Sono le sette e ancora non so nulla. Ah basta, so io che devo fare. Mi alzo e vado in salotto a prendere il giacchetto.
"Dove vai?" mi chiede Camilla.
"A vedere le condizioni di tuo padre" dico semplicemente.
"No, è pericoloso per te, lascia stare" mi dice.
"Ma di cosa, stai buona"
"Mi ridai la pistola?" mi chiede.
"No" rispondo. Ormai ho deciso di metterla in cassaforte sotto chiave, non la avrà più, maledetto quel giorno che gliela ho data.
"Oh" mi dice e prendo le chiavi.
"Non fa la padrona con me, ho detto di no."
"È mia" mi dice.
"Quando ti passerà la pazzia te la ridò, te l'ho data per proteggerti, non per sparare a tuo padre. Mi hai deluso. Perché tu non sei come me, ecco perché mi piaci" dico.
"Ma quello non capiva" mi dice.
"Non mi interessa"
"Ma abbiamo risolto un problema" tenta di dirmi.
"No, pensa a quello che hai fatto e a quello che dici. Hai toppato alla grande, mi hai deluso" dico ed esco, salgo in macchina e vado all'ospedale sperando che non sia una imboscata, perché veramente se poi si è salvato morirà. Un po' di timore c'è l'ho, ma è inevitabile, devo andarci mi sento così.
Salgo al piano, vedo sua madre e la raggiungo. Lei si gira un attimo per guardarmi e rimane stupita del fatto che io sia lì.
"Salve, sono qui per suo marito" dico.
"Gli ha sparato.." mi dice addolorata "lo stanno operando, non so nulla" continua con le lacrime agli occhi.
"Aspetti" dico e vado al box delle informazioni i quali mi dicono che è quasi fuori pericolo. Lo faccio sapere alla moglie.
"Speriamo bene.. Ho sentito solo due spari, sono andata di là e l'ho trovato in una pozza di sangue.. Non so perché lo ha fatto" tira su col naso.
"Stia tranquilla, starà bene. Lo ha fatto per proteggere me, perché suo marito insiste ancora a denunciarmi. Lei non voleva stare più male come quella volta, la prego non la denunciate, per favore.." dico guardando un punto fisso davanti a noi.
"Ma non si fa.."
"Lo so, ma è come impazzita, non succederà più"
"Lo spero.."
"Le do la mia parola. Solo se posso, darle un consiglio" dico e lei mi esorta a parlare "dovreste evitare queste guerre con vostra figlia, ha bisogno di voi"
"Non dipende da me, ma da mio marito" mi dice affranta.
"Posso parlarci? A differenza di come va a dire in giro, io le palle le ho" dico e lei annuisce. Il dottore rassicura la madre di Camilla, tutto okay, per fortuna.
Raggiungo la stanza di mio suocero, busso ed entro senza dargli il tempo di rispondergli.
"Salve come sta?" chiedo.
"Tu.." mi guarda. "che ci fai qua?"
"IO si, lei mi odia okay, non posso darle torto. Io non la conosco quindi non posso dire lo stesso"
"Hai trasformato mia figlia in un mostro. Gli hai detto tu di uccidermi? Perché sei un assassino" mi chiede.
"Non le ho detto io di fare questo. No. Provi a frequentarci, sua nipote e sua figlia, vedrà che non è come pensa" dico, voglio fare un tentativo io, so che Camilla ha bisogno della sua famiglia, non voglio che per colpa mia la perda del tutto.
"Ora ti proclami santo" sbuffa.
"No, non lo sono affatto. Neanche un po'. Ma con loro è diverso. Loro sono la mia famiglia, lo capisce? Non deve farlo per me, ma per sua figlia" dico cercando di mantenere la calma.
"E se ti prende il matto e le uccidi, o le fai del male eh?"
"Mai fatto e mai lo farò. Sono le mie figlie e la mia compagna, come potrei fare del male alla mia famiglia eh? Ho imparato a controllarmi quei cinque minuti in cui non capisco più nulla. Camilla ha già pagato quando mi hanno sbattuto dentro, direi basta no? Siamo felici, stiamo bene, quale è il problema? Le tratto come regine, non gli faccio mancare nulla" dico.
"Non ci si può fidare di te e a quanto pare neanche di lei.."
