18. "Interrogatorio dell'FBI"

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<<Isabella...>> sentiva le mani ruvide e al tempo stesso morbide, accarezzarle il volto.

<< Guardarmi >> il suo profumo buono le riempiva le narici, ma i suoi occhi di aprirsi non ne volevano sapere. Sembravano attaccati con la colla più resistente.

Voleva avvolgesi con le braccia e stringersi con forza, proteggersi da quell'ombra tenebrosa che si avvicinava sempre di più. Ma le sue mani erano bloccate da una presa soffice.

Percepiva dei polpastrelli ruvidi massaggiarle la pelle interna dei polsi mentre il suo cuore selvaggio tamburellava velocemente contro il petto. Il suo respiro era bloccato tra i polmoni serrati, e le goccioline di sudore, lungo il collo, la facevano tremare di freddo.

<<Respira profondamente, brava così >> udiva la sua voce volluttuosa giungerle alle orecchie e il fiato caldo sfiorarle il volto, scaldandolo e solleticandolo.

<<Dolcezza, guardami >> mormorava, sfiorandole i capelli e accarezzandole le guance.

Alzando lentamente le palpebre, osservò il volto sfocato di Jonathan, inginocchiato davanti a lei.

Le faceva male la testa e sentiva i muscoli delle gambe tremare.

Tirando su col naso, scrutò l'espressione tesa di Jonathan che le infilò una cioccia di capelli dietro l'orecchio.

<<Stai bene?>> mormorò, osservandola attentamente. Le sopracciglia aggrottate e lo sguardo profondo capace di guardarle l'anima.

Annuendo, si sentì troppo spoglia sotto ai suoi occhi così, spostando lo sguardo, lo posò sul signor McLaren in piedi a pochi metri da loro, con le mani infilate nelle tasche.

Alzandosi con l'aiuto di Jonathan, che le teneva le dita attorno al braccio, respirò profondamente sbattendo le palpebre per cacciare via la nebbia calata sui suoi occhi, prima di staccarsi da lui e camminare, con passi traballanti, verso la scuola.

Guardò le sue mani tremare leggermente e le strinse in pugni stretti lungo i fianchi, si sentiva smarrita e sospesa.

Non era la sensazione di volare tra le nuvole che aveva provato baciando Jonathan. Era un emozione cupa, tenebrosa e soffocante, come se da un momento all'altro potesse essere scaraventata da cento metri d'altezza.

Girandosi solo dopo essere giunta all'entrata dell'edificio, osservò Jonathan ad appena alcuni centimetri da lei.

<<Mi dispiace >> mormorò, schiarendosi la voce e alzando la testa verso i suoi occhi scuri che si addolcirono.

<<Non preoccuparti di niente, ci penso io>> le sfiorò il viso con le nocche, alzando l'angolo delle labbra in un lieve e appena visibile sorriso.

Annuendo, lanciò un ultima occhiata a Nathan prima di dirigersi verso la scuola.

Jonathan, seguì con lo sguardo la figura della ragazza finché non scomparve dietro al portone dopodiché, prendendo un respiro profondo, si voltò verso il suo amico.

<<Che stai facendo Jonathan?>> domandò Nathan, senza lasciargli il tempo di parlare.

Lui, infilandosi le mani nelle tasche, si avvicinò di alcuni passi.

<<Mi stai innervosend>> sibilò tra i denti, fronteggiando il suo migliore amico.

<<Ti sto innervosendo? >> scoppiò a ridere Nathan, tenendosi la testa con una mano.

<<Te la scopi?>> sbottò, dopo aver smesso di ghignare.

<<Nathan...>> sospirò Jonathan, cercando di non perdere la calma.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora