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Sono passati un paio di mesi, per ora ci siamo calmati anche se ogni tanto discutiamo, ma cos'è così. Vado di là nel suo studio. Gli sorrido chiedendo cosa stesse facendo. È un po' arrabbiato sta mattina e mi dice che c'è sempre qualcuno che gli rompe le palle. Oddio, speriamo niente di grave.
"Senti.." mi avvicino per fargli sentire la pancia che la bambina si muove.
Lui ci mette la mano e chiede se è tutto normale. Certo, solo che l'agitazione è i nervi di questo ultimo periodo hanno agitato anche lei. Mi dice che non accadrà più, non vuole che succeda qualcosa alla pupa ed io ci credo. Scendiamo a fare colazione, ho sempre voglia di pancake e me ne hanno fatti una marea. Facciamo colazione insieme e poi chiede se gli va di uscire.
"Sto aspettando una cosa, poi possiamo uscire" mi dice.
"Cosa?"
"La foto di uno che mi sta rompendo il cazzo"
"E chi è?"
"Non so, so solo che è di mezza età, aspetto che mi mandano la email con l'identikit" mi dice.
"Poi lo voglio vedere sto stronzo. Dai usciamo andiamo a vedere qualcosa per questa bambina" gli dico. Annuisce e salgo a cambiarmi. Dopo di che decidiamo di andare tanto Gmail c'è l'ha anche sul telefono. Mi massaggio la pancia.
"Mi sta riempiendo di calci, sta stronza" dico.
"Ancora?"
"Mhmh, ma come la chiamiamo?" chiedo perché non ne abbiamo mai parlato. Iniziamo a buttare giù dei nomi in macchina. Asia, Cloe, Viola, Claudia, Naomi, Deva, Giordana.
Gioia, Greta, Gaia. Ne escono milioni. Ma nessuno ci mette d'accordo finché lui non ripassa i nomi e mi dice.
"Deva, non c'è lo ha nessuno, un nome speciale. Per me va bene quello" mi dice e sorrido perché piace anche a me. Decidiamo di comprare di nuovo tutto, per me è giusto che ognuno abbia le sue cose, non è giusto che perché è la prima ha tutte cose nuove e l'altra gli scatti. Lui è del mio stesso avviso, poi non abbiamo problemi economici, per cui. Andiamo in giro a fare compere, Kostas striscia senza problemi, passiamo il pomeriggio così finché non tira fuori il telefono e la sua faccia cambia espressione. Lo riposa subito e non capisco. Mi chiede di tornare a casa, subito. Non lo capisco, dovevamo uscire un po', di già a casa? Sbuffo un po' mi arrabbio ma lo seguo.
"Che è sta faccia?" chiedo.
"Niente tranquilla"
"Sicuro?"
"Si si.." ma capisco che c'è qualcosa che non va.

~

Non è il momento di parlarne in giro, il suo identikit è stato un colpo al cuore, non voglio darle un dispiacere ma devo pure dirglielo prima o poi. Sfreccio verso casa e la faccia del padre di Camilla non lascia la mia mente. Parcheggio ed entro facendo un gesto a Giorgio. A colloquio subito. Come cazzo si fa adesso? Io non le ho detto niente ma è il padre cristo. Lui mi da ragione, non posso uccidere il padre, poi davvero non mi calcolerebbe più. Ma sta denunciando me ovunque, non posso rischiare di finire in carcere di nuovo, cazzo. Sto rischiando di brutto. Stiamo a colloquio per due ore buone, poi mi faccio forza, devo dirlo a lei, così può darsi che parli con il padre. Mi convinco e scendo, lei è sul divano.
"Senti dobbiamo parlare" dico.
"Parla.."
"È una cosa seria, questa è la scheda di quello che ti avevo detto" gli passo il foglio e lei sbianca.
"Mio padre.."
"Si, ha già fatto tre denunce, polizia, carabinieri e finanza" le dico.
"Ora ci parlo io"
"Prova.. Sennò troviamo altre soluzioni" dico.
"Non mi pare il caso di ucciderlo"
"No infatti te ne ho parlato per questo, non potrei mai farti una cosa del genere" le dico, lei annuisce e ribatte che va lei a parlarci.
Annuisco e decido di andare a prendere Ginevra.

~

Chiamo mio padre, gli spiego la situazione ma ovviamente a lui non frega nulla, mi dice che è un uomo pericoloso e mi deve proteggere, è mio padre. Ribatto che lo amo, ho due figlie con lui, basta, ormai ho deciso che la mia vita si deve legare a lui. Ma mio padre non sente ragioni, deve pagare per tutto quello che ha fatto, lo odia da morire per avermi fatto tutto ciò, per avermi fatto stare male. Parlo chiaro, o la smetti o ti uccide, vediamo se riesco a mettergli un po' di paura. Non capisce come sono stata male in quei tre anni in cui mi hanno separato da lui a forza. Tutto quello che ho passato da sola, non se ne rende conto. Mi dice che non ha paura se è da parte della giustizia, poi ribatte che Kostas mi ha portato via dalla famiglia e per questo gliela farà pagare, attaccando.

Kostas e Ginevra tornano a casa, la piccola mi abbraccia.
"Ci ho parlato, non sente ragioni" gli dico.
"Quindi continuerà a denunciarmi?" mi chiede e annuisco.
"Ci vado a parlare di persona" dico.
"No lascia stare, non voglio che ti agiti, sei incinta basta mh, lascia perdere"
"No, fammi fare."
"Fai come vuoi tanto parlare con te è come parlare col muro" mi dice. Annuisco. Ginevra va apprendere i colori e li porta al padre. Annuisce e si mette a colorare. Io mi alzo e mi infilo le scarpe.
"Ora torno" annuncio. Chiedo a Giorgio di portarmi da mia madre. Acconsente e partiamo. Ho l'ansia addosso, ne risente la pupa lo so, ma devo mettere fine a questa cosa. Mio padre deve capire che lo amo e che senza di lui sono morta.

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