Eppure, ogni azione che l'uomo compie, che sia bello o brutta, giusta o sbagliata, grande o piccola, rimane lì dentro: rimane nel nostro cuore per segnalare l'amore, la felicità, il dolore, la tristezza, la compassione, la disperazione, il perdono. Fanno tutti parte del nostro essere poiché qualcosa o qualcuno ci ha fatto ogni singola sfacciettatura di esse.
Io, mi ritrovo ad essere immersa in uno strano equilibrio che, probabilmente, ognuno di noi ragazze desidererebbe ma, non è così. Noi, sotto sotto, odiamo stare dell'equilibrio e desideriamo un qualcuno che venga a romperlo. Noi amiamo il pericolo, anche se facciamo di tutto per non farlo a vedere, amiamo le sfide e tutte le emozioni collegate ad esse semplicemente perché, sono nuove e per quanto possano essere rischiose, non ti stanchi mai di volerle fare una ad una. In tutta la mia vita, solo una persona è stata in grado di farmi andare contro le regole, contro le persone che amavo, solo perché credo di averlo amato più di quanto ami me stessa e questa cosa, mi ha rovinata. Ancora adesso, Damon mi fa andare contro tutti i miei principi, mi fa provare cose fuori da una semplice attrazione fisica, mi scalda il cuore. Più il tempo passa e più, questa convivenza, sembra estenuante. Reggere il suo sguardo, far finta che quel bacio non sia esistito, mentire ad Austin. Gli avevo detto che, non gli avrei mai mentito, almeno solo questo e Io, che faccio? Gli mento. Mi sento come se, ogni mia mossa nei loro confronti, sia sbagliata. Forse, sono io a non meritare nessuno dei due e non il contrario; forse sono io, l'errore. Sono passati cinque giorni da quel maledetto bacio e se prima, tra noi c'era tensione, ora, ogni volta che ci sfioriamo involontariamente, il mio corpo si incendia e la mia mente mi porta di nuovo all'altra sera.
《Amore, tutto bene?》, mi chiede Austin mentre siamo a tavola, poggiando una mano sulla mia. Il mio occhio cade su Damon che mi siede di fronte ma, non batte ciglio e continua a rigirare le patatine che ha nel piatto.
《Si, sono solo sovrappensiero per una questione di lavoro che devo risolvere!》, mento fingendo un sorriso.
《C'entra Martin?》, domanda preoccupato. Persino Damon, alza lo sguardo, attendendo una mia risposta.
《Emh... Forse un po' ma, nulla di grave... il fatto è che lui si aspetta che finisca la collezione per la fine della settimana ma, allo stesso tempo, vuole che lavori con lui per la collezione di quella ragazza di cui ti ho parlato... Sono solo stanca, credo...》
《Ah, menomale che sia solo per questo... se quello stronzo avesse continuato ad importunarti, se la sarebbe vista con me e con il suo licenziamento! Con una chiamata, posso farlo fuori, lo sai no?》, mi rassicura Austin.
《Si, lo so... grazie ma, non ce ne sarà bisogno! Sono sicura che lui, sappia dove fermarsi...》
《Lo spero...》, borbotta sorseggiando la sua acqua.
《Mi ha chiamato Adam...》, si intromette Damon. Il nostro sguardo si posa su di lui. 《Ah si? Quindi a trovati i numeri?》, domando.
《A quanto pare... mi ha detto di chiamarlo appena puoi e che la data del matrimonio è confermata per il ventotto di questo mese...》
Un sorriso compare sul mio volto. Voglio chiamarlo subito.
《Aspetta... hai detto il ventotto?》, chiede Austin. Annuisce.
《Amore, noi il mattino dopo abbiamo quella cena, ricordi? Ci sono il mio capo, il tuo e quello che possiede tutte quelle filiali a Londra...》
《Oh cielo! E adesso?》, dico mettendo le mani tra i capelli.
《Io... insomma, posso restare qui! Jonah sta con me e lo porto anche alla cena! Almeno ci vado io e poi tu puoi arrivare dopo...》
《È una buona idea...》, commenta Damon.
《Ma... io volevo che tu venissi! Non sei venuto nemmeno a quello di Ash!》, dico veramente dispiaciuta.
《Lo so, piccola ma uno di noi deve presentarsi in orario per fare buona impressione...》, dice accarezzandomi la guancia.
La sedia di Damon si sposta violentemente e lui si alza, lasciandoci da soli. Cosa gli è preso? Devo ricordarmi di parlargli.
《Sei sicuro? Non voglio stare lontana da te, ancora...》
《Neanche io ma, so che ci tieni ad andaree non voglio influenzare le tue decisioni! Vai: noi ti aspettiamo qui! Cosa vuoi fare quest'estate?》, mi domanda con un sorriso smagliante.
