42.

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Kostas non si è fatto vedere durante tutto il pomeriggio, si è arrabbiato veramente, che rosicone. Intanto le domestiche apparecchiano perché tra poco arriva la pizza. Piano piano arriva tutta la gang per dare l'annuncio. Manca solo lui.
"Kostas, scendi!" urlo per le scale.
"Tra un po'" urla di rimando.
"No si fredda, scendi!"
"Oh un attimo!" sbotta.
"Corri vai a chiamare papà" dico a Ginevra che sale di corsa. La guaddo dalle scale.
Lei batte la manina sulla porta.
"Papà" lo chiama e lui le apre "bieni" gli prende la mano e torno di là in sala da pranzo. Scendono e noi siamo tutti seduti.
"Ma che è sta cosa?" chiede lui un po' scazzato.
"Cena di famiglia" dico.
"In famiglia non ci sono segreti" dice mettendo Ginevra nel seggiolone. Scoppio a ridere e iniziamo a mangiare. Mette la pizza nel piatto della figlia, la taglia con le forbici e poi mangia anche lui, sempre con quell'espressione arrabbiata.
Finito di mangiare e chiacchierare le domestiche sparecchiano e mettono la torta davanti a lui. Gli occhi sono puntati solo su Kostas. La guarda bene poi capisce.
"Fermi. Davvero?" mi guarda.
"Mhmh, sei settimane" rispondo.
"Oddio, ne esco pazzo"
"Ecco i segreti" rido.
"Che stronza Madonna" mi tira a lui e mi bacia, un bacio vero, da sereno dopo che è passata la tempesta. Tutti ci fanno gli auguri ed io ricambio il bacio. Si stacca piano.
"Hai visto Gine? Un fratellino o sorellina" le dice.
"Siii" batte le manine.
"Così smette di torturare i cani" rido "vai taglia la torta. Chi è questa bambina?" chiedo.
"Iooo" dice Ginevra.
"Ah sei tu, tieni mangiati" gliela do e mangia la pasta di zucchero.
"Io mi mangio la mamma" dice Kostas con una espressione da maniaco. Rido ed io mi mangio il papà. Taglia la torta e Alessia la mette nel piatto.
"Che fai un'altra femmina Ko?" chiede Giorgio.
"Spero maschio perché se è un'altra femmina penso che mi raccolgono col cucchiaino" dice.
"Poi lo chiudiamo all'angolo è un uomo finito" ridacchio.
"Mai bella, ricordati con chi ti sei immischiata" mi dice.
"Posso sempre tornare indietro, scappo" mangio.
"Nah, non puoi, mai più. Perché sei mia" mi dice.
"Mi ami?" chiedo. Mi piace metterlo in imbarazzo davanti a tutti, è un lato che mi fa impazzire.
"Tu che dici mh"
"Dimmelo tu.."
"Eddai mh" sbuffa.
"Amore, che cucciolino" rido, lo tiro a me e lo bacio tutto. Mi accarezza la guancia.
"Quanto è stronza, mamma mia. Poi rega intimorisce una cifra"
"Davvero imbruttisce a tutti, peggio di te" gli da ragione Giorgio.
"Le ho insegnato bene, vero?" chiede e fanno cenno di si, rido e lo bacio. "mi ecciti quando fai così, giuro" mi dice piano all'orecchio.
Ma una serata di famiglia, in pace, dopo un annuncio del genere non poteva finire in bellezza no. Ambrogio viene in sala da pranzo, con una lettera indirizzata a lui, gliela porge e Kostas si alza, si sposta e la inizia ad aprire.
"Chi è?" chiedo.
"Non lo so" risponde ed io vado vicino a lui.
"Cosa dice?" chiedo mentre apre sta dannata lettera. Lui legge e da una occhiata a Giorgio che viene subito intorno a noi.
"Voglio subito improntate telecamere ovunque, subito. Voglio gli uomini migliori in tutta casa h24, dentro fuori" urla dando disposizioni e tutti scattano ai suoi ordini.
"Oh mi dici che succede?" gli chiedo.
Mi passa il biglietto e leggo cosa c'è scritto. È un foglio in cui pezzi di giornale formano la frase: "stai attento a tua moglie e tua figlia"
"Voglio che non siano mai lasciate sole, mai!" continua ad urlare. "il primo che sgarra è un uomo morto."
Deglutisco ma non gli faccio vedere nulla, anzi prendo Ginevra e andiamo a metterci il pigiama, la metto a letto e i cani entrano nella sua cameretta, come se volessero proteggerla, stanno lì per terra buoni che per qualsiasi cosa darebbero l'allarme. Sento Kostas parlare di sotto, da disposizioni a destra e a manca, scendo.
"Vabbè amo ma è una lettera.." cerco di rilassarlo.
"Non mi interessa, a me non mi minaccia nessuno"
"Ora non cominciamo con queste paranoie"
"Oh ti ricordi l'ultima volta come è andata a finire? Te rapita, ti hanno sparata ed abbiamo perso un figlio. Quindi stai buona mh" mi dice come se quella ferita si sia riaperta in lui. In effetti ha ragione, ma non posso pensarla come lui.
"Ho capito ma non si può stare tutto il giorno dentro casa"
"Ti insegno a sparare, esci con la sicurezza e la pistola nella borsa" mi dice subito scattando di qua e di là, è visibilmente nervoso.
"Mh, mi metti ansia" dico e lui si siede sul divano. Intanto se ne sono andati tutti, siamo soli.
"Chi può essere?" chiedo.
"Non ho idea, non si è firmato il codardo. Ma qui un attimo stai in pace, un secondo dopo all'inferno. Perché si di amici ed alleanze c'è ne sono tante ma pure chi ti odia" mi dice.
"Certo, la vita in generale è così"
"Si ma non te la prendi con te o con mia figlia, perché io ce la faccio pagare, chiunque sia, solo per il fatto di averci pensato, calcola" dice.
"Mhmh, giusto" dico e lo vedo nervoso, molto teso "vieni qua, fatti coccolare" dico e lui si avvicina, lo tiro a me e lo coccolo dandogli i baci, cerco di rilassarlo, un po' si scioglie, ho sempre avuto questo potere su di lui. Glli passo una mano tra i capelli e sospira sicuramente dopo tutta la tensione accumulata. Mi accarezza la mano. Non gli dico nulla, so come è, lo coccolo e basta. Lo capisco quando devo stare zitta. Passiamo le ore sul divano così, fino a che qualcosa non fa scattare allarme in tutta casa. Mi prende l'ansia, quella brutta. Lui si tira sudi scatto ed esce fuori di corsa, subito la sicurezza viene da me. Non so casa stia facendo perché non entra ed io mi affaccio.
"Che succede Ko?" chiedo.
"Niente Cami, è entrato un gatto. Stiamo sistemando per non farlo suonare per gli animali" mi dice ma gli trema la voce, non lo so tutta questa situazione è strana. Ed io ho più ansia che mai. Rientra dopo mezz'ora.
"Andiamo a letto, è tardi" dico. Annuisce e ci mettiamo a letto.

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