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Mi sono ristabilito completamente, sono passati due mesi, ed oggi abbiamo la visita di controllo per la bambina, portiamo anche Ginevra con noi per farle capire che davvero non sarà più sola. Decidiamo di scommettere. Per me è maschio, per Camilla è femmina. Mi ci sono impegnato, cazzo, con tutti i sentimenti appena uscito da galera per fare un mini boss. Non può essere di nuovo una donnina. Anche per Ginevra è una sorellina. Boh vediamo. Ci giochiamo che se vinco io faranno tutto quello che le chiederò, se vincono loro farò io lo schiavo a loro. Ci sto, paura mai avuta. Ci prepariamo, usciamo e andiamo alla clinica che ha seguito Camilla anche nell'altra gravidanza. Saranno cazzi miei se è femmina lo so, un biglietto solo andata per il Messico, grazie.
"Se come no, stai qua" mi dice Camilla.
"Mi vuoi qui con te mh"
"Ti voglio come mio schiavo" mi dice ghignando.
"Sono nato per fare il comandante" dico e parcheggio. Usciamo e saliamo nella clinica.
"Manolas" dice lei e il mio cuore si fa gonfio d'orgoglio. Ho sempre voluto che prendesse il mio cognome. Ginevra mi da la mano, quando ci fanno entrare. Inizia la visita, alzandosi la felpa, prendo in braccio Ginevra e guardiamo curiosi, non ho mai assistito ad una ecografia.
"Tutto bene si?" chiedo.
"Si signore, a meraviglia, si sta muovendo, guardate" dice il medico e gira il monitor.
"Uh guarda Gine" dice la mamma.
"Un pessiolino" dice lei.
"Diciamo pesciolina.." dice il dottore.
"Come?" chiedo.
"È femmina" conferma il medico.
Camilla mi guarda come merito, devo pagare pegno.
"Ma non è che ti sei sbagliato? Guarda bene, ha la patata?" chiedo.
"Se lo ha detto, non è stupido" mi risponde Camilla.
"Che ne so, tutto può essere, patata assicurata?" chiedo.
"Eh si signor Manolas, ritenuti sarà più fortunato" ride.
"Mi sa di sì" guardo, alla fine sono felice, importante è che stia bene.
"Sta bene si?" chiede Camilla.
"Benone, è più tranquilla di Ginevra, si vede che sta bene anche lei" la pulisce è stampa l'ecografia. Lei si sistema e si alza.
"Bene ci vediamo mese prossimo allora" dice il dottore salutiamo ed andiamo via.
"Nata l'altra nana voglio il maschio" dico.
"Se come no, Kostas tu stai male"
"Si dai, un maschietto serve" saliamo in macchina.
"Per ora no, più in là"
"Basta che lo facciamo" dico e parto "dove volete andare signorine?"
"Alle giostreeee" urla Ginevra.
"A me lasciami al centro estetico, tu stai con la bimba ed io vado a rilassarmi"
"Perché non puoi venire con noi?" chiedo un po' infastidito.
"Oh devi fare ciò che ti dico sei il mio schiavo, hai perso. Lasciami li e tu vai alle giostre, quando ho fatto ti chiamo e mi vieni a prendere, mh?"
"Mh" accosto al centro estetico.
"A dopo, bacio a mamma" dice e Ginevra la bacia.
"E a me?"
"Se l'ho chiesto lo devi dare tu a me" dice.
"Già me stai sul cazzo, sappilo" dico e la bacio. Lei ride.
"Addirittura, ho appena iniziato" scende e saluta con la mano. Riparto già stranito perché odio ricevere comandi anche se si tratta comunque di un gioco, odio che lei non sia venuta con noi alle giostre. Passiamo un pomeriggio padre e figlia, tutte le mamme hanno gli occhi su di me, ma me ne curo poco. Lei fa tutte le giostre che vuole, le prendo un peluche più grande di lei tra poco, lo zucchero filato, lei è capace di levarmi anche le mutande con uno sguardo solo. E lo farei, per lei. Verso le sei Camilla mi chiama. Non mi è passato il rodimento.
"Ei amore ho quasi fatto, mi vieni a prendere?" mi chiede.
"Se riesco a staccare Ginevra dal pony, arriviamo"
"Dai non farmi aspettare, lo sai che lo odio" dice masticando.
"Che stai a mangia?"
"Stiamo facendo aperitivo"
"Stiamo chi?" chiedo.
"Sto cazzo" mi dice piano.
"OH mi dici con chi cazzo stai?" sbotto.
"Sto con l'amico" dice e si mette a parlare con non so chi.
"Che cazzo stai a di oh?" non mi risponde "apposto ciao" attacco e lancio il cellulare nel cassettino. Me la prendo con calma per tornare a casa. Prendi il taxi, stronza. C'è ne torniamo a casa, Ginevra gioca col peluche enorme a forma di pony, io guardo la televisione incazzato nero. Eh allora dillo che vuoi fare uscire la bestia che è dentro di me a tutti i costi, dillo che ti mancava litigare davvero. Perché io sono pronto, sono una molla tirata che prima o poi scatterò.