《Non saprei... Tu hai già qualcosa in mente?》, chiedo sorridendo.
《Si, in effetti... andremo ad Ibiza!》
《C-cosa? Ibiza?》
《Contenta?》 《Se sono contenta? Austin, è fantastico!》, dico saltando sulle sue gambe per abbracciarlo.
《Tutto per vederti felice... lì festeggeremo il tuo compleanno!》, dice lasciandomi un bacio a stampo.
《Sei incredibile...》, sussurro prima di unire le nostre labbra.
《Lo so, prima però, vai a chiamare Adam, so che muori dalla voglia di farlo...》, ride.
《Non ridere di me!》, dico tirandogli un colpetto sul petto. Lui sembra non farci caso e prende la mia mano, baciandola.
《Che gli è preso a Damon? È successo qualcosa... tra voi due?》, domanda guardandomi intensamente negli occhi. Oh, no! Ti prego Austin, non guardami in quel modo! Abbasso lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e le guardo con gli occhi già umidi.
《Ricordi? La verità... solo la verità!》, dice co voce bassa.
《C-ci siamo... baciati!》, dico in un sussurro.
《Q-quando?》, chiede freddo.
《Circa... una settimana fa ma, Austin... ti posso spiegare...》, dico cercando di convincerlo ad ascoltarmi.
《Kat... io, voglio stare da solo... ti puoi alzare, per favore?》
Anche quando i suoi occhi vorrebbero gridare, lui è sempre così calmo e gentile, non come Damon. Conoscendolo, lui a quest'ora, avrebbe spaccato di sicuro qualcosa.
《Amore, ascoltami... mi dispiace, okay? È... è successo ma, mi dispiace così tanto... io ti amo! Sei stata la mia salvezza e nei tuoi confronti, provo qualcosa di bellissimo che mi rende felice... sei sempre il mio Austin e questo non cambierà, vero?》, chiedo sperando di non aver combinato una grande cavolata. Mi guarda negli occhi, delusi e tristi, mi sposta una ciocca di capelli ribelli e mi bacia la fronte.
《Voglio solo pensare un pó... ti prego...》
Annuisco e mi sollevo senza replicare. Lui fa lo stesso e prende la giacca che aveva appoggiato sulla sedia, indossandola. Si allontana ma, io lo richiamo.
《Austin?!》
Si ferma senza voltarsi.
《Ritorni?》
Sospira. 《Sempre...》
《Ti amo, ricordatelo...》
Finalmente si volta e mi risponde: 《Io di più, ricordatelo...》
Gli sorrido triste e lui esce dalla stanza. Sapevo che mi sarei pentita eppure, ero convinta di poterlo affrontare con più prontezza: non ci sono riuscita! Austin è il mio punto debole. Lo è sempre stato. Sono abituata a vederlo sorridere e, quelle poche volte che il suo viso è buio, il mio umore viene contagiato. Sono ancora troppo debole e non sono pronta. Non sono pronta a perderlo.
Devo solo aspettare. Come se fosse facile...
Rassegnata, inizio a sparecchiare la tavola e metto tutte le posate e i piatti sporchi nella lavastoviglie. Successivamente, pulisco velocemente la cucina e passo lo straccio per terra. Quando ho finito, salgo di sopra per controllare Jonah. Apro di poco la porta della sua camera, sentendo da fuori, una conversazione in atto. Li spio mentre, Jonah è nel suo lettino e Damon, è steso vicino a lui con un libro in mano.
《P-erché il principe va a cercarla?》, sento la voce del mio principino.
《Perché il principe aveva capito che, Cenerentola era la ragazza giusta per lui... ha scoperto l'amore!》, risponde Damon.
《Cosa... cosa significa amore?》, chiede ingenuamente Jonah. Sorrido.
"Oh, piccolo mio...", penso tra me e me.
《Vediamo... Amore significa provare delle cose belle per un'altra persona... per esempio, tu vuoi bene alla tua mamma?》
Lui annuisce convinto.
《Appunto, quello che provi è un tipo di amore ed è l'amore più sincero che esista!》, esclama.
《Come quello della mamma e il papà...?》, chiede.
Damon sussulta un attimo, lo leggo nei suoi occhi. 《Emh... si, loro si a-amano in un altro modo. Il loro amore è vero ma, non è del tutto sincero...》, spiega.
《Ed è una cosa bella o brutta?》
《Entrambe... la tua mamma è felice e... questo è l'importante, no?》
"Oh, Damon..."
《E tu? Tu ami la mia mamma?》
"Sei così innocente, piccolo mio..."
Amare, in fondo, non è molto diverso dal provare affetto ma, quando è Damon aparlare di amore, le due cose, sono completamente l'opposto.
