L'ultima volta che ho attraversato il corridoio bianco e le sale di un qualsiasi ospedale, è stato tre anni fa quando, tutto il mondo sembrava remarmi contro e mia mamma, ha perso la vita in uno dei dei scomodi lettini, le cui lenzuola profumano di un'aroma umido e marcio. Non so come ci sia potuto finire mio figlio, qua dentro. È saltato tutto: la cena romantica, la passeggiata in riva al lago e la notte magica che, doveva chiudere in bellezza la giornata ma, poco importa quando so che il mio bambino, sta male o peggio. Non mi importa se le persone intorno a me, pensano che sia una pazza a correre con dei tacchi per mezzo ospedale mentre Austin mi segue, anche senza la minima idea di dove si trovi la stanza di mio figlio. Damon mi ha detto il nome dell'ospedale e il piano, nulla di più ma, quando il piano in questione, brulica di gente ed è tre volte più grande di casa mia, è un po' difficile.
《Kat, aspetta! Chiediamo alla receptionist!》, grida Austin dietro di me. Elaboro l'informazione e mi fermo per un attimo, con il fiatone che si potrebbe confondere con quello di un fumatore. Ritorno indietro e a un metro da lui, mi prende la mano e a passi veloci, ci dirigiamo davanti al bancone dove, una ragazza, forse più giovane di me, mastica una gomma tra i denti e ha un aspetto non adatto a una persona che lavoro in questo ambito, ovvero tra i bambini.
《Mi scusi, meno di un'ora fa è stato ricoverato un bambino di tre anni in questo reparto, mi può dire dove possiamo trovarlo?》, chiede Austin al mio posto.
《Nome, prego...》, dice svogliatamente la ragazza, guardandoci dalla testa ai piedi. Ma che problemi ha?
《Jonathan White!》, intervengo io. Digita qualcosa sul computer, in una maniera così rilassata, che mi verrebbe voglia di strozzarla.
《Spiacente, qui non c'è nessun White!》
Io e Austin ci guardiamo per attimo interrogativi ma poi, capisco che per far ricoverate qualcuno c'è bisogno che chi accompagna il paziente, sia un parente. Damon deve avergli dato il suo cognome.
《Ho detto White? Volevo dire, Jonathan Clark!》, ripeto sperando che la mia teoria sia giusta. Cerca ancora su quel computer, cliccando sulla tastiera con le sue unghie maledettamente lunghe e altamente irritanti, per poi dirci rivolgerci un sorriso sgembo.
《Trovato! Damon Clark è il padre?》, chiede con un sorrisetto. O Dio, non mi dire che era una delle sue... non ci credo! Sbuffo irritata e mi metto le mani tra i capelli.
《Non sono affari suoi! Allora, in che stanza si trova?》, risponde Austin anche lui abbastanza nervoso e lo capisco per il modo con cui mi stringe la mano.
《Stanza 545...》, dice svogliatamente.
Austin mi tira immediatamente dalla parte opposta di dove stavamo andando prima e seguendo le insegne impresse sulle porte, arriviamo fino alla fine del corridoio. Ultima porta a destra. Mi immobilizzo davanti alla camera sentendo il cuore che, da un momento all'altro, potrebbe cedere. Il mio bambino sta dormendo su un letto e accanto a lui, su una sedia, c'è Damon che gli stringe la piccola manina e con l'altra mano, gli accarezza il volto. Mi precipito nella stanza mentre vedo Austin, chiedere non so cosa, ad un'infermiera.
Appena gli sono vicina prendo la sua mano chiusa in un leggero pugno e la bacio.
"Avevo tanta paura...", penso ma, sentendo il suo lieve respiro, anche io, posso finalmente respirare. Damon si accorge di me ma, non dici nulla e continua a guardarlo con gli occhi colmi di lacrime.
《M-mi dispiace, io... sono stato c-così superficiale e...》, biasbica senza concludere la frase.
《Che ha? Cosa diamine è successo?》, chiedo fuori di me. Due braccia forti mi cingono e le riconosco subito.
《Lui sta bene... l'infermiera ha detto solo che è stata una semplice reazione allergica e che è svenuta... tra un po' si dovrebbe svegliare! Tranquilla... gli hanno una piccola puntura ma, lui sta bene e sta solo dormendo...》, dice Austin più rilassato rispetto a prima. Tiro fuori un respiro di sollievo e delle lacrime di gioia, rigano le mie guancie arrossate. Accarezzo i suoi capelli tra le dita e mi accascio sul suo viso per stampargli un bacio in fronte. Ritorno a guardare Damon. Sembra distrutto, afflitto e pieno di colpe che non sono sue e adesso, mi accorgo di aver fatto male ad aggredirlo poche secondi fa. 《Cosa ha mangiato per provocatgli questa reazione?》, gli domando di punto in bianco.
《Mandorle...》, sussurra sospirando.
"Lo sapevo..." 《Ed é svenuto subito?》
Annuisce e si porta le mani agli occhi per asciugare le due lacrime che involtariamente, hanno attraversato il suo volto.
《Scusami, non ti volevo accusare prima, solo che... ero preoccupata che fosse una cosa più grave. Io non dovevo attaccarti in quel modo...》, mormoro dispiaciuta mentre Austin scorre lentamente la sua mano su e giù per la mia schiena, come a confortarmi.
《Hai fatto bene... io non sono c-capace di fare il padre come... come A-austin! Forse è meglio che io me ne vada dalla sua vita, tanto non conto nulla per lui. Lui mi vede come un tuo vecchio amico e-e basta... e poi, ho causato problemi anche a te: devo uscire dalla vita di entrambi! Scusatemi...》, lascia un bacio sulla guancia di Jonah ed esce. No, non può andarsene così! Non lo accetto. Non posso permetterlo un'altra volta. Non voglio. Lancio un ultimo sguardo a Jonah e mi libero dalla preda di Austin ma, lui mi riafferra per il polso.
《Austin, lasciamo andare...》, gli dico.
《Kat, lascialo pensare e magari, dopo ritorna... ne sono sicuro!》
《Ho detto lasciami! Ha bisogno di me, devo fermarlo...》, grido autoritaria. La sua presa si fa più debole e un lampo di tristezza, gli attraversa gli occhi.
"Scusami Austin ma, non posso lasciarlo andare. Non commetteró di nuovo lo stesso errore!"
《Scusami, devo fermarlo...》, mormoro baciandolo velocemente sulla guancia.
Annuisce e sforza un sorriso.
Corro nella direzione in cui Damon è andato e noto dalla vetrata che dà fuori, che sta raggiungendo la sua moto. Tolgo i tacchi che mi impediscono di correre a dovere e scalza, scendo in strada.
《Damon... fermati, per favore!》, gli grido.
Lui non si ferma, pur sapendo che so che ha sentito. Se sale su quella macchina, se ne va dalla mia vita, ancora. Non voglio perderlo. Non voglio, cazzo!
《Porca puttana, Damon ti devo parlare! Abbiamo bisogno di te, ti prego... io ho bisogno di te, fermati!》
Si blocca a pochi pochi passi dalla moto e incontra il mio sguardo.《Perché dovrei rimanere? Per quale scopo? Per un figlio che non sa che sono io suo padre e non quello stronzo? Per una ragazza che ho perso molto tempo fa e che dopotutto, è ancora l'amore della mia miserabile vita? Ed ora, non so nemmeno fare il padre... non sapevo della sua allergia ma, se fosse stata una reazione più grave? I-io non avrei potuto più guardarti in faccia, mai più... sono inutile, non servo a nulla e sto rovinando anche la tua cazzo di vita perfetta! Ti meriti tutto: una casa perfetta, un amore perfetto, una vita perfetta ma, con me, non puoi essere felice perché io rovino tutto ciò che mi circonda e ho rovinato anche te tre anni fa... Non valgo nulla e vivo un'esistenza infelice perché la mia unica ragione di vita, sta con un altro, fa sesso con un altro e io, sarò egoista ma, non ce la faccio! Ogni singola volta che lui ti tocca, lo invidio così tanto perché vorrei essere io quello che ti rende felice, quello che ti porta a cena e ti ama contendenti tutto il suo amore... ho sbagliato e ho perso tutto! Non ho nessun motivo per rimanere...》, sbraita a qualche metro da me. Non è vero. Lui ha la minima idea di come ci si senta ad essere follemente innamorato di una persona tanto da sacrificare la famiglia, il loro rispetto e anche la mia dignità, per lui. Io l'ho fatto per lui. Per noi e quello che stavamo coltivando insieme. Non sono stata felice senza di lui. Non sa che, nei primi mesi in cui aspettavo Jonah, avrei desiderato che ci fosse lui a tenermi la mano e a sostenermi durante le contrazioni e la gravidanza. Io volevo lui. Sempre. Ho imparato a vivere senza la sua presenza, dopo la nascita di mio figlio, nove mesi dopo poiché, vederlo crescere mi faceva sorridere e lui mi ha cambiato la quotidianità e stravolto la vita. Anche se, quando lo guardavo, vedevo lui. Vedevo Damon. E lo vedo ancora oggi, nei suoi gesti, nel suo profondo affetto che, facielmtr dimostra a persone che non conosce eppure, quando è arrivato Damon, lui non ha dubitato un secondo nel giocarci e nella farci insieme. Sapeva di potersi fidare. Sapeva che dell'uomo con cui giocava in giardino, si poteva fidare. È suo padre e lo ripeto, non serve un'etichetta per sapere cosa, il cuore, ci spinge a provare nei confronti di un'altra persona. Si chiama, affetto familiare. È successa la stessa cosa tra me e Cody, un ragazzo che mi ha salvata quella sera, dandomi riparo e un affetto familiare, anche se io e lui non avevamo legami di sangue e questo, lo rende un incontro ancora più magico. Quando il nostro cuore ci parla, dobbiamo ascoltarlo anche se io, non gli sto dando molto ascolto in questo periodo.
《Damon, tu sei... tu sei nulla, okay? Tu mi hai cambiata dal momento in cui ci siamo conosciuto in quel fottuto bagno del college e io, ti accolto nel mio cuore, non appena tu mi hai sfiorata. Ti ringrazio per aver fatto uscire quella parte di me che, se ne stava lì, in un angolo e aspetta qualcosa o qualcuno... non mi pento di averti conosciuto, non mi pento di essere andata contro tutto e tutti per te... sei un pezzo importante nella mia vita e adesso, lo sei anche per Jonah: lui ti vuole bene! Lo vedo da come sorride, da come ti guarda ammirato, lo vedo da come ti parla... non sa chi sei ma, in fondo, lo sa perfettamente. Non te ne puoi andare di nuovo e sparire così... non ti arrendere proprio adesso! I-io... io ho bisogno di te...》, gli dico mordendomi il labbro per non scoppiare a piangere davanti a lui.
《Non cambia nulla! La mia vita è incompleta e diciamoci la verità: tu non hai bisogno di me perché hai Austin che, anche se odio ammetterlo, ti ha resa e ti rende una persona migliore... guarda me e guarda te! Non possiamo andare avanti così...》, continua a dire fissando me ma, al contempo il vuoto con un'espressione dura che non lascia trasparire nessuna emozione.
《Devi rimanere! Non puoi scomparire di nuovo come nulla fosse! Quello che è successo oggi, poteva capitare a chiunque e lui sta bene, non vorrebbe vederti così... ti prego...》, lo supplico avvicinandomi.
