34."Geloso, signor Thompson?"

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<<Riesci a portarmi quei fiori gialli?>> domandò Isabella, voltando la testa verso il bambino che, curioso, da ormai mezz'ora la osservava sistemare l'aiuola della scuola.

Nick, era stato così gentile da portarle, quel mattino, dei nuovi fiori da sostituire a quelli morti per colpa dell'afa. Così Isabella, decidendo di utilizzarli per rendere più accogliente il giardino della scuola, si era assentata dalle attività in svolgimento per poter sistemare le piante.

Sorrise quando il fanciullo le porse i due vasetti neri, per poi continuare il suo lavoro.

Le piaceva quel silenzio calato tra i due e, quando lei di tanto in tanto lo guardava di sottecchi, lo vedeva ridacchiare silenziosamente facendole sciogliere il cuore.

Le erano sempre piaciuti i bambini. Così innocenti e amorevoli. Capaci di regalare gioia in un giorno buio e di far sciogliere i cuori più duri.

<<Non vuoi dipingere il tuo vaso?>> domandò Isabella, coprendo di terra la radice del fiore.

<<Volevo vedere cosa stavi facendo>> sussurrò lui, alzando lo sguardo verso di lei e stendendo le labbra in un sorriso a cui mancavano un paio di dentiti.

<<Beh, che ne...>> parlò, interrompendosi immediatamente quando si accorse della figura alta e ben definita di Jonathan che, con passo lento e le mani infilate nelle tasche, si avvicinava a loro facendo modellare alla perfezione i jeans sulle cosce atletiche.

Il sole gli illuminò il volto con gli occhiali da sole a coprire lo sguardo profondo, e Isabella si chiese come facesse, un uomo, a risultare così bello anche semplicemente camminando.

<<Ecco dove sei finito!>> affermò, la voce più rauca del solito, quando fu a pochi passi da loro e si chinò verso il bambino accanto a Isabella.

<<Stanno facendo merenda e sei ricercato>> disse, stendendo le labbra in uno dei suoi rari sorrisi, in grado di farle battere il cuore un po' più velocemente e a far spargere tante piccole farfalle nel suo stomaco.

<<Coraggio, corri se vuoi prendere la fetta più buona della torta>> scherzò, accarezzandogli la testa per poi guardarlo correre velocemente verso la scuola.

Isabella, si lasciò sfuggire un sorriso divertito a quella tenera scena mentre si alzava piedi e posava la sua l'attenzione su Jonathan, il cui sguardo, coperto dagli occhiali scuri e pregiati, era fisso su di lei.

Schiarendosi la voce, si tolse i guanti di gomma per poi voltarsi e dargli le spalle, fingendo di dover sistemare gli attrezzi da giardinaggio pur di non incrociare i suoi occhi guardigni.

Erano passati due giorni dalla piacevole chiacchierata avuta con Paige nel cuore della notte e, sarebbe stato stato stupido da parte di Jonathan non accorgersi che qualcosa, in Isabella, era cambiato. Aveva rifiutato di passare la notte da lui, il giorno prima, inventandosi la banale scusa di dover sorvegliare Sam, la quale aveva avuto un indigestione improvvisa e totalmente inventata.

C'era qualcosa che, dopo le parole di Paige, le si era ribaltato addosso come un uragano. Non aveva fatto altro che chiedersi perché Jonathan, in mezzo a tutte le ragazze presenti nel gruppo, avesse prestato attenzione proprio a lei.

Dio, lo conosceva da poco più di un mese e nonostante il modo in cui si sentiva accanto a lui, le sensazioni così carnali e palpabili e la totale scioltezza, non riusciva a fare a meno di chiedersi se, le parole di Paige, contenessero la verità. Non conosceva il rapporto che Jonathan aveva con lei, eppure non riusciva a fare a meno di ripensare alle volte in cui li aveva visti insieme e totalmente immersi in una piacevole e coinvolgente conversazione.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora