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Come cazzo può pensare che esca bendata? Uscire così è non vedere nulla é la stessa identica cosa. Mi chiudo in camera, maledicendo lui e urlando i peggiori insulti che potrei pensare. Poi sono io che non faccio mai niente.
"Mi ci invecchio qua dentro" continuo ad urlare. Appena pronunciata questa frase sento la serratura della porta scattare, non ci credo mi ha chiuso dentro.
"Ti odio, ti odio da morire! Non otterrai comunque niente anzi peggiori solo le cose, nulla. Brutto psicopatico di merda, maledetto bastardo, schifoso" continuo ad urlare tirando tutto quello che mi capita contro la porta, come se ci fosse lui, come se fosse il mio bersaglio.
"Chiudi quella cazzo di bocca. Ti faccio rimpiangere tutte le parole che mi dici" mi dice con voce roca e dura.
"Non mi importa, non ho paura di te, hai capito?"
"No vero? Inizio dal tuo fidanzato??" dice e a quelle parole mi blocco.
"Tu tocca lui e quanto è vero dio sei un uomo morto, morto!" urlo. "mi vendicherò di tutti" ho il fiatone, non mi sono mai arrabbiata così tanto in vita mia. Mi sta portando all'esasperazione.
"Che fai mi denunci? Guarda che non ho paura di te che fai la matta, io lo sono più di te" dice dall'altro lato della porta.
"Ti ammazzo con le mie mani, te lo giuro!" grido disperata sperando che lasci stare la mia famiglia. Quella non la deve toccare. Che tocchi me, che se la prenda con me, ma la mia famiglia no. "mi avevi stupito che sapevi tutto di me ma hai rovinato qualsiasi cosa, ti sei rovinato da solo. Tu fai una cosa del genere, io te lo giuro su quello che ho più caro al mondo che sei un uomo morto" dico. Batto la mano contro la porta quando lo sento allontanarsi e parlare al telefono. No, oh. Il mio fidanzato no. Tiro un pugno allo specchio dell'armadio in modo che mi senta e mi apra. Lo specchio si frantuma e la mia mano è piena di tagli. Sento bruciare ovunque, ma non gli do soddisfazione, affatto.
"Che cazzo stai facendo?" urla sentendo lo specchio rompersi. Apre la porta e mi vede che respiro male e la mano piena di sangue. "ma sei impazzita? Guarda che ti sei fatta" si avvicina.
"Levati" dico, ma ovviamente con scarso risultato perché lui mi porta in bagno. "non mi devi toccare."
Prende la cassetta del pronto soccorso, apro l'acqua con la mano buona e la metto sotto il getto dell'acqua fredda. Faccio una smorfia, poi inizio a togliere i pezzi di vetro più grossi.
"Ferma faccio io" mi dice.
"Non voglio niente da te" dico.
"Oh dammi sta mano" non ci sta e mi prende la mano, tirandola un po' verso di lui. Inizia a togliere i pezzi di vetro più piccoli, mi fa male, è inevitabile ma a differenza di come mi aspettavo il suo tocco è più delicato. Vede la mia sofferenza.
"Sono piccoli" mi dice.
"Lasciali li allora"
"No, ti fanno infezione. L'ho fatto un sacco di volte, so come si tolgono" mi dice.
"Si eh, perché?" chiedo.
"La rabbia.." risponde e mi sciacqua la mano.
"Allora mandami a casa" azzardo di nuovo.
"Non posso" mi disinfetta.
"Non vuoi è diverso. Aia" ringhio quasi. Lui soffia piano sulla mia mano. È bipolare cazzo. "rovini sempre tutto"
"Lo so" dice semplicemente, mi mette la crema poi me la fascia con una benda dice domi che stasera poi la cambieremo. Torno in camera senza neanche dirgli grazie. Dopo poco mi raggiunge e mi sorprende, di nuovo.
"Usciamo?" mi chiede.
"Non esco bendata" dico, lui vuole comandare, io voglio comandare, non arriveremo mai ad un punto di incontro.
"Senza benda mh" sospira, gli è costato forse un po' troppo dirmi questo.
"È dove andiamo?" chiedo.
"In un posto che ti piace, non fare domande tra poco vedi"
"Non voglio uscire con te" dico decisa.
"Perfetto" mi dice e se ne va, lasciando la porta aperta.
