Io e Ginevra iniziamo ad essere sempre più complici, ma tra me e Kostas le cose non vanno bene, anzi. Il gelo quando la piccola non c'è si taglia col coltello. Non dormiamo neanche più insieme, lui la sera va in stanza da Ginevra e il suo profumo non lo sento più. Non ci scambiamo mai né una parola né uno sguardo. È come se fossimo due estranei che vivono insieme. Sto qui per la bambina ormai, anche se comunque non sono felice di questa situazione non so come sia potuto accadere, sono impazzita del tutto in questo mese, ho trattato male chi cercava di proteggermi e di darmi affetto, ma non lo so, questa gravidanza mi fa salire il sangue al cervello, non so che sia successo.
Dormo da sola, ma una mattina sento lui che mi sveglia.
"Porto io Ginevra a scuola" mi dice all'orecchio e senti i brividi ovunque provocati dal suo respiro che non sentivo da molto, troppo tempo.
"Va bene" annuisco.
"I buono pasto li ha finiti? Li devo andare a riprendere?" mi chiede.
"Non mi ricordo, guarda nella mia borsa" dico sussurrando.
Sento che si sposta, apro un occhio e cerca nella mia borsa con la torcia del cellulare.
"C'è ne sono due, li vado a prendere" dice e va di là senza dire altro e mi rimetto a dormire, poi mi sveglio e rimango a letto, oggi non mi va di fare nulla. Lo sento rientrare e poi salire, dopo giorni che non lo sentivo più nel letto, lui mi sorprende e si sdraia vicino a me, una ventata del suo profumo invade le mie narici e mi riporta ai tempi in cui ero felice.
Lo guardo.
"Che c'è?" mi chiede.
"Mi sorprende che stai qua"
"Mi sorprendo da solo. Mi voglio rilassare un attimo"
"E perché?" chiedo.
"Qui è comodo. Con Ginevra che si muove e il lettino piccolo la notte non dormo un cazzo, ho mal di schiena e torcicollo" mi dice.
"Dormi qui allora.." dico.
"E tu?"
"Qua. Non ci puoi dormire con me?" chiedo.
"Mhmh"
"È allora.." lo guardo e allungo una mano, toccandogli i capelli. Lui chiude gli occhi, mi manca, ovviamente, mi manca da impazzire. "ti dispiace che stiamo così?" chiedo sperando non si addormenti.
"Ma cosa ti devo dire Cami? Hai parlato chiaro. Evitiamo di dire altre cose mh" mi dice.
"Non le pensavo davvero quelle cose"
"SI vabbè come no"
"Te le ho dette perché mi hai fatto arrabbiare, mi hai detto codarda e non ci ho visto più" dico sincera, non è vero che non lo amo, anzi.
"Sono passati giorni, mesi ed è come se non ci fossi in questa casa"
"Hai un'altra?" chiedo con la paura della risposta.
"No, non ho voluto più nessuna. Ma non sono un pupazzo"
"Facciamo pace mh?" chiedo.
"Non lo so, mi hai trattato di merda, senza motivi"
"Ho anche sparato a mio papà per te, figurati se non mi importa. E non me ne sono andata da casa per farti stare con Ginevra. Quindi non puoi dubitare che non ci tengo a te" dico.
"E i giorni di gelo? Tanto te la faccio pagare Camilla" dice sempre ad occhi chiusi.
"Quelli ci sono anche nelle migliori famiglie. Si eh?" gli infilo un dito nell'orecchio "e che fai sentiamo?"
"Sto pensando"
"Mio papà?" chiedo, evidentemente lui sa qualcosa.
"Ci ho parlato dopo l'intervento"
"Che ti ha detto?" chiedo.
"Che mi odia, che ti ho fatto diventare una brutta persona ma ci conoscerà, gli ho detto che le porte di casa mia sono aperte" mi dice.
"Ah si? Allora ho fatto bene a sparargli.." sorrido.
"No, non si fa"
"Ho capito Kostas non è che lo avrei ammazzato, però cavolo perché deve continuare con ste denunce di merda?"
"È se ti sfuggiva la mira e lo prendevi male?" mi chiede.
"Ah bello ho una mira infallibile" dico.
"Eh allora centrami la lingua" dice, mi tira a se è mi bacia, ricambio perché non volevo altro da quando si è steso vicino a me. Ricambio con amore, lui mi mette il braccio dietro al collo e finalmente facciamo pace come si deve.Quando mi sveglio e lo trovo vicino a me, inizio a dargli un po' di tormento.
"Mhhh" sbuffa.
"Koki, svegliati" gli metto un dito in bocca.
"Che c'è mh, dai ho sonno" gira la faccia.
"Mi accompagni a fare il monitoraggio?" chiedo dandogli i morsi sul braccio, poi sulla spalla.
"Il che?"
"Il monitoraggio in ospedale, per vedere il battito della bambina"
"Mh.."
