3.

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La guardo, finalmente è davanti a me. Così bella e sensuale. Mi inumidisco le labbra, vorrei evitarle il trauma di dirle chi sono, che se lo ricordasse almeno un po', ma lei forse ha rimosso dopo tutti questi anni. Non parlo, la guardo e basta. Finché è lei che rompe il silenzio che è tra di noi, un gelo, una voragine che si spezza nel momento esatto in cui lei dischiude le labbra.
"Chi sei?" mi chiede.
"Davvero non ti ricordi di me?" la guardo senza mai vacillare. Sono un uomo deciso, che crede in quello che fa. Tutto nei minimi dettagli, in cui chiavi e telefono che erano suoi, ora sono di mia proprietà.
"No, chi sei? Se abbiamo limonato in discoteca non ero in me, te lo dico." mi dice subito sulla difensiva.
"Non lo hai mai fatto, anzi.." la fermo subito visto che era partita in quarta.
"E chi sei?" continua a chiedermelo.
"Kostas Manolas, ora ti ricordi Camilla?" rispondo scandendo bene ogni singola parola, come per fargliela rimanere impressa così che non mi scordi più. "ora ho fame, andiamo a cena"
"Che cosa?" alza la voce e la sua faccia sembra pietrificata. "mi spieghi che cazzo ci faccio qua? Perché non posso andare via?" la sua voce rimbomba per il salotto.
"Perché non ne ho voglia, stai qua e basta." dico e non ammetto legge, ho pianificato questa cosa da anni, non lascerò che si ribelli.
"Ma che sei matto? Io devo lavorare, ridammi le mie cose e me ne vado"
"Immaginavo questa reazione" dico a bassa voce e mi sfrego la barba cercando di mantenere la calma, ho difficoltà a farlo. "Mhhhhh no."
"Perché no?? Cosa vuoi da me? Soldi? Non ne ho, è inutile. Non ho niente" mi dice.
"Non mi interessano soldi, stai con me." rispondo.
"Che cosa? Mai." mi guarda negli occhi e lo ribadisce "mai."
"Vabbè stai qua uguale" faccio spallucce, ormai ho deciso. Deve stare qui, con me. Questo è il suo posto da sempre. Con me.
"Oh fammi andare a casa, subito." ribatte.
"No. Basta un po', mi stai facendo venire il mal di testa. Stai qua, finiscila. Tanto non puoi uscire inutile che ti agiti, devi iniziare a prendere confidenza con questa casa" dico.
"No ceh, assurdo. Sono prigioniera qua dentro?" mi guarda stupita.
"Esattamente.." le dico senza aggiungere altro. Spero non lo faccia più neanche lei, che accetti la cosa perché non cambierò mai la mia decisione.
Lei sembra rassegnarsi ma mi fa la domanda che avevo pensato mi facesse.
"E cosa devo fare per uscire?"
"Quando ti innamorerai di me, uscirai. E non provare a scappare, perché ho i miei assi, mh?" dico iniziando subito a mettere le cose in chiaro.
"No vabbè questo è pazzo. Mi fai schifo oggi come allora, non è cambiato niente" mi dice sicura di se.
"Allora resterai qui a vita" dico lei prova a controbattere ma la anticipo "il tuo adorato fratellino, ci tieni lo so, o non è vero?" le chiedo.
"Che c'entra mio fratello?" sbotta arrabbiata solo per averlo nominato.
"Ho la tua famiglia in pugno, semmai ti venisse voglia di scappare." le dico in tutta onestà.
"Vaffanculo, stronzo. Tu e la tua famiglia di criminali e assassini. Solo così sapete fare le cose, vergognatevi. Lo so quello che dicono di voi, io non voglio farci parte, lasciami stare mi fate schifo. Dovete finire male, malissimo. Vergognatevi" mi guarda ma non gli do peso. Sono un uomo potente, mi hanno detto di peggio. Di certo due insulti non mi fanno scattare. Le bande organizzate sono in tutto il mondo e le città in cui risiedono stanno in pace da anni, nelle città "protette" regna lavoro, rispetto, soldi e futuro, anche se spesso attaccate da qualcuno che cerca di prendersi quello che hai costruito in tutti gli anni. O da quelli che odiano questo mondo, che lo condannano, facendo tutta un'erba un fascio. Quelli tipo lei, che me la vedo arrabbiata e che mi insulta ancora.
Mi avvicino e la prendo per un braccio.
"Andiamo a cena" le dico.
"No." si dimena. Non la lascio, anzi la trascino in sala da pranzo. A me, nessuno dice di no. Nessuno disobbedisce ai miei ordini. Mai.
"Oh lasciami"
"Ti siedi e ceni con me." dico non accettando un rifiuto come risposta.