Dopo un po' raggiungo Ambrogio, ho bisogno di sfogarmi. Mi siedo sulla sedia del corridoio e parlo, raccontando cosa è successo poco fa. Lui mi ascolta, non mi interrompe mai. So che l'unico modo è accontentarlo, ma non ci riesco, lo odio. Ambrogio mi fa notare che comunque è sempre stato solo in casa, mai una donna al suo fianco, e anche se è d'accordo con me per questa situazione, mi dice di capire che non si sa comportare. Kostas sta sbagliando, ma mi incoraggia ad andare, di provare, che forse magari mi porta in un posto carino. Non so, ma prima mi sciolgo un po' anche io, prima andrò a casa. Forse..
Scendo dopo poco, mi guarda e si mi sono convinta ad andare con lui. Forse adesso mi dirà che non vuole più o che potevo accettare prima, per farmi stare ancora male, ma non lo fa, si alza ed usciamo. Saliamo in macchina, butta la benda nei sedili posteriori. Mi guardo intorno, la macchina è super pulita, con accessori di ultima uscita. Parte e quando chiedo dove stiamo andando, lui mi risponde che sarà un posto carino, fatto a posta per farlo sembrare un modo per chiedermi scusa, visto che non lo sa fare a parole.
"Ti piacerà, almeno può darsi che un sorriso lo riesco a vedere" mi dice quando parcheggia.
"Spero.." sospiro e scendo. Lui mi imita. Oh aria, già che sento l'aria diversa da quella casa, sto meglio. Camminiamo, lui vicino a me con le mani in tasca. Lo guardo un attimo e la tentazione di scappare è tanta ma voglio vedere dove vuole portarmi adesso, dove vuole andare a parare per farmi sorridere.
"Dove siamo qui?" chiedo.
"A Pomezia. So che ti piacciono gli animali, può darsi che questo ti tirerà un po' su" dice e annuisco. Ci ha preso, ci muoio per gli animali.
Mi fa spazio, entrando in un negozio che non riesco a capire dal di fuori di cosa si tratti, ma quando entriamo una esplosione di versi di animali mi fa spalancare gli occhi. Siamo in un allevamento, pieno di cuccioli di cane, gatto, conigli, criceti. Li guardo con gli occhi a cuoricino e vado ad accarezzarli un po' tutti. Sono minuscoli e tutti super puri a quanto pare. Kostas si avvicina.
"Scegline uno" mi dice.
"Ah no tutti?" chiedo.
"Cami è un po' impossibile" dice grattandosi la testa.
Guardo un cagnolino super peloso, ribattezzandola pecorella. Lui mi dice che è un cane non una pecora. Scoppio a ridere, forse la prima vera risata che faccio da quando sono qui. Poi noto un cane, isolato, che nessuno dei suoi simili vuole intorno. Mi avvicino al cucciolo di rottweiler. Lo prendo in braccio, ha un musetto così triste..
"Amore.. Che c'è vuoi venire con noi?" chiedo mentre poggia il muso sulla spalla. Kostas va a sincerarsi della salute del cucciolo, il perché è così triste. Niente di preoccupante, non gli piace stare con gli altri, tutto qui.
"Ti piace questo?" mi chiede.
"Si.." lo guardo con gli occhi che brillano. Con gli animali non ci capisco più niente, è palese.
"Allora andiamo.." mi dice. Annuisco ed usciamo. Ha pagato lui. Quando esco da quel negozio sembro un'altra persona, me ne rendo conto. Mi coccolo il cucciolo e gli do i baci. Sono felice. Mi guarda, se voleva vedere un sorriso, ha fatto centro.
Andiamo nel negozio vicino a prendere le cose per lui. Dalle crocchette, ai cuscini per dormire, al collare e il guinzaglio.
"Come lo chiami?" mi chiede.
"Mh.. Ezio.." dico. Lui compra tutto, striscia la carta. Prende le buste e se le mette dietro la schiena come un vero maschio Alpha.
"Che c'è Ezio, lo guardi?" dico al cane che sta guardando lui.
"Ce l'ha con me?"
"Mhmh.." rispondo. Kostas se lo guarda e lui gli scodinzola. Saliamo di nuovo in macchina, direzione veterinario con Ezio che mi sfugge dalle mani per andare in braccio a Kostas e gliecca il braccio.
"Sto guidando" dice.
Lo riprendo e lo accarezzo. Facciamo la prima visita dal veterinario e per fortuna i controlli vanno bene, ha quattro mesi e già fatto il primo vaccino. Mi morde i lacci della felpa, gioca, mi lecca il braccio, fa le feste. Mette di buon umore anche me. Torniamo a casa e lo metto per terra, così va in esplorazione della sua nuova dimora. Cammina mezzo storto, Kostas me lo fa notare e sorrido.
"Ezio" Kostas lo chiama e lui scatta, gli fa vedere le crocchette e si arrampica alle sue gambe.

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