《Io amo tanto la tua mamma...》, gli risponde Damon. 《Il problema è che lei, rifiuta quello che prova ma, lei dovrebbe essere la prima a sapere che, non si può scappare dai sentimenti per sempre... ricordati che, l'amore, quello vero, è per sempre...》
Mi metto una mano sul petto. Il mio cuore batte fortissimo.
《Lei ti ama tanto, si vede!》, dice Jonah sbadigliando. Anche lui lo dice anche se, lui lo dice con innocenza. Jonathan ha solo tre anni, quasi quattro ma, riesce a dire e fare cose che nessuno di noi, potrebbe aspettarsi da un bambino della sua tenera età. È speciale. 《Lo credo anche io! Adesso dormi così, quando arriva la mamma, vede che sei stato bravo...》, gli sorride coprendolo con la copertina blu ma, lui è già stato portato via dal mondo dei sogni. Damon gli lascia un bacia sulla fronte e lui sussurra una frase ad occhi chiusi: 《Ti voglio bene, papà!》, dice. Il volto di Damon, si illumina e credo che, quanto me, sia stupito da quelle parole. Nel suo cuoricino, sa chi è Damon veramente e per non parlare del fatto che, si vede che sono padre e figlio: la loro intesa è visibile ad occhi nudo. Non c'è bisogno di una carta o di un'etichetta per dire che Damon, è il suo vero papà. Troppo immersa nei miei pensieri, non mi accorgo che Damon sta per varcare la porta. Così mi sposto e mi appoggio con la schiena al muro, aspettando che esca. Quando mi vede, non sembra per niente sorpreso di vedermi lì.
《Hai sentito tutto?》
《Se per tutto, intendi dalla spiegazione di cosa significa l'amore all'ultima frase di Jonah, allora sì, ho sentito tutto...》
《Quindi non è stato un sogno... mi ha chiamato p-papà...》, dice incredulo con due occhi vispi e dilatati. Annuisco sorridendo. Lui fa un sorriso più largo del mio e, senza preavviso, mi abbraccia. Ricambio l'abbraccio, sapendo quanto è felice di questa prima, piccola grande conquista. Deve essere bello come lo è stato per me la prima volta che Jonah, mi ha chiamato "mamma". 《Sono felice...》, sussurra sulla mia spalla.
《E io, lo sono per te...》
Ci stacchiamo e ci guardiamo per un attimo.
《Cos'hai?》, mi domanda. Come fa a sapere che ho qualcosa? Questa è la domanda...
《Ho detto a Austin del nostro bacio...》, confesso.
《Come? Perché l'hai fatto?》, chiede incredulo.
《Aveva intuito che tra noi fosse successo qualcosa per il modo in cui tu, ri sei alzato da tavola... non potevo mentirgli, non se lo meritava!》
《E adesso? Dov'è?》, chiede.
《È uscito... ha detto che- che doveva pensare.. 》, dico ritornando nuovamente triste.
《Vuoi... insomma, vuoi parlarne?》, chiede nervoso.
《Emh... è meglio che tu vada a dormire, io lo aspetto...》 《Sicura?》
Annuisco.
《Se hai bisogno, vieni da me...》, dice prima di stamparmi un bacio sulla guancia.
《Grazie... buonanotte!》, gli sorrido.
《Notte!》
Lo guardo dirigersi verso la sua camera e bloccarsi a metà strada. 《Per quanto riguarda quello che ho detto a Jonah...》
Lo interrompo subito. 《È bellissimo quello che gli hai detto...》
《Anche lui crede che tu mi ami...》, dice pensieroso.
《È un bambino, Damon...》
《È nostro figlio, Kat... è nato dal nostro amore! Jonah è il simbolo del nostro amore, capisci? Amo te e amo lui, sempre... pensaci!》, mi dice prima di chiudersi nella sua stanza.
Pensarci? Io ho troppe cose a cui pensare. Okay, forse hai ragione Damon! Forse ti amo e non sono capace di ammetterlo ma, devo pensare a quello che sto combinando, soprattutto. E in questo momento, anche ad Austin. Voglio sapere dov'è e se sta bene. Vado nella mia camera in cerca del telefono ma, non lo trovo e mi ricordo subito dopo, di averlo lasciato nella veranda in giardino. Che sbadata! Esco in giardino e lo trovo per terra. Mi piego per raccoglierlo e più in là, sento dei dei rumori. Ho un' improvvisa paura. Mi rimetto in piedi e mi guardo intorno deglutendo. Forse è meglio se torno in casa. Un lamento di dolore in lontananza, richiama la mia attenzione e sono sicura di sapere da chi proviene: Austin.