《Dammi una sola ragione valida per rimanere! Voglio una cazzo di ragione valida per continuare a vivere con questo peso sul cuore ogni volta che ti vedo con lui, per avere la forza di lottare ancora per te, per avere la forza di rendere felice Jonah e anche me perché io, quel bambino, lo amo. È mio figlio e non ci voglio rinunciare per nulla al mondo ma, mi manca qualcosa e tu sai benissimo cosa...》, afferma.
《Cosa vuoi da me, Damon? Cosa vuoi che ti dica?》, chiedo alzando la voce.
《Voglio una fottuta ragione o me ne vado e, questa volta, per sempre! In questo modo, state tutti sereni e contenti mentre io, me ne vado all'inferno come merito!》, grida alzando le mani come se, le sue parole fossero le cose più normali che abbia detto. Vuole davvero andare all'inferno?
《Devi smetterla adesso, mi hai capita? Non puoi dire certe cose così crudeli come se la tua vita non valesse nulla e poi, mi fai pensare cose a cui non devo pensare perché sono sbagliate e se le dico, peggioro solo la situazione...》
《Vedi? Sei tu che complici tutto! Sei tu che mi stravolgi, di giorno in giorno, la vita. Sei tu che, mi fa dire cose che non vorresti sentirti dire e sono la pure verità! Quando dico che voglio andare all'inferno è la verità perché, se la vuoi sapere tutta, io vorrei morire invece di vivere così...》
《Basta basta!》, lo intimo mettendo le mani sulle orecchie per non ascoltare quelle sporche parole che escono dalla sua bocca.
《Vorrei morire piuttosto che continuare a vivere, sapendo che tu hai smesso di lottare per noi due. Vorrei morire piuttosto che sapere che noi, non siamo più nulla e il nostro amore, è solo un ricordo per te. Voglio solo morire e impedire al mio cuore di piangere su una ferita che, non si chiuderà mai perché il mio cuore, sarà per sempre e solo tuo!》, continua gridando tanto da far rendere visibili le vene lungo il suo braccio. "Dillo. Dillo ora o mai più!", urla la mia testa.
《Finiscila di dirmi queste cose! Vuoi farmi sentire in colpa? Ci stai riuscendo. Vuoi farmi piangere? Ci stai riuscendo. Vuoi che ti dica la verità anche se sto lottando contro tutta me stessa per impedire al mio di cuore, di soffrire ancora? Bene.》
《Avanti, allora! Sputa quelle cazzo di verità e convincimi perché io, non ci sto capendo più nulla!》, grida ancora gesticolando e non so come, ci troviamo ad un palmo l'uno dall'altro.《È normale che non capisci, Damon! Non capisci proprio quanto io stia lottando contro questo...》
《Cosa? Cosa non mi puoi dire di così tanto sconvolgente?》
《Che ti amo ancora, Damon! Cazzo, ti amo ancora come non ho mai amato nessuno e non voglio che tu te ne vada, okay? Non hai idea di come ho vissuto, il primo anno, senza di te. Non te lo puoi nemmeno immaginare! Anche se tu eri nella mia stesa situazione ma, non hai sofferto quanto me, nel sapere che al posto tuo, c'era un altro. Quando Jonah è nato, ho cercato di dimenticarti e ho deciso di voltare pagina con Austin. Nonostante tutto, non è passato un giorno in cui io non ti pensassi ma, non volevo ammetterlo perché sono così. Poi, ci siamo rivisti e, quei mesi con te al college, i nostri baci, l'amore, le gelosie e le incomprensioni, mi sono passate davanti agli occhi: è stato bellissimo! E infine, sei ritornato da me, per conoscere il figlio che ti avevo nascosto! Incredibile, no? Sono stata così orgogliosa ma, ho capito l'errore! E poi, quel bacio... Dio, quel bacio! Ho sognato troppe volte di essere tra le tue braccia e di baciarti ancora ma, quando è successo davvero, ho capito che, passano le settimane, i mesi, gli anni e tu, sei sempre nei miei pensieri. Nella mia testa. Nel mio cuore e ogni volta, qualcosa cambia. Noi cambiamo. In questi ultimi mesi, ho negato a me stessa ti amarti perché, non è giusto. È un errore. Io amo Austin. Però... io amo di più te. Lo nego a lui, lo nego a te ma, non lo posso negare a me stessa. Non ce la faccio più. Non ho mai smesso di amarti anzi, credo che dopo tutto questo tempo, io ti ami ancora di più e credimi, odio ammetterlo ma, è così. Semplicemente, ti amo. Secondo te, questa è una ragione valida per restare?》, gli urlo tutto contro fino allo sfinimento. Tutta la verità. La sola e unica. Vedo i suoi muscoli rilassarsi e i suoi occhi brillare. Lo sguardo confuso ma, allo stesso tempo, felice. Sapeva cosa provavo meglio di me: doveva solo sentirtelo dire!
《Mi hai sentita? Perché no te lo ripeterò un'altra volta: ti amo, Damon!》, dico abbassando il volto per coprire le lacrime.
Due dita, si posano sotto il mio mento, facendo alzare il capo. La sua fronte si appoggia sulla mia e i suoi occhi, si fanno strada nella mia mente ancora una volta.
《Ti posso baciare?》, sussurra.
《P-perché ho la sensazione che, se ti dico di no, tu lo farai lo stesso?》, dico accennando un sorriso.
《È un no?》, domanda divertito.
《No...》, dico prima di non sentire più la terra sotto i piedi ma, solo lui. Le sue labbra sulle mie e i nostri cuori battono più forti che mai, sotto questo cielo. Schiude immediatamente le mie labbra e mi attira di più a sé, mentre io infilo le mani tra i suoi capelli. Potrei rimanere così, tra cielo e terra, per sempre. Il mondo con lui è tutto più semplice, forse anche troppo. Il modo con cui mi bacia, mi fa capire quanto mia ama e io, non sono da meno. Ho negato i miei sentimenti per lui, per troppo tempo e sentivo di stare per scoppiare ma, non pensavo fosse ora, adesso che ho aggiustato le cose tra e Austin. Non so come, il mio posteriore, tocca la sua moto e lui, mi ci fa sedere sopra. Allarga le mie gambe e, si intrufola tra di esse, rendendo tutto, ancora più passionale di quanti già lo sia. Scende la mani lungo le mie gambe e stringe i miei fianchi con possessione. Di conseguenza, le mie gambe si stringono al suo bacino e la sua erezione, tocca la mia parte più intima.
《Sei bellissima...》, sussurra dopo aver interrotto il bacio. Sento già la mancanza delle sue labbra. Come diamine è possibile desiderare qualcuno ad uno stadio così selvaggio? Ci guardiamo in silenzio e poi, mi stringe in un abbraccio, affondando il capo tra i miei capelli. Io lo stringo più forte inspirando il suo profumo e lo bacio sul collo e sulla guancia per farlo rilassare. So cosa sta pensando e non voglio affrontarlo l'argomento. Oggi è stata una lunga giornata e sono sfinita.
《Resti?》, gli domando.
《Resto perché ti amo e, voglio stare con mio figlio. Dopo questo, non mi arrendo di sicuro...》, ammette ridendo.
《Non sapevi che io, ti amavo ancora?》
《Non ero più sicuro di niente.》
《Ora lo sai...》
《Lo ripeti?》
《Cosa?》
《Che mi ami... non vorrei fosse solo un sogno! Lo ripeti?》
《Ti amo...》
《Tu lo ami?》, chiede pensando si riferisca ad Austin.
《Si ma, amo si più te...》
《Ora lo so...》, dice sospirando di sollievo.
E io? Come mi sento adesso? Cosa sto combinando?