18.

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Questa notte non ho avuto per niente incubi, né mi sono passate da enti tutte le persone che in un modo o nell'altro ho ucciso. Quando apro gli occhi, noto che è quasi ora di pranzo. Lei mi dorme addosso, vicino a me, con il suo culo quasi sul mio pacco che le da il buongiorno, perché diciamola tutta, gli uomini la mattina sono eccitati come porci. Mi sta venendo una mezza idea sconcia. Piega la gamba e io mi avvicino ancora di più. Sono o non sono l'uomo che non deve chiedere mai? Si, lo sono. Cerco nel cassetto del comodino un lubrificante che dovrei avere per ogni emergenza, prima di lei avevo una vita fatta di sesso e passione, quindi ci dovrebbe essere, eccolo, trovato. Mi tiro giù le mutande e me lo massaggio con il lubrificante, sospiro e poi con un gesto deciso la spoglio e le entro un pezzetto dentro. Lei apre gli occhi di botto.
"Oh" dice con voce tremante.
"Mh?" lo spingo più in dentro "buongiorno" dico sospira do di piacere.
"Buongiorno un cazzi, aia, mi fai male" mi dice.
"Shhh... Ora passa, ti piacerà" le dico strusciando le labbra sul suo collo.
"No. Mi brucia e mi fa male"
"Rilassati, stai tesa" le dico e inizio a muovermi piano dentro di lei, forse non lo ha mai provato, ma non importa, piano piano le piacerà.
"Ti odio" mi dice a denti stretti. "Mi fai male"
"Goditelo e stai zitta"
"Provo dolore, non piacere" continua ma io sono pervaso dal piacere, non la sento proprio, la sdraio a pancia in giù e le allargo bene le gambe, muovendomi ancora. Ho deciso così è così sarà. Penso che me ne starà dicendo di ogni, ma poco importa. Entro ancora di più. Le metto la mano sulla sua e la stringo, godo molto, ho sempre pensato che il di dietro abbia qualcosa di più per far godere l'uomo. È stretto e sento molto di più. Lei però non fa neanche un sospiro, nulla. Sembra apatica. La sua mano è gelida, fredda, sembra quasi morta se non vedessi le sue palpebre sbattere ogni tanto. Ansimo ma lei sta in silenzio. Non le piace, forse. Esco da lei ed entro dall'altra parte, muovendomi più forte, ma anche stavolta un silenzio straziante da parte sua. Continuo, non può essere che non le piaccia più, che cazzo ha adesso? Mamma mia, il sesso devi coltivarla sempre di più, che se si appiattisce lui poi tutta la relazione. Arrivo al culmine e le vengo dentro. Lei si è solo bagnata, non è venuta, lo saprei me ne sono sempre accorto.
"Ancora che mi vieni dentro?" mi dice.
"Si" mi sdraio sopra di lei.
"Levati" mi dice.
"Non sei venuta come mai?"
"Perché mi rode il culo"
"Quelle cose non si trattengono. Ti rode? Te lo gratto" sdrammatizzo ma lei non è dello stesso avviso, anzi.
"Falla finita, non fare lo spiritoso. Le cose si chiedono, no che fai come ti pare, hai capito? Non sono il giocattolino tuo che usi come è quando ti pare" mi dice.
"Oddio, ancora con questo giocattolino, che palle. Me lo fai ammosciare per dio" sbuffo, a volte è pesante si.
"Ti devi levare"
"No. Decido io non tu, se voglio il culo me lo prendo. Punto" sbotto, ma dillo che vuoi farmi incazzare no? Almeno lo so, litighiamo.
"Mi hai rotto il cazzo, e non sto scherzando" mi dice.
"Eh fattelo ingessare, che vuoi da me"
"Che ti togli smda sopra di me" continuo a dire di no "bravo, continua così che vai lontano"
"Che fai mi minacci Mh? Non sei nella posizione per farlo, né di ribellarti" ogni tanto mi tocca ricordarle chi sono io e chi è lei.
"No, ti avverto"
"Uh addirittura. E cosa fai sentiamo? Non mi fai paura sappilo" dico.
"Ti ammazzo mentre dormi, quanto è vero dio, ti pianto un coltello nel cuore" mi dice. Mi viene da ridere, giuro.
"Codarda. Fallo adesso no? Perché proprio mentre dormo?" la sfido, lei annuisce così mi sposto per farla andare a prendere l'arma. Lei si alza e scappa in camera, di corsa, letteralmente. Mi alzo e mi rivesto. Lei si chiude in camera, non me ne curo più di tanto e scendo.

~

Sono scappata in camera, mi sono buttata in doccia a piangere. Con l'acqua aperta che mi bagna e tolga via gli ultimi pensieri. Non ci riesce, anzi. E stato troppo rude, cattivo, una bestia. Come può farmi questo? Come? Dopo un'oretta di pianto più che altro esco dalla doccia e mi asciugo. Mi metto una tuta, sono devastata. Mi metto a letto e mi copro, vorrei soltanto morire adesso. Sono immersa nei miei pensieri quando sento bussare, neanche rispondo ma entra Ambrogio che mi porta il pranzo, visto e considerato che non ho mangiato.
"Non ho fame grazie.." rispondo.
"Che le è successo? La vedo scossa" mi dice e sistema il vassoio sulla scrivania.
"Niente, voglio solo non svegliarmi più da questo incubo.." sussurro mentre mi asciugo gli occhi.
"Perché? Lo sa che con me può parlare. Ma sta piangendo?"
"Si, non ce la faccio più. Un momento sto bene, un altro sto male. È una bestia.." dico.
"Che le ha fatto?"
"Non posso dirtelo.." dico.
"Posso aiutarla?" mi chiede.
"L'unica cosa che puoi fare, è tirarmi fuori di qui" dico.
"Sa che non posso farlo"
"E allora non puoi fare niente.." dico coprendomi di più.
"Le lascio il pranzo qui, proverò a far ragionare il signore.." mi dice e annuisco sperando che anche lui se ne vada e mi lasci sola. Esce e mi chiude la porta, lasciandomi come desideravo. Da sola, con i miei pensieri tristi e con la voglia di morire che si fa sentire sempre più forte.

~

Sto mangiando quando mi vedo Ambrogio che richiama la mia attenzione. Mi dice quel poco discorso che ha avuto con Camilla adesso. Mi consiglia di pensare a quello che sto facendo. Annuisco e il risultato del suo buonismo è questo: mi giro malissimo verso di lui e lo prendo per il collo, ringhiandogli che deve farsi i cazzi suoi. Lo minaccio di licenziarlo, lui deve solo lavorare e basta, nient altro. Lo lascio spingendolo.
Finito il pranzo, mi alzo e butto per terra tutti i piatti dal tavolo. Faccio un po' di caos, almeno capisce che il suo posto è lì, a lavorare e non a farsi i cavoli miei e immischiarsi in fatti che non lo riguardano minimamente.
Sistemato lui, mi pulisco la bocca. Ora tocca a lei. Salgo in camera come una furia.
"Che cazzo gli hai detto ad Ambrogio eh? Che fai, ti fai gli amici?" alzo la voce fin da subito.
"Niente che non sai già, che voglio andare via, che mi tratti di nerda e che spero di non svegliarmi più" sbuffa sotto le coperte.
"Ancora? Quanto cazzo sei pesante. Non la pensavi così ieri sera, meglio se bevi guarda perché così non ti si regge. Sempre a lamentarti, mamma mia. Tanto non risolvi un cazzo, non esci da qui. E più rompi e più non esci, chiaro??" rimetto le cose al proprio posto.
"Mhmh" mi dice.
"Ed evita di parlare con la servitù che mi da al cazzo. Se devi dirmi qualcosa lo dici a me"
"Non ci si può parlare con te.." mi dice.
"Mi dici solo cazzate, solo lamentele"
"Non ti dirò mai più niente.." mi dice e si gira di schiena, aia non doveva farlo. Mai darmi le spalle in una discussione.
"Male va per te, che cazzo gli devi dire alla servitù?" dico. Silenzio da parte sua. Non deve ignorarmi. Mi deve rispondere. "oh" la giro con la mia grazia. "rispondimi" ordino.
Lei mi guarda in silenzio.
"Oh. Rispondi." dico a denti stretti mentre le mie mani vanno da sole sul suo collo. Lei non stacca gli occhi dai miei. Per la testa mi passa di stringere, di farle male perché questo per me è un affronto. Non lo tollero, mi mordo il labbro lottando con me stesso, lottando con quella bestia che è dentro di me. Deglutisco vedendo i suoi occhi che mi guardano ancora, mi sposto e me ne vado, sbattendo la porta e mandando al diavolo me per aver fatto questo gesto e lei per avermici portato.
La sento piangere di sopra ma vaffanculo, l'hai voluto tu, cazzo.

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