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«Jungkook hai messo lo spazzolino?»

«Si mamma...» rispondo mentre sistemo le ultime cose in valigia, accovacciato davanti ad essa.

«Hai messo una felpa in caso facesse improvvisamente freddo?» chiede lei di nuovo in piedi al mio lato.

«Cos- si mamma, ho messo anche quella» dico puntando la felpa nella valigia.

«Jungkook, hai messo un paio di mutand-»

«Dio mio, si mamma!» esclamo esasperato.  «Hai fatto la valigia insieme a me. C'è tutto. Al massimo andrò a comprare qualcosa con Hoseok, sperando che in quel paesino sperduto dell'Italia ci sia qualche negozio...» dico diminuendo il tono della voce lentamente.

Ciao, sono Jungkook.

Ho da appena compiuto 18 anni e Hoseok, come regalo super anticipato (li compio a settembre), ha deciso di regalarmi (ci) una vacanza insieme nella casa vacanza dei suoi genitori, in Italia, per questa estate.

Hoseok? Oh, è il mio migliore amico. Lo conosco da quando andavamo insieme a scuola a Busan e devo dire che è stata una sorpresa ritrovarlo anche a Seoul, proprio nella stessa scuola in cui mi ero riscritto. Delle volte ci scherzo sopra, chiedendogli se mi avesse inseguito e lui ogni volta ridacchia e mi tira una pacca sulla spalla, facendo aumentare i miei dubbi a riguardo.

«Ma almeno avete dei mezzi per spostarvi in quel posto?» chiede mamma.

«Beh si, useremo le biciclette» rispondo vago, sapendo di non poter usare veicoli non avendo il patentino europeo per farlo. Devo dire che il mio piccolo scooter mi mancherà... 

Fatto sta che mia madre, mi guarda poco convinta.

Però ritornando alle cose importanti, Hoseok è il mio migliore amico. E' sempre stata una persona disponibile, altruista e con me paziente.

Hoseok, come me, è gay. I suoi, come i miei, non lo sanno e se devo essere sincero, forse è proprio così che siamo diventati amici alle medie.


«Jungkook, posso dirti una cosa?» mi disse allora, in piedi davanti a me.

«Si, dimmi ti ascolto» dissi io, intento a scartare la cartaccia del panino tra le mani, essendo in pausa. Ricordo ancora che eravamo sulla collinetta di un bellissimo prato verde e avevo trovato un albero che faceva un po' d'ombra, siccome era ormai iniziata l'estate e il caldo, quando Hoseok si rannicchiò e mi porse quella domanda.

«Secondo te, ho la faccia da gay?» mi chiese indicandosi con il dito.

Sputai il boccone che stavo per addentare.

«MA CHE DOMANDE SONO DA FARE» dissi praticamente urlando e rompendo la tranquillità di quel posto.

«Beh ecco, io... Credo di essere gay Jungkook» mi rivelò e si sedette accanto a me, appoggiando la schiena al tronco dell'albero. Lo guardai e vidi che aveva alzato gli occhi al cielo, per poi piangere inspiegabilmente. 

«Ehi, ehi perché piangi? Non c'è nulla di cui vergognarsi» dissi per consolarlo, ma lui nascose il viso tra le ginocchia. Inizialmente credetti che fossi tanto scoraggiato perché credeva di avere una faccia da gay e che quindi questo, comportasse il fatto che non riuscisse a rimorchiare. Ma quando iniziò a singhiozzare, mi resi conto che sotto c'era ben altro. 

«Beh ecco, Hoseok, sono gay anche io» sospirai, preso alla sprovvista. Non era proprio così che volevo fare coming out per la prima volta, ma pur di consolarlo da quel pianto disperato in qualche modo, lo feci. 

«Cosa?» si alzò di scatto con gli occhi rossi e il naso arrossato.

«Si, sono gay. Mi piace Yugyeom» dissi indicando il campo di tennis in cui stava giocando.

