6.

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I miei dubbi si fanno sempre più forti. E se devo farmi la ceretta? Lui ha subito la risposta pronta. Viene l'estetista a casa. Bene. Anche se so che darò le capocciate al muro, insomma sono una tipa abituata ad entrare e uscire di casa quando voglio e soprattutto sempre. Invece questa convivenza forzata già mi fa mancare l'aria. Non è tanto che sto qui, solo quattro giorni, ma a me sembra una eternità. Mi sta sempre intorno, voglio capirci di più però.
"Senti ma tu adesso ti frequenti con qualcuna?" gli chiedo.
"No" risponde secco.
"Sei sicuro?"
"Non avrei fatto questo" dice semplicemente. Annuisco "che è sei gelosa di già?"
"No, lo devo sapere visto che ti devo amare adesso no?"
"Si. Ma sono un tipo fedele, se frequento una ragazza, lo faccio con quella e basta. Poi sai che casino non saprei a chi dare i resti" dice.
"No ma poi se scopi con un'altra non starei qua" dico.
Lui alza la testa e mi guarda.
"Stai qui a prescindere, perché ti tengo in pugno. Te lo devo ricordare?" mi dice con quegli occhi neri che come la prima volta mi incutevano timore.
"Vaffanculo" dico, lancio le posate e salgo in camera. Sbatto la porta e mi metto a letto. Non c'è bisogno che mi ricorda ogni tre per due che sono prigioniera qua dentro. Non c'è bisogno che faccia lo stronzo quando comunque stavo più tranquilla degli ultimi giorni, cercando di stabilire un dialogo con lui, cercando di capire perché mai un uomo arrivi a tanto. Eppure lui deve farsi odiare, altro che amore. Come si fa ad amare un uomo del genere? Che ottiene tutto sotto minaccia, con la forza? Non è possibile e io sono stufa di abbassarmi ad uno che non prova a rallentare la presa. Non è già nel mio carattere poi facendo così tira fuori il peggio di me. Guardo l'orologio sopra la scrivania. I minuti scorrono lenti, ma lui non sale. Per lo meno mi sarei aspettata che venisse a chiedermi scusa per le sue minacce. Invece no, non lo fa. Bussano a metà serata. È Ambrogio che si era preoccupato perché non ho finito la cena. Forse lui diventerà il mio nuovo amico qui. Sembravamo tranquilli stamattina, non riesco a leggere quest'uomo, so solo che voglio tornare a casa. Voglio andare dalla mia famiglia, mi mancano i miei nipoti, il mio fidanzato. Purtroppo so che lo psicopatico non cambierà idea, neanche un po', lo vedo deciso, col pugno duro. Così tanto che sembra anticipare ogni mia mossa, ogni volta che tento di ribellarsi, lui mi ricorda chi è il capo qui dentro. Ogni volta che nomino il fuori, lui si fa rispettare e mi mette al mio posto. È talmente tanto sveglio che anche se fingessi di amarlo non mi crederebbe, lo so. È furbo, ha esperienze, è come se sapesse che la fregatura è dietro l'angolo, sta all'erta, non china mai la testa. Ma io non voglio davvero stare qui ed amarlo. Non voglio avere niente a che fare con lui, con uno come lui. Ma dai l'ho sempre schifato fin dal liceo per farmi cambiare idea ci vorranno giorni, forse mesi, per non parlare degli anni. Non lo so, sono confusa, talmente tanto che a volte sento girare la testa. Ambrogio mi dice che è un uomo di parola: se io mi innamoro o glielo faccio credere è certo che mi lascerà andare. Mi lascia sola a riposare e se ne va, facendomi tornare tra i miei dubbi, le mie mancanze e le mie domande senza risposta. Non trovo una spiegazione plausibile perché un uomo possa fare così, cercare di farsi amare ma facendo ricomporre tutto in soli dieci secondi di una conversazione.
Mi addormento cercando mille risposte che non arrivano.

La mattina, appena sveglia ho la nausea di affrontare di nuovo una giornata così, in gabbia. Apro gli occhi ma prendo tempo, non vorrei vederlo ma è inevitabile quando siamo sotto lo stesso tetto.
Mi lavo, mi metto una tuta e scendo per fare colazione. Lui è già sveglio, seduto al tavolo della sala da pranzo con il giornale aperto che intinge il cornetto nel latte. Alza un attimo lo sguardo e i suoi occhi sono più chiari di ieri sera.
"Buongiorno" mi dice.
"Giorno" rispondo e mi siedo.
"Dormito bene?" mi chiede. Ma mi prende anche in giro adesso? No, stronzo. Voglio andare a casa e dormirò benissimo.
"Mh.." dico semplicemente è faccio colazione anche io. Lui legge il giornale, non mi guarda più. Rimango in silenzio, nessuno dei due spezza questo momento di gelo. Io perché sono arrabbiata con lui, lui forse perché non ha apprezzato il fatto che non sono andata da lui strisciando. Finisco di fare colazione e mi alzo, con un po' di timore, pensando che mi rifaccia sedere a forza, ma fortunatamente lui non lo fa. Esco in giardino. Mi siedo al bordo piscina con i piedi nell'acqua. Tanti, troppi pensieri mi rimbombano in testa. Inizio a capire il reality del Grande Fratello dove dicono che è tutto amplificato. Quando sei costretta a stare in un posto, ripensi a tutto, agli sbagli, agli errori, alle mancanze che si fanno sempre più forti ad ogni minuto che passa.
"Che hai deciso?" mi chiede dopo un bel po' che sto fuori e lui è vicino a me.
"Di andare a casa" rispondo.
"Ti ho detto di no, quindi inizia a darti da fare, se vuoi uscire"
"E che devo fare?"
"Potresti almeno provarci ad avvicinarti"
"Come faccio? Mi minacci" sbuffo.
"Fai la coatta con me ed io ti ricordo chi comanda. Qui adesso comando io e si fa come dico io." dice stabilendo ordine.
"Non ottieni nulla però.."
"Tanto non otterrò mai niente da te, resti qua, quando vuoi parlarmi, vieni" dice, si gira e cammina verso l'entrata.
"E allora basta se non tottieni niente" provo a ribellarsi, di nuovo.
"Finché non troverai qualcosa di buono in me, resterai qui. E non si discute" dice.
"Mai. Mai." rispondo.
"E mai tornerai a casa" ribatte ed entra, sento una porta sbattere e sospiro. Non tornerò mai a casa.
Dopo un po' torno dentro, mi siedo sul divano e mi guardo la televisione. Pranzo da sola, ringrazio e Kostas per fortuna o no, non si fa vedere.

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