~~

Torno a casa verde. Davvero mi ha lasciato a piedi, sto stronzo. Ginevra mi fa vedere il pony gigante, mi dice che ancora non ha cenato e vado di là in cucina senza guardare Kostas che mi ha mandato col taxy. Mentre loro preparano le faccio sapere le ultime news. Ridiamo e scherziamo quando sento la porta di sopra sbattere, ma va va. Chiedo a Ginevra di andarlo a chiamare per la cena. Dopo poco torna giù senza di lui.
"Papà non sa fame" mi dice.
"Vabbè mangiamo noi" dico, ceniamo in tranquillità, poi gli ormoni mi fanno cambiare umore ogni trenta secondi, con Ginevra ero più tranquilla nel senso che avevo altro a cui pensare, ma adesso sono tirata come una corda di violino, mi da fastidio tutto.
Do una mano alle domestiche a sistemare la cucina e poi la voglia di pancake si fa grande, così usciamo con Carmen ed Alessia, senza dire niente a Kostas che si è rintanato nello studio senza mai scendere. Quando torniamo, Ginevra dorme e la metto a letto.
"Dove cazzo sei andata eh?" mi chiede apparendo da dietro. Salto.
"Ma che sei scemo.." mi metto una mano sul cuore, che paura.
"Dove cazzo sei andata, rispondi"
"A ponte Milvio a mangiare i pancake"
"Con chi? Che cazzo mi stai nascondendo?" ringhia.
"Con Ginevra, Alessia e Carmen"
"E non me lo potevi dire vero? Perché non conto un cazzo giusto" mi dice, con quegli occhi che non vedevo da tempo.
"Stavi su, neanche hai potuto cenare, né venire a prendermi" vado a lavarmi.
"No, non ti meriti un cazzo" mi dice sprezzante.
"Ricordati quello che dici eh"
"Ricordati tu quello che fai. Prendi te ne vai, non mi ti fili al telefono, fai come czzo ti pare, esci entri AO!" dice e mi vado a mettere a letto "scappa brava, hai torto marcio e devi fare la strafottente, ma vaffanculo va, te e l'amico tuo" mi dice e scoppio a ridere.
"Ma quale amico?"
"Quello che manco puoi rispondermi al telefono perché devi parlare con lui, ci vai a fare aperitivi, stronza. Ma non ti preoccupare me la faccio pure io l'amica"
"Bravo" accendo la tv, stronzo. Ma quale amica, ti strappo le palle.
"Si tanto non te ne frega niente" si mette a letto.
"Tu fa una cosa del genere, per me sei morto, non mi vedi più neanche in cartolina" dico.
"Tanto devi farti i cazzi tuoi, farti bella per il tuo amichetto, poi si lamenta che non la vado a prende, ma minimo" sbuffa.
"Ma quale amico, sto in un posto di sole donne, l'amico. Ma tanto mo te la fai anche tu no?"
"Avoja" dice. Mi alzo e spengo la tv.
"Do vai?"
"Non sono più cazzi tuoi quello che faccio" vado di là da Ginevra e sbatto la porta della camera. Non lo sopporto. Mi metto nel lettino con lei e piano piano mi addormento.

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