«Oh...» mormorò, guardandolo insieme a me mentre il ragazzo in questione, si stava asciugando la fronte con un braccio, ad indicare che aveva caldo. «Ti metti qui per questo?» continuò, mentre mi guardava mangiare il panino che avevo ripreso a mangiare.

«Eh già. Ti sembro turbato? No. Non siamo le uniche persone in questo mondo ad avere altri gusti» spiegai e Hoseok si sollevò alquanto.


Non eravamo molto legati fino ad allora, ma in ogni caso, capì tutto di Hoseok dal fatto che iniziò a raccontarmi ogni sua perplessità, nonostante io fossi nettamente più piccolo di lui e lui stava praticamente per terminare i suoi studi.

Eh già, Hoseok è un mio hyung, anche se spesso per i nostri comportamenti diversi, ci scambiano di età.

«Poi però chiamami quando arrivi e scrivimi spesso» dice la mamma, risvegliandomi dai miei flashback. 

«Spero ci siano delle cabine telefoniche o un telefono come il nostro in quella casa» mormoro. 

Chiudo la valigia e la tiro su in piedi, per poi portarla fuori dalla camera, diretta verso l'uscio della porta, bella carica per la partenza di domani. Controllo i biglietti del volo: sarà un lungo, estenuante viaggio. Con questo caldo, lo faccio solo per Hoseok e davvero, spero che mi assicuri una bella vacanza come continua a promettermi. 

I miei genitori sono stati sin da subito piuttosto restii a mandarmi in un posto così lontano per il mio primissimo viaggio in aereo. Ma Hoseok era così entusiasta nel potermi far vedere un luogo nuovo, che il suo entusiasmo influenzò anche i miei genitori, che alla fine mi lasciarono partire, intimandomi di non portare nessuna ragazza italiana incinta. Alla loro battuta, ridacchiai nervosamente, tirando una energetica pacca sulla schiena di Hoseok, che mi guardò male per il gesto, assicurando poi ad entrambi i miei genitori che mi avrebbe tenuto rigorosamente sott'occhio.

Saluto mamma e papà che esce insieme a lei con faccia un po' stravolta per il lavoro che lo impegna tutta la notte e mi avvio verso la stazione del bus, poco distante da casa mia fortunatamente, dove vedo già Hoseok con jeans stretti e una maglietta bianca.

Ah, comunque la morale della storia sopra, è che Hoseok ha accettato la sua sessualità e non perde occasione di darlo a vedere, al contrario mio, che sembro solamente un ragazzino svogliato ventiquattrore su ventiquattro. Ma la mia non è svogliatezza, ma solo tanta e troppa timidezza e forse che sono un po' introverso. 

In ogni caso, sono contento per Hoseok. Vorrei essere così aperto anche io.

«CIAO JUUUUUNGGGGKOOOOOOOOOK»  grida il mio nome saltandomi in collo, lasciandomi dei baci sulla guancia.

Sono così abituato a questi suoi modi, che ormai ci ho fatto l'abitudine e, per il fatto che voglia tanto bene a questa personcina poco più alta di me che mi guarda con aria felice, la cosa non mi dispiace affatto. Alla fine, è l'unica persona a regalarmi un po' di affetto.

«Ciao hyung» gli scompiglio i capelli come faccio sempre per salutarlo e lui mi sorride. 

Successivamente, Hoseok dalla stazione mi accompagna a dove ha parcheggiato la sua auto e mi aiuta a caricare la valigia, diretti poi entrambi a casa sua, dove trascorrerò una breve serata per poi andare insieme all'aeroporto con i suoi genitori (che si sono offerti di accompagnarci per non far pagare il parcheggio a Hoseok con la sua macchina) e prendere il volo in tarda notte, per arrivare in mattinata in Italia. 






Benvenuti in questa nuova FF!

Voglio fare delle piccole annotazioni:

- ci troviamo alla fine degli anni 80.
- la storia ha un chè dal film "Call me by your name" più che altro per la location.

- Ali 

4 a.m | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora