Eccomi qua, a guardarla nella sua quotidianità nella mia Jaguar con i finestrini oscurati per non farmi vedere dagli altri. Mi accendo una sigaretta, mentre lei apre le tende della sua camera. Vive ancora con i suoi genitori ma tra poco so che si trasferirà, andrà a convivere con il suo ragazzo. Già, é fidanzata e non con me. Ma questa cosa durerà a breve, tra poco sarà mia, solo mia. Ho passato tanti anni a guardarla sorridere non per causa mia, non mi ha mai voluto fin dai tempi del liceo, in cui si prendeva gioco di me, in cui i suoi rifiuti mi facevano vergognare, più che altro morivo per lei, sarei stato capace anche di portarle la luna, se necessario. Ma lei non ha mai voluto vivermi, conoscermi, come ogni ragazza si fermò all'apparenza. Certo che ero bruttino: un po' di brufoli qua e là, in sovrappeso lo riconosco. Ma sfogavo molte cose nel cibo. Il fatto che mio padre mi ricordava sempre cosa mi aspettasse appena avrei compiuto i miei diciotto anni, mi terrorizzava. Avevo paura, sentivo il peso di una cosa che non volevo fare, non volevo diventare questo, ma non ho avuto scelta. Io volevo una famiglia normale, una vita normale, non una città come eredità. Solo il maggiore di due figli maschi quindi il peso più grande sarebbe toccato a me. Ebbene si, sono un boss della malavita, faccio cose brutte, a volte belle, ma non accetto i tradimenti e gli infami. Ho ventotto anni e dirigo Roma da quando ne ho venti. Mio padre mi ha lasciato pieno potere, si fida di me, si è sempre fidato. Sono schivo con le persone, non lego con nessuno, anche per colpa del mio brutto carattere che fa allontanare tutti e a volte mette paura. Lo so, ma il pugno duro è il mio forte. Non mostro mai le mie debolezze, a nessuno. Non ho amici ovviamente, solo conoscenti. Ma tutte le persone che sono al mio servizio, loro sono la mia famiglia. Le persone a cui faccio favori, loro sono riconoscenti e mi trattano come un re.
Certe volte sono spietato, ho il grilletto facile, come mi piace ricordare a chi si vuole ribellare. Non riesco mai a graziare le persone, se lo faccio è perché voglio farle soffrire e farle vivere con la paura.
Lei si affaccia di nuovo alla finestra, guarda il cielo. Oggi c'è un sole bellissimo che le bacia il viso. Ricordo al liceo aveva i capelli lunghi e di un nero che a volte sembrava si mischiasse nei miei occhi. Le andavo dietro così tanto che certe volte pensavo di superarla. Lei mi schifava, sempre. Mi ridicolizzava, mi faceva sentire piccolo come una formica, ridendo di me con la sua comitiva. Ma io stupido, continuavo a dirle che l'avrei fatta felice. Niente, solo prese in giro. D'altronde come poteva una divinità come lei innamorarsi o solo dare spago ad uno come me? Non siamo in quei film americani dove lo sfigato si innamora della più bella della scuola. Qui non siamo in un film. Siamo nella vita reale, e per me non esiste la felicità. A causa di imprevisti, io e la mia famiglia, finito il liceo ce ne siamo andati da Roma. Mio padre aveva da sbrigare delle faccende in America, lasciando la guida della città e le incomprensioni delle altre piccole congregazioni a mio zio. Doveva formarmi, mi portava con lui agli eventi, alle imboscate, alle corse, ai lavori clandestini che faceva, perché si è una cosa illegale, è uno schifo. Ma non potevo dirglielo, per non deluderlo. Acconsentivo, in tutto. Lo seguivo passo dopo passo per non essere da meno, per essere più bravo di lui, un giorno. Mio padre mi diede il via libera, potevo prendermi Roma. Tornai dopo due, tre anni e rimisi a posto tutto quello che c'era da fare. Mio padre fu contento, sapevo cosa dovevo fare per farmi rispettare, ma lui non ha mai avuto dubbi su di me. Su mio fratello ci ha lavorato parecchio di più, è un ragazzo che si fa abbindolare mentre a me, mi definisce spietato, il figlio che tutti avrebbero voluto per lasciare la sua eredità.
Sono tornato comunque, ho iniziato a cercarla, non mi sono mai mostrato a lei. Ho fatto ricerche, la spio ovunque vada, ci sono miei uomini in giro da ogni parte. In incognito, ovviamente. Ho un'idea in testa che mi frulla da molto tempo.
Ho bisogno di vendicarmi di chi mi ha fatto male in passato, ora che ho i mezzi, posso fare tutto quello che voglio. Posso ottenere tutto quello che voglio. Adesso, così potente e forte, sicuro di me, con un carattere forte, formato dagli eventi che mi circondano, ho un piano. Progettato nei minimi particolari.
"Signore, la ragazza sta uscendo.." mi dice il mio autista.
"Aspetta un attimo e seguirla, vediamo dove va" dico deciso.
Lei, chiude la porta di casa, con un maglioncino che le sta perfettamente, leggings nero che valorizza le sue forme. Scarpe da ginnastica, capelli più corti di come li portava al liceo, raccolti in una coda di cavallo bel tirati. Truccata leggermente, semplice. Mi bagno le labbra con la lingua. È sempre stata nei miei pensieri per tutti questi anni, non ho mai avuto una relazione seria con una donna, trovavo qualcosa che che non mi stava bene. Volevo lei, la mia mente sempre a questa ragazza che mi ha sempre rifiutato. E se anche la vedo andare via, sparire dietro l'angolo adesso, so che molto presto la rivedrò. Il mio autista parte e la segue. Arriva al bar dove lavora, ormai so tutto di lei. Dai suoi gusti musicali, a dove va la sera, a cosa ordina quando va a bere nei locali, che profumo usa, la sua famiglia cosa fa, il suo ragazzo, i suoi amici, la taglia che porta. Posso sembrare uno stalker, ma quando una ossessione diventa così forte non puoi fare finta di niente. Per questo ho passato giorno e notte a pensare a come avrei potuto fare, a come avrei potuto portarla da me, a farla innamorare di me. Ci ho pensato tra un lavoretto e l'altro. Tra un letto e un altro. Un qualcosa che mi facesse venire l'ispirazione, anche perché a quasi trenta anni dovrei avere una compagna, una famiglia tutta per me. Poi un giorno ho capito cosa avrei potuto fare. Non mi sarei mai presentato di fronte a lei a chiederle di uscire con me, mai. Non è da me. Ho pensato e ripensato a tutto, a quello che sarebbe successo dopo, a quello che avrei dovuto fare per non destare sospetti. Ho tutto in mente, sto solo aspettando il momento giusto.
"Giorgio, torniamo a casa" dico al mio autista.
"Subito signore.." dice spingendo l'acceleratore e guidando verso la mia villa fuori città. Sospiro e mi sfrego la barba con la mano destra. Prima o poi sarà mia e di nessun altro.
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GANGSTER🔫
Fanfic«Cosa vuoi?» «Voglio che tu mi ami, solo così potrò lasciarti alla tua libertà» #1 in Thriller 2/10/2020 Autrici: Sara&Camilla