"Non ho fame" mi dice.
"Allora vattene in camera" le lascio il braccio, mi sta facendo innervosire e anche parecchio, quando io avrei voluto solo cenare ed andare a dormire.
"Non mi comandi. Se ti piacevo tanto, potevi invitarmi a cena normalmente, non facendo così hai capito?" mi chiede e dico di no con la testa. "perché no?"
"Perché non ci saresti venuta. Ti faccio schifo adesso come allora no? Allora stai qui finché non mi ami" dico con naturalezza.
"Ma sono fidanzata, da tre anni!"
"Eh vabbè se ne farà una ragione, che dobbiamo fare" mi sfrego le mani. "tanto lo so chi è, so tutto di te, ti ho fatto seguire" le confido.
"Perché me? Cosa ho?" mi chiede alzando la voce, di nuovo.
"È così che deve andare. Mi devi amare e basta." ribatto.
"Non succederà mai. Ma trovatene un'altra, é pieno di belle donne, perché io?" mi rifà la domanda.
"Mi hai sempre rifiutato, ora stai qua. Se mai mi amerai, sarai libera" metto fine al discorso, mi siedo e mi faccio portare la cena. Ho fame e mi ha fatto aspettare anche troppo, per i miei gusti. Lei sta in silenzio e mi guarda poi rompe di nuovo il gelo che era sceso di nuovo tra di noi.
"Come sarei potuta uscire con uno come te?" mi chiede.
"Perché sei superficiale"
"Beh uno che ti rapisce perché non stai con lui, cos'è?" mi chiede.
"Un uomo potente, che ottiene ciò che vuole" rispondo avendo subito la risposta pronta a qualsiasi cosa mi dice. Di certo non ho paura di niente, tanto meno delle sue reazioni. Mangio, mentre lei, appoggiata con le mani sullo schienale della sedia sotto al tavolo, mi guarda.
"No, è pazzo" dice.
"Intanto stai qua" ribatto per ricordarglielo sempre. "ci stai a forza" la fermo prima che possa dire altro.
"Non posso mai uscire?"
"No."
"Ma io impazzisco così" mi prega quasi.
"Non mi interessa"
"Neanche con te?" chiede speranzosa.
"Ma con chi credi di avere a che fare eh? Ti faccio uscire, torni col cazzo" dico, basta chiacchiere mi sta venendo il cerchio alla testa.
"Ho capito ma tutto il giorno dentro casa no" mi dice iniziando a lamentarsi.
"C'è il giardino" rispondo pulendomi la bocca. Sbuffa è fa per dire qualcosa ma la anticipo "ah sei sorvegliata"
Attimi di silenzio e se ne esce che il caso vuole che mi abbia nominato poco tempo fa. La anticipo è le dico che lo so già, che stava a cena all'Eur. Un mio uomo era lì, aspettando una mossa che poi non è tardata ad arrivare.
"Povera me.." bisbiglia.
"Tu amami ed io ti lascio andare, stop"
"E come ti dimostro che ti amo, scusa?" mi chiede.
"Beh in tanti modi. Sai amare?" la guardo.
"Certo che so amare, ma amo già un altro" risponde sostenendo il mio sguardo.
"Lo dimentichi e ami me, semplice"
"Non è giusto.."
"Lo è. Basta domande mi stai innervosendo." dico.
"Che stronzo Madonna" mi dice e se ne va, lasciandomi solo. Mi hanno detto di peggio. Non mi scompongo. Mi metto sul divano, lei non scende di nuovo per fortuna perché non voglio altre stupide parole. La sento borbottare cose, del tipo che siamo una banda di malviventi, che ho paura di mio padre, che faccio una vita di merda. Finché non urlo: "dormi."
Non risponde più e penso che lo sta facendo. Penso che ci sta la reazione, è giusta, un po' confusa ma sono sempre più convinto di quello che sto facendo. Sono abbastanza soddisfatto. Mi guardo un po' di televisione, poi salgo. Vado a letto anche io. Ovviamente il telefono è sotto il mio controllo e non sono così stupido da lasciar scivolare tutto. Guardo gli ultimi avvenimenti della sua famiglia, così che nessuno possa indagare della sua scomparsa. Mi smontano il piano e non devono. Mando vari messaggi dal suo WhatsApp, dicendo a sua madre che per una scelta improvvisa ha bisogno di allontanarsi un po', e visto che so che le aveva parlato di voler andare in Spagna per una sessione lavorativa, approfitto per dirglielo. Scrivo anche al fidanzato che penso non la meriti neanche un po'. Un uomo apatico, non capisce niente, stupido. Gli dico che ha bisogno di una pausa poi mi metto offline.

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