"Mi frequenti allora no? Frequenti casa nostra, lo veda con i suoi occhi e poi giudica, su cose che sa. Se lei ritiene ancora di trovare sua figlia e sua nipote in condizioni pessime, le lascerò stare, promesso" dico con la consapevolezza che non sarà mai così "Si rimetta, le porte di casa nostra sono aperte. Buona guarigione" dico mentre fa un cenno con la testa. Esco, saluto mia suocera e me ne torno a casa.
Urlo per farmi sentire che sono tornato ma Camilla non è a casa mentre Ginevra dorme. Nel suo stato dove cazzo va questa? Provo a chiamarla ma risponde la segreteria telefonica. Nessuno sa dove sia e quando comincio ad insultarli e a dargli degli incapaci, mi dicono che il suo GPS da il segnale a Napoli. Che cazzo è amata a fare? Me la mangio. Che cazzo si è messa in testa? Ma che devo tornare a chiuderla in casa? Perché so farlo benissimo. Lei tira fuori il peggio di me, lo giuro. Mette a dura prova la mia pazienza, che prima o poi esploderà. Proprio quando dopo due ore rientra a casa.
"Oh ma dove cazzo stavi? Ma sei impazzita? Il telefono cazzo" alzo la voce.
"Ma non rompermi il cazzo" mi dice. Eh no. Così no.
"Oh così a me non mi ci tratti chiaro? Per i cazzi tuoi che devi fare la psicopatica" sbotto.
"Ho ripreso da te, bell'esempio di merda che sei" mi dice tagliente.
"Ah si? Non ti dico io come devi essere ne quello che devi fare"
"È uguale mi comporto come fai tu, non rompere vai a dormire" mi dice.
"Oh ma vaffanculo, ma che davvero? Ma chi ti credi di essere? Si ritorna alle origini vuoi vedere?" alzo la voce più di lei. Nessuno si mette in mezzo, lo sanno che chi mi intralcia verrà meno alla propria vita. "ti chiudo tutto così la pianti di fare la deficiente"
"Hai finito poi, sappilo" mi dice senza nessuna espressione.
"Si eh cosa fai mi ammazzi?"
"Può darsi"
"Non mi fai paura. Non ho paura ne di te ne di nessuno" la sfido.
"Fai male, ho sparato a mio padre che è sangue mio, figurati a te" dice mettendosi il pigiama è mettendosi a letto.
"Fallo no?"
"Damme la pistola"
"Mai"
"Allora come faccio se non mi dai l'arma?"
"No non ci stai capendo più un cazzo, non ti do l'arma in mano quando c'è mia figlia dentro casa. Mai"
"Voglio la mia"
"Non te la do, scordatela, mai più" dico.
"Allora vaffanculo" spegne tutto, la lascio stare e vado al bagno a lavarmi. Che cazzo le sta succedendo? Quando torno di là mi ha buttato i cuscini per terra. Si è presa tutto il letto.
Me ne vado nel letto vicino a Ginevra e dormo con lei, la coccolo e piano piano mi addormento vicino alla mia forza.La mattina dopo lei mi chiede il latte con quella faccia da cucciola. Come potrei dirle di no? Glielo faccio e glielo porto a letto. Non la porto a scuola oggi, non mi va. Faccio scendere solo Ginevra che ha sentito la madre. Sento muovere perciò vado di là.
"Dove vai?"
"Usciamo un po'" mi dice.
"Dove?"
"Che ansia Madonna, ma che stiamo in questura?" sbuffa e veste Ginevra.
"Dimmi dove cazzo vai"
"No" dice è scendono.
"Peccato che non puoi, ho chiuso tutto e le chiavi ce le ho io" le raggiungo.
Lei tiene il braccio di ferro contro il mio sguardo e i miei ordini. Continua a urlarmi di aprire finché non bacio la piccola e le apro.
"Vai vai, vai a fare in culo" dico.
Ginevra mi saluta con la manina ed escono. Le faccio seguire. Una tipica giornata mamma e figlia in cui le ha comprato un po' di cose per lei. Rimango a casa esasperato perché non capisco che cavolo ho fatto e perché adesso mi tratta così. Dopo vanno al parco visto che è una bella giornata e tornano verso le del pomeriggio.
"Papi" Ginevra viene ad abbracciarmi e lei si, è l'unica cosa bella che ho fatto in vita mia.