"Dai andiamo, sono le sei e cinquanta" dico "alle sette e mezza dobbiamo essere li"
"Che?? Così presto"
"Eh si"
"Disgraziata" sbuffa è si alza.
"Oh la figlia è anche la tua" dico e lui mi esorta ad andare. Ci prepariamo e lo informo che Ginevra la porta Alessia, è presto ancora, poi non mi piacciono che i bambini vanno in ospedale. Saliamo in macchina e partiamo.
"Così posso fare colazione, ho una fame. Neanche un bacio stamattina" protesto.
"Vieni" si avvicina. Faccio lo stesso e mi bacia "mi metti fretta"
Prende la strada verso i gemelli.
"Ma vuoi assistere al parto?" chiedo.
"Ovvio che me lo chiedi? È palese"
"Si eh, non è che ti senti male?" gli chiedo.
"Ma va, ho visto di peggio in vita mia, fidati" dice e ne sono convinta di questo. Parcheggia.
"Allora devi farti le analisi, sennò non entri" dico.
"È quando me le devo fare?"
"Adesso, ci stiamo, facciamo tutto insieme. Che è hai paura a bucati?" chiedo.
"Chi io? Paura mai avuta" dice.
"Io si. Mi fa senso lago, il sangue. Mi prende il panico" dico. "per fortuna ho finito, mo partorisco, basta analisi" dico fiera di me.
"Faccio io oggi" dice.
"Io mom voglio vedere però, mi sento male poi.." lo guardo.
"Vado io tranquilla" dice e ci mettiamo seduti in sala d'aspetto sbuffando che devo stare mezz'ora con quel coso attaccato, due palle. È l'ultimo, anche perché sono arrivata, per fortuna. Per qualche anno basta figli. Tre anni sono passati da Ginevra, altri cinque passeranno per il prossimo, basta. Lo chiamano per fare le analisi.
"Mi aspetti qua?" mi chiede.
"Si" dico e lo vedo sparire, poi torna con l'ovatta sul braccio.
"Fatto male?" gli chiedo.
"Ma no che ci vuole, una punturina" mi da uno schiaffetto sul culo. Rido e andiamo a fare il monitoraggio. Lo guardo e gli dico che dobbiamo stare mezz'ora così, non sembra dargli fastidio anzi.
"Quando partorisco voglio la pizza col prosciutto, salame e il sushi. Prendi nota" gli dico.
"Appena partorisci te lo porto" mi dice. Chiedo se ha sentito mio padre, mi dice che è uscito dall'ospedale, se voglio andare a trovarlo dopo colazione si può ma non mi pare il caso. Voglio che sia lui a fare il primo passo. Se vuole viene lui. Se ha fatto pace con Kostas viene lui, punto. Finisce il tracciato ed usciamo, la bimba sta benone. Voglio i pancake, ne mangerei a quintali. Lui da bravo mi porta a mangiare e fa colazione anche lui. Ricordo che quando è nata Ginevra è entrata Alessia con me, in realtà aveva paura, Carmen non poteva perché stava influenzata, Giorgio a momenti moriva, neanche la figlia ha visto nascere figuriamoci se entrava con me. Anche Kostas mi dice che lo vedo così duro ma in realtà ha paura. Ma Alessia si è fatta coraggio è stata bravissima, ora per fortuna avrò lui vicino a me e sono tranquillissima, andrà tutto a meraviglia.
Decidiamo di farci una passeggiata è ancora presto.
"Sai che devi farmi due regali adesso? Per la nascita di Ginevra non mi hai fatto nulla e con Deva sono due" dico.
"Ah si usa così non lo sapevo" svagheggia.
"No vero? Che tirchiaccio" rido.
"L'unica cosa che non puoi dire è che non spendo soldi per voi"
"Sto scherzando"
"Ah ecco sennò neanche a Natale" dice.
"Quindi a Natale tre regali! Cazzi tuoi" rido.
"Eh si, uno te, uno Ginevra e uno Deva" dice "anche se la nana mi ha fatto una lista lunghissima. Quando dormivo con lei mi chiedeva sempre: ma tu ci parli con babbo natale? Avoja come no. E giù di lista tipo il contare delle pecore, mi faceva da ninna nanna"
"Eh certo a lei la lista a me è Deva uno" incrocio le braccia.
"Non sai neanche se te l'ho fatto, magari è già a casa"
"Lo hai fatto?"
"Si quello per la nascita di Ginevra"
"È quando me lo dai?" chiedo curiosa.
"Quando andiamo a casa"
"Andiamo allora" dico con gli occhi che brillano. Annuisce, andiamo a casa. Non vedo l'ora. Mi mette davanti un pacchetto. Chissà cosa sarà, una collana? O un orologio. Scarto con foga ma quando lo vedo resto delusa.
STAI LEGGENDO
GANGSTER🔫
Fanfiction«Cosa vuoi?» «Voglio che tu mi ami, solo così potrò lasciarti alla tua libertà» #1 in Thriller 2/10/2020 Autrici: Sara&Camilla