41. "Lecca-lecca e ammissioni"

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Jonathan, ruotando gli occhi al cielo esasperato e al tempo stesso divertito, osservò il bambino, ridacchiare furbo e divertito, scappare dalle sue grinfie e voltarsi, ogni tanto, a guardarlo per poi riprendere a correre.

<<Guarda cos'ho qui!>> urlò Jonathan, mostrando i due lecca-lecca che teneva nelle tasche dei jeans e attirando, in questo modo, l'attenzione del ragazzino fin troppo astuto.

Quest'ultimo, guardandolo diffidente, fece un passo nella sua direzione per poi incrociare le braccia al petto facendo sospirare Jonathan.

Non erano il suo punto di forza, i bambini. Nonostante l'esperienza con i suoi fratelli e sorelle, aveva ancora tanto da perfezionare. Come ad esempio smettere di aggrottare le sopracciglia in espressioni arrabbiate che rendevano i bambini diffidenti e impauriti.

Jonathan, inginocchiandosi e mostrando i dolciumi tra le sue dita, sorrise al bambino che, a piccoli passi, si avvicinava sempre di più a lui fino a giungere a meno di un metro di distanza. E fu lì che Jonathan mise in atto il suo piano ben calcolato e studiato: si sporse velocemente e prese in braccio il bambino che, strillando in mezzo alle risate, gli tirò i capelli facendogli quasi cadere gli occhiali da sole.

<<Ti ho preso, monello. Ora andiamo a lavarci>> affermò vittorioso, mettendoselo in spalla e nascondendo le caramelle nella sua tasca.

I dolci erano sempre la soluzione migliore.

<<Non voglio andare...>> borbottò il bambino, facendogli stendere le labbra in un flebile sorriso.

<<Dobbiamo. Vi siete rotolati sulla terra per tutto il tempo. Avete bisogno di una bella ripulita>> mormorò lui, camminando verso il retro della scuola e quindi nella direzione della grande fontana in cui erano tutti raggruppati.

<<Allora andiamo da Isabella, lei mi piace tanto>> disse il bimbo, facendo ridacchiare Jonathan che, osservandolo, alzò le sopracciglia.

Non era una novità, Isabella entrava nelle grazie di chiunque le stesse accanto per più di cinque minuti.

Era difficile credere, per Jonathan, che una ragazza come lei potesse mai essere realmente odiata da qualcuno. Con quegli occhi chiari e teneri ed un sorriso che gli scioglieva il cuore ogni qualvolta gliene dedicava uno, era impossibile non affezionarsi.

Al sol pensiero, un calore profondo gli invase il petto in modo piacevole.

<<Ah sì? E come mai ti piace?>> domandò Jonathan, senza mai smettere di sorridere.

Il bimbo, avvicinandosi al suo volto, si coprì la bocca con le mani come se stesse per rivelare il segreto più grande e oscuro del mondo.

<<Perché lei ci da sempre tante caramelle. Ma non dirlo a nessuno>> bisbigliò, con un filo di voce, per poi aggrottare la fronte e guardare Jonathan con i suoi occhioni scuri e dolci.

Quest'ultimo, si tratenne dal ruotare gli a occhi al cielo divertito.

Non era una sorpresa per lui. Isabella andava matta per i dolci. L'aveva beccata con le mani nel sacco più volte mentre mangiucchiava dolciumi.

<<È la mia preferita>> sussurrò il bambino, quando furono a pochi metri dal gruppo intento a ripulire con cura i bambini sporchi di terra e polvere.

<<È anche la mia>> sospirò Jonathan quando i suoi occhi si posarono proprio su di lei, protagonista dei suoi pensieri più profondi.
Avvicinandosi a Isabella, che era inginocchiata a raccogliere i capelli di una bambina in una coda, Jonathan mise giù il fanciullo attirando così la sua attenzione.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora