39.

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Sono dietro di lei, in quella che è stata casa sua per quasi tre anni. È piccola ma spaziosa. Chiama Ginevra ed Ezio ed io ho un magone in gola, non credo di essermi mai sentito così. Il cane corre verso di noi, mi guarda e mi salta addosso.
"Ei bello de casa" lo accarezzo e lui impazzisce. Mi lecca e a quanto pare è felice di vedermi. Poi appare dal nulla una piccola pulce, una mini me. Metto giù Ezio che mi gira tra le gambe e la bimba va ad abbracciare le gambe della madre.
La guardo, è stupenda. La prende in braccio. Sento il cuore battere come se all'improvviso la mia vita avesse di nuovo un senso. Camilla le da i baci ed io mi avvicino a loro.
"Te l'ho detto che è uguale a te" dice Giorgio dietro di noi. Annuisco.
"Ciao piccola" le dico con la paura che non mi voglia.
"Butto" da il giocattolo che aveva in mano addosso a Giorgio.
"Io brutto? Ah no Giorgio" dico.
"Guarda un po', lo sai chi è lui?" dice Camilla girandosi verso di me. Fa no con la testa "lui è papà" mi presenta e lei si apre in un sorriso meraviglioso, le brillano gli occhi. Madonna la amo.
"Ciao" le dico.
"Saluta" la esorta Cami.
"Sao" mi dice.
"Ci vieni in braccio?" chiedo con Ezio che non mi molla neanche un secondo. Allunga le braccia verso di me e la prendo stando attento a non farle male è così piccola.
"Eccola" dico sentendo proprio la scossetta tra me e lei, è mia figlia, è il mio amore. Mi sciolgo e me la stringo al petto, il mio senso di protezione è uscito di nuovo.
"Chiamalo un po' papà" le dice Camilla.
"Pa pa" dice lei è il mio mondo sembra fatto di caramelle e giocattoli.
"Madonna ma io mo me te mangio de baci" dico e me la bacio tutta.
"Non parla tanto però mena" mi dice Camilla e ride.
"Ma che brava, a Giorgio meni?" le chiedo e lei fa sì con la testa "come mai ti fa arrabbiare?"
"È butto" dice e Giorgio subito le risponde che qui di brutta c'è solo lei. Lo guardo malissimo, ora siamo in due a menarti. Alza le mani e lei si appoggia a me, toccandomi l'orecchio con la manina. Carmen e Alessia sentendo il baccano vengono di là.
"Signore bentornato" mi dice Carmen.
"Bentornato signor Kostas, il pranzo è pronto" dice Alessia.
"OH si mangia, tutti a lavare le mani e su" dice Camilla.
"Madonna devo mangiare da ere mesa, andiamo Gine?" non mi voglio mai separare da lei, mai più.
"Eh sei pelle e ossa, Madonna" mi dice Cami.
"Non me facevano mangiare" dico e vado al bagno con lei. Le metto le manine sotto il getto del lavandino, tra le mie enormi, le sue si perdono. Ride mentre le lavo le mani. Fa un po' un casino ma poco importa, allaghiamo tutto ma si, sti cazzi. Ezio è sempre intorno a me, non mi molla neanche un secondo. La asciugo è torniamo di là.
"Mettila nel seggiolone" mi dice Cami ed io la metto dentro, impacciato, con le mani che tremano perché ho paura di farle male, di sbagliare qualcosa. Camilla ride vedendomi così ma non l'ho mai fatto, quindi pazienta. Mi siedo tra lei e Camilla, fa i piatti e anche le ragazze e Giorgio si mettono a tavola con noi. Per ora non dico nulla, sono grato a loro per non avermele lasciate sole.
"Fai vedere a papà come mangi da sola" dice a Ginevra passandole il suo piatto.
"Vediamo un po'" dico e la guardo.
"Soffia e poi mangi eh, che scotta" si raccomanda la mamma.
"Cotta" dice lei.
"Eh si.." mi passa il piatto anche a me. La guardo innamorato, di lei, di questa piccola pulce di cui ho perso tutto. Ma ora sono qui recuperiamo. Prende la pasta con la forchetta e ci soffia prima di mettere tutto in bocca. Sembra una mini donnina, il mio cuore giuro non regge, è troppo bellissima. Continuo a guardarla, incantato verso questa meravigliosa creatura. Sento gli occhi addosso di Camilla. La guardo e sorride, é felice.
"Ora ne dovete fare un altro" se ne esce Giorgio.
"Cosa?" mangio piano "un altro bimbo dici?"
"Eh, vi vengono belli, poi non ti sei goduto nulla di lei" continua il mio uomo migliore.
"Lo so, provvederemo"
"Capirai tre anni di astinenza, mi sfonda, viene una cucciolata mica no, abbi pietà di me" mi dice Camilla.
"Eh mi sto tenendo sappilo, sto fremendo" dico, è la verità, non vedo l'ora di avere un po' di tempo solo io e lei.
"Quando ho partorito non mi hanno messo i punti, non me li vorrei mettere ora" mi dice e scuoto la testa divertito.
"Vabbè non vi preoccupate, dopo mangiato noi andiamo al parco con la bimba" dice Giorgio "così avete del tempo per voi" Annuisco.
"Però non sarebbe male, non mi va di farla restare da sola, un fratello o una sorella dobbiamo farla" dico sicuro.
"Eh si, figlio unico non mi piace" lei mi da ragione.
Mangio solo un quarto delle cose nel piatto devo riabituarmi, poi adesso non ho fame ho voglia di fare altro e di guardare questa bambina che è diventata la mia ragione di vita.
"Devi vedere i tuoi nipoti, come li mette in riga" ride Cami.
"Bella a papà"
"Si venivano qua, almeno giocavano" mi dice.
"Quindi hai conosciuto mio fratello, mia cognata, i miei, tutti" dico e me la guardo.
"Si tutti"
"Sono contento"
"Siamo stati pranzo e cena, sta casa era un campo nomadi" ride.
"Pa" Ginevra mi bussa sulla spalla e mi giro.
"Amore dimmi tutto" dico e lei mi indica l'acqua "ma certo che te la passo, papà te ne fa una cisterna di acqua" dico e gliela verso nel bicchiere facendo ridere tutto il tavolo.
"Lo abbiamo perso" ride Camilla "come si dice?"
"Assie" mi dice.
"Ma prego amore per te questo ed altro" me la guardo innamorato sempre di più.
"Ma fagli vedere gli orecchini no?"
"Pure, fammi vedere si" bevo. Lei si sposta i capelli, super vanitosa "che belli, come brillano oh" le dico.
"Mhmh belli" dice lei.
"Molto, le farfalline" metto il piatto per terra per Ezio, che anche lui mi è mancato troppo.
"Le pappalline, losa" mi dice e io non mi tengo a sentire le parole dette in un altro modo, mi sciolgo letteralmente.
"No ceh come si fa adesso?" dico.
"A fare cosa?" mi chiede Camilla.
"Eh con Ginevra" dico.
"Perché che ha fatto?" si alza e sparecchia.
"È troppo gnocca" dico e lei scoppia a ridere. Le domestiche e Giorgio la prendono e se ne vanno un po' per lasciarci alla nostra privacy, meritatissima direi.
La tiro seduta in braccio a me. Lei mi abbraccia e mi da i baci. Mi passa una mano sulla schiena ed io le accarezzo le cosce.
"Pensavo di non potervi vedere mai più" dico e me la stringo addosso.
"Pure io, ho temuto il peggio. Invece eccoci.."
"Per fortuna.." strofino la faccia sul suo seno, non mi pare vero che sono di nuovo qui, con lei. Lei non si fa pregare, mi dà i baci, si struscia ma non sono in vena di giochetti oggi, ho solo voglia di entrare dentro.
"Ti voglio.." le dico.
"Non sono andata con nessuno.. Sappilo" mi dice e mi alzo con lei in braccio.
"Si eh, astinenza anche tu.." vado verso la camera e chiudo la porta con il piede.
"Molta.." mi da i baci sul collo. La butto sul letto e le salgo sopra. Lei mi spoglia piano e in un modo che a me fa togliere il fiato.
"Mi hai pensato, mh.." mi chiede.
"Sempre. Ogni secondo. Non ho mai smesso" la bacio ovunque e lei geme sotto di me. Andiamo a fuoco, la sua pelle scotta, la mia brucia. La bacio, come non facevo da tempo, come se volessi recuperare in un istante tre anni di niente. Mi tira a lei e le mie mani viaggiano nel suo punto più sensibile. La tocco e lei si contorce un po', apre bene le gambe, mi vuole. Entro dentro di lei, già eccitato, non c'è la facevo più.
"Misa che sono tornata vergine" sospira di piacere.
"Ti sento.."
"Ti sono stata fedele.."
"Lo so" le dico e lei mi bacia. Mi inizio a muovere dentro di lei, tre anni da sfogare non sono pochi. Entro ed esco facendole sentire quanto mi è mancata. Ansima sulla mia bocca ed io continuo più forte, tenendole il viso fisso su di me. Mi guarda negli occhi, ansima, geme, ma io non mi fermo, più fa così più ne voglio ancora. Sento i brividi ovunque dopo tanto tempo finalmente sono di nuovo dentro casa mia.
"T'amo" le dico piano all'orecchio, mentre viene ma non mi fermo.
"Pure io.." mi dice io non mi fermo non voglio che finisce questo momento, mi sto trattenendo, ma non so per quanto possa farlo perché il godimento è troppo e dopo poco mi lascio venire, dentro di lei, in un modo che solo io e lei sappiamo. Rimango col fiatone ancora sopra di lei. Lei è rinvenuta, le è piaciuto a quanto pare.

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