Finalmente è sabato sera. Ho avuto il turno di mattina al bar così che la sera possa uscire e divertirmi con le mie amiche, visto che la domenica è il mio giorno libero. Mi sono messa un body nero, con le paillettes intorno al collo, una gonna nera aderente e dei décolte sempre neri e argento. Ho raggiunto le mie amiche a cena, stasera sushi. Sono delle pazze scatenate. Ogni settimana prendiamo di mira una di noi a turno e ne tiriamo fuori tutta la sua storia per prenderla in giro, spesso situazioni poco piacevoli, tipo delle figuracce, o degli incontri finiti male, con episodi divertenti. Stasera, purtroppo, è il mio turno, dopo varie settimane di risate. Sapevo sarebbe successo, ma pensavo aspettassero ancora un po'. Invece no, hanno tirato fuori di tutto per vendicarsi, cose che io neanche mi ricordavo visto la memoria a breve termine che ho. Gli episodi più ricorrenti però sono legati alle scuole superiori, dove quel ragazzo ciccione e brufoloso non sentiva ragione di non venirmi dietro. Rido a pensarci, lo avevo praticamente rimosso, non me ne importava nulla. Glielo ripetevo di continuo: "non voglio niente da te.."
Eppure non mi lasciava stare, mai. Ogni ricreazione mi si avvicinava e mi portava un merendina, un cioccolatino, o semplicemente si buttava e mi salutava. Non veniva mai apprezzato anzi, le mie amiche mi ricordano quel giorno in cui gli dissi che mi faceva proprio schifo e di non provare più ad avvicinarmi. Non lo fece più, le mie amiche ridono ancora, anche io. Non lo abbiamo mai più rivisto da quel giorno, se ne parlò tanto di lui e della sua famiglia. Dicevano che erano criminali, che non facevano delle vite regolari ma mai sono stati perseguitati da qualcuno. Eppure sparì, come la nebbia al vento. Non lo vedemmo più, non avevamo nessuna notizia, nessuna traccia. Neanche sui social.
"Come si chiamava ve lo ricordate?" mi chiede la mia amica che ancora insiste a prendermi in giro. Oltre al fatto di immaginarmi con lui sopra che spinge e mi fa sua in mezzo ai rotoli di grasso. Faccio una smorfia e dico di no. No, non lo ricordo. Vagamente ora che me lo riportano alla mente. Però dovrei averlo davanti per ricordare il suo nome associandolo con la faccia.
Finita la serata in un pub, poco distante da Ponte Milvio, me ne torno a casa con la mia macchina. È stata una serata tranquilla dove le risate e l'amicizia la fanno da padrone. Sono fortunata ad avere delle amiche così. Che ci sono nel momento del bisogno e che non ti giudicano mai.
Parcheggio la mia micra ormai datata davanti al palazzo, scendo e la chiudo, quando sento qualcuno intorno, come se avertissi la presenza di qualcuno intorno a me. Mi giro, mi guardo ai lati, dietro. Non c'è nessuno. Faccio spallucce e cerco la chiave di casa nella borsa, imprecando perché solo le donne sanno che nella borsa non riusciamo a trovare mai niente. Tutto nero, tante cose insieme. Dovrei comprarmi quel portachiavi che quando fischi suona, è utile a non perdere le cose. Appena afferro le chiavi però, sento qualcuno prendermi per le braccia, dalla stretta penso sia un uomo. Un altro mi si para davanti tenendomi ferma. Mi tappano la bocca con un fazzoletto, imbevuto di qualche sostanza perché mi sento confusa, la testa inizia a girarmi, mi pulsano le tempie, sento gli occhi stanchi fino a chiudersi, fino a cadere in un sonno profondo e mi abbandono al mio svenimento.Quando riesco finalmente ad aprire gli occhi, mi accorgo che sono in un letto. Mi strofino le palpebre e strabuzzo gli occhi, non so quanto ho dormito, ma quando mi tiro su con un leggero mal di testa, noto che non è proprio la mia stanza. Ma.. Dove cavolo sono? Il letto matrimoniale mi ricorda una suite. Lenzuola morbide e pulite, dalle finestre entra la luce di un lampione. Non è possibile, ma dove sono capitata? Che cosa è successo? Non mi ricordo niente, la mia mente è rimasta a quando ho chiuso la macchina e andavo alla ricerca delle chiavi. Sul comodino, tutto messo appunto, c'è una lampada, niente polvere, tutto lucidato per bene. La mia borsa non c'è, neanche il mio telefono, né le chiavi di casa, della macchina. Non mi trovo nulla. Alzo la coperta e sono vestita come ero uscita ieri sera. Mi prende l'ansia, non so dove sono, con chi sono e soprattutto cosa sia successo.
Sento due colpi alla porta, gentili e delicati. Sobbalzo e con poca voce sussurro: "Avanti.."
La porta si apre e ne entra un uomo sulla cinquantina, ben vestito e di bella presenza, brizzolato e che mi fa un sorriso. Si mette a lato del mio letto, si schiarisce la voce, poi parla.
"Signorina, ben svegliata. Io sono Ambrogio, piacere di conoscerla" mi dice e lo guardo con stupore.
"Cosa ci faccio qua?" è la prima cosa che chiedo, tirandomi su dal letto con velocità.
"Le spiego, io sono il suo maggiordomo. Il signore la aspetta per cena.." mi dice senza scomporsi e serio.
"Che cosa? Signore? Ma quale signore? Chi mi ha portata qua?" mi agito e mi muovo sul letto, mi alzo e giro per la stanza.
"Non si agiti, è tutto sotto controllo.." mi dice cercando di mettermi a mio agio ma non lo sono neanche un po'.
"Voglio andare a casa, subito." dico senza sentire ragioni.
"Non credo che può.."
"Perché no eh?"
"Il signore la aspetta per cena.. La prego scenda, è già abbastanza nervoso" mi dice come se avesse paura, come se teme questo che continua a chiamare signore.
"Ma chi è questo? No, non scendo, voglio andare a casa okay? Lo scherzo è bello quando dura poco" incrocio le braccia.
"Non posso dirle niente altro, mi dispiace, non può tornare a casa"
"Perché no eh? Allora andiamo a parlare con questo, dove sta?" chiedo.
"Perché il signore ha detto no. Al piano terra nel salone, venga la accompagno" mi dice Ambrogio e mi fa strada. Lo seguo, mi guardo intorno, è una reggia, ma sono arrabbiata e non do spago a quello che mi circonda.
"Signore, la signorina è scesa.." annuncia ad un ragazzo che è davanti a me, ma girato di spalle. Mi avvicino un po', aspettando che si giri.
"Perfetto Ambrogio puoi andare" risponde con voce dura, da uomo.
"Con permesso.." dice l'uomo vicino a me e se ne va, lasciandoci soli.
Lo scruto da dietro cercando di notare qualche particolare che mi faccia venire un'idea di cosa sta succedendo, ma non mi viene neanche quando si gira e mi guarda con due occhi neri come la pece. Inclino la testa da un lato. Se sono qui è perché quest'uomo mi conosce in qualche modo, ma non ho idee, solo confusione. E lui lo nota, ma non parla. Ha ragione Ambrogio ad essere turbato, ora lo sono anche io.
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GANGSTER🔫
Fanfiction«Cosa vuoi?» «Voglio che tu mi ami, solo così potrò lasciarti alla tua libertà» #1 in Thriller 2/10/2020 Autrici: Sara&Camilla