri impassibile. Lo blocco, afferrando suo braccio e lui, si divincola da me.
《Cosa c'è?》, dice infastidito.
《Mi dici che hai? Non voglio passare la giornata con una persona che, prima è felice di essere venuto a prendermi per pranzare e tutto d'un tratto, diventa irascibile...》
《Non ho nulla da dirti...》
《Damon... giuro che salgo sul primo taci che passa se non me lo dici! Ti voglio aiutare... ti prego, permettimi di farlo...》
Si passa una mano tra i capelli con fare frustrato e abbassa lo sguardo.
《Era la clinica di mio padre...》
《S-sta bene?》
《No... i farmaci per la disintossicazione, sembrano non fargli più nessun effetti e ora, sta male... si lamenta durante la notte e poi, dorme tutto il giorno! Devo sborsare altri soldi per cure più approfondite...》
《Quindi è per i soldi?》
《No, è per mio padre... mi domando come cazzo abbia fatto a ridursi così, cazzo! Mi sto prendendo cura di lui da quansi sette anni... sette anni... sono tant d lui, non è ancora guarito anzi, adesso sta peggio... non so più che fare...》
Lo guardo dispiaciuta e mi avvicino per abbracciarlo. Un po' sorpreso, non ricambia ma, poi affonda la testa tra i capelli sparsi sul collo, respirando il mio profumo e il il suo.
《Possibile che solo così, io stia meglio?》
《Succede anche a me quindi si... è possibile!》
Ride sulla mia spalla e mi lascia un dolce bacio.
《Stai tranquillo, okay? Per qualunque cosa, io ci sono, lo sai... mi dispiace vederti soffrire!》
《Tu mi rendi felici...》, dice con voce sommessa.
Faccio finta di non sentire e gli porgo il casco. Se lo infila e poi aiuta me. 《Andiamo a prendere Jonah?》, gli chiedo mentre avvolgo le braccia intorno al suo bacino.
《Si... tieniti forte!》
Mi rilasso posando il capo sulla sua spalla e se chiudo gli occhi, sembra di essere in paradiso. Il vento. Un solo rumore. Un solo profumo. Solo noi. Una volta, per me era il paradiso... e ora? Cosa è il mio paradiso?