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Mi sono innervosito ance con Deva, forse non ci vuole stare con me, vado a prendere Ginevra a scuola, lei è diversa. Mi ama lo vedo, mi dimostra affetto ogni volta, la porto anche a prendere l'happy meal e la faccio mangiare in macchina. Mi vibra il telefono, lo guardo un attimo e Camilla mi ha appena mandato un messaggio chiedendomi dove siamo finiti. Leggo solo l'anteprima e poi lo rimetto in tasca.
Torniamo a casa e lei proprio in quel momento scende.
"Mi puoi anche rispondere" mi dice.
"Mamma" la chiama Ginevra e le va in braccio.
"A cosa?"
"Al messaggio" mi dice.
"Non l'ho sentito" rispondo.
"Eccerto, ora devi fare le ripicche, sennò non sei tu" mi guarda male.
"Oh piantala, non l'ho sentito, siamo andati al mc drive" dico "che è non ti fidi che sto con lei mh?"
"Non è quello, ma se non ti vedo mi preoccupo" mi dice.
"Perché ho Ginevra" apparecchio il tavolo con i colori così che può disegnare.
"Perché se ne sentono tante mh" mi dice lei.
"Tipo?"
"Che puoi fare un incidente, che cazzo ne so" risponde.
"Se ero uscito e non avevo Ginevra il messaggio non me lo mandavi" dico e lei sale senza rispondere. Sbatte la porta della camera e mi dedico alla piccola, mentre Ginevra mi racconta un sacco di cose, parla senza sosta e per una volta in questi mesi sorrido veramente.

~

Il pomeriggio decido di fare il bagnetto a Deva.
"Noi due siamo le pecore nere, lo sai si. Noi perché non gli lecchiamo il culo come tua sorella, non andiamo bene" la insapono.
Sento un vento gelido spostarmi una ciocca di capelli. Mi ha sentita, ma come cazzo fa!
"Che stai borbottando? Dimmelo in faccia"
"Hai sentito"
"Si, chi è che mi lecca il culo?" mi chiede incazzato.
"Tua figlia"
"E perché eh, perché mi vuole bene? Non ti permettere!" mi dice puntandomi il dito.
"Beh certo, allora lei la tratti bene. Io e lei non ci siamo"
"Apparte che c'è l'ho con voi prima cosa, anche con lei si, secondo non vi potete proprio lamentare di un cazzo di niente. E stiamo facendo i compiti se proprio lo vuoi sapere!"
"Io mi lamento invece"
"E di che è?" mi dice con voce dura.
"Perché i figli vanno trattati tutti allo stesso modo, non le preferenze" dico.
"Perché lei come la tratto eh? Di merda vero. È lei che non ci vuole stare con me, che si stranisce. Poi per un quarto d'ora che sto giù devi dire ste cazzate"
"Certo sei nervoso, la fai straniere, lo sente eh. E poi non è un quarto d'ora hai capito. Sono cinque mesi che è così, perché ti pesa farle tutto a sta poverina" dico liberandomi. Lo penso davvero.
"Ma smettila, ma non dire cazzate perché faccio tutto"
"Certo, dobbiamo litigare per farti fare le cose" la sciacquo.
"Non è per lei, e perché tu mi imponi le cose, comandarmi e non si fa, con me non lo fai"
"Si, vabbè. Andiamo vieni" tiro fuori Deva dall'acqua e l'asciugo "non mi comando più neanche tu"
"Lo sto facendo, da qua non esci" dice.
"Eh vabbè" le asciugo i capelli "poi non mi chiedere perché lei ti odierà"
"Mi fai odiare tu, con i tuoi modi di merda" mi dice.
"Lo fai da solo, non è giusto che cresca dentro queste quattro mura, perché tu sei malato mentale, perché finché mi dici la sera non esco più ci sto anche, ma così che ci rimette anche lei, no, mi dispiace ma non ci sto" la vesto.
"Allora esci, la sera stai a casa" mi dice.
"Come faccio eh, che è tutto chiuso"
"Vieni" scende "Giorgio apri ste cazzo de porte" lo sento urlare.
Prendo Deva e scendo di sotto. Giorgio le apre, Kostas le spalanca.
"Vai dove vuoi" mi dice "Gine vuoi andare anche tu?" si rivolge alla figlia.
"Dobbiamo pinire i coppiti" le dice la figlia.
"Li finiamo dopo, vai con mamma" dice.
Metto Deva nel passeggino e la copro che fuori fa freddo e quasi novembre.
"Tu no bieni?" chiede al padre.
"No papà deve lavorare, ci vediamo dopo" le dice e da un bacio a lei e uno a Deva. Metto il giacchetto a Ginevra, infilo le scarpe da do uno sguardo a Kostas che mi sembra abbia mollato un po' troppo subito. Prendo la borsa.
"Ti aiuto col passeggino" mi dice.
"No mi faccio aiutare da Giorgio, tu vai a lavorare" dico scazzata.
Lui sale, ma vaffanculo va, invece di uscire tutti insieme, lui si isola. Ma che stiamo facendo i genitori separati?
"Dai Giorgio vieni con noi, almeno ci fai compagnia" dico e lui mi guarda, dopo un po' annuisce e mi aiuta a sistemare il passeggino. Saliamo e partiamo. Sono veramente in crisi, cinque mesi in questa situazione sono tanti, in più un altro figlio, questo non ci voleva, affatto.

~

Esco anche io, riprendendo quello che avevo lasciato indietro per seguire e dare tutte le attenzioni alla mia famiglia. Non si merita un cazzo. Vuole uscire? Che esca, vuole fare la bambina, che la faccia! Deve solo sperare di non sbagliare mai una mossa perché lei non ha ancora capito di cosa sia capace.
Vado da Antonio, un ragazzo che mi è sempre stato antipatico per le troppe scuse. Oggi non sono dell'umore adatto, sparo senza fare teatrini, poi passo ad un altro, dritto al cuore. Giudicarli spetta a Dio, mandarceli spetta a Manolas.

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