"Amore dove sei stata?" chiedo ma in realtà lo so già. Attacca a raccontare finché la madre non le dice di andare a fare il bagnetto. Tra di noi scende un gelo terrificante. Cenano mentre io mi rintano nel mio studio, sento le loro risatine di sotto. E più ci penso più non capisco che cazzo ho fatto, anzi penso sia stato molto carino con lei. Continuiamo così per un mese. Non la tocco, non la cerco, non parliamo. Ci vediamo poco, quei dieci minuti in cui ci incrociamo la mattina, lei neanche mi guarda e non sembra aver bisogno più di nulla da me. Quando mi vede al telefono, neanche mi chiede cosa stessi facendo, forse le è passata anche la gelosia. Ginevra invece mi sta sempre eintorno, mi bacia, mi abbraccia, mi racconta di tutto quello che fa. La chiama per mangiare, neanche mi aspetta più. Vado di là, per mettere fine a questa cazzo di situazione che mi fa stare male.
Sbatto la sedia sul pavimento.
"Che eh sono invisibile eh? Che cazzo hai si può sapere?" dico ma non mi risponde. "Oh mi guardi??" alzo la voce.
Lei alza lo sguardo su di me.
"Perché cazzo mi stai trattando così eh? Non mi piaci per niente"
"Lasciami" beve.
"Perché stiamo insieme eh? Stai insieme a me?che non mi ti fili per niente? Mi tratti come un cane e non ti ho fatto un cazzo,"
"E allora cosa faccio qua?"
"Vedo che te ne frega tanto. Tu stai insieme ad una persona così eh? Che sono giorni che neanche mi guardi, non mi dici una parola"
"Ma perché tu si?"
"Ma che cazzo ti devo dire? Dopo tutto quello che mi hai detto tu, come mi hai trattato"
"Non dirmi nulla allora" finisce di mangiare.
"Apposto, ma dillo che ti sei rotta le palle fai più bella figura, me ne vado non ho problemi" dico.
"Potrei dire lo stesso"
"Eh no bella. Perché ho provato a farti ragionare, a dirti le cose. Prova a dire il contrario no? Solo perché volevo dirti che essere come me è uno schifo e ti allontana dalle persone a cui vuoi bene" dico.
"Tu prendi esci, torni"
"Perché tu no? Manco mi hai chiesto dove sono stato, figurati quanto ti interessa. Io a differenza tua, quando esci ci penso a te"
"Avrai di meglio da fare visto che io non ti piaccio più"
"Non fare la vittima non regge"
"Lo hai detto tu, trovati altro, tanto da mo che ti vuoi fare l'amica" mi dice.
"Piantala, vaffanculo te e l'amica" me ne vado di là perché divento una bestia con questi comportamenti di merda.
"Ci vado presto"
"Fai bene tanto vuoi andare via da tanto tempo" dico.
"Si, tanto qua do fastidio"
"Questa è scema proprio, se droga per forza. Ma chi cazzo glielo ha mai detto. Oh mi hai rotto il cazzo con sti comportamenti di merda, ma che davvero? Stai facendo la ragazzina. Invece di fare la persona seria che tra un po' ha due figlie ed essere contenta che ha una famiglia, deve fare la matta" alzo la voce.
"No, per niente"
"Ah no? Non sei contenta?"
"No." risponde.
"Dimmelo in faccia" corro di là "dimmelo no? Lo voglio sentire da te, dimmelo"
"Lo sai" mi dice.
"Non hai le palle, sei una codarda" continuo.
Lei alza lo sguardo, punta gli occhi nei miei, poi apre la bocca.
"Non ti amo più, mi hai rotto il cazzo, non sono più felice con te. Sei contento ora?" mi dice dura, sprezzante.
"Felicissimo.." la lascio dal braccio che le avevo preso e me ne vado di sopra col cuore a pezzi, mi chiudo nello studio in silenzio, assordante. Sento solo i miei sospiri di dolore, se mi avessero dato una coltellata, temo che non sarebbe uscita una sola goccia di sangue.
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GANGSTER🔫
Fanfiction«Cosa vuoi?» «Voglio che tu mi ami, solo così potrò lasciarti alla tua libertà» #1 in Thriller 2/10/2020 Autrici: Sara&Camilla