<<Credi che sia meglio rinviare il progetto?>> domandò Nathan, il tono di voce velato da un pizzico di fastidio.
<< Assolutamente no, non abbiamo lavorato così tanto per poi rinviarlo>> affermò Jonathan, lanciando un occhiata fugace e affilata al suo amico, per poi spostare lo sguardo sul mcbook davanti a lui, dove un power point occupava lo schermo.
<<La squadra di architetti ha fatto un ottimo lavoro>> mormorò a bassa voce, Jonathan, passandosi una mano sulla barba e appoggiandosi allo schienale del divanetto da giardino.
Quella postazione, gli riportava alla mente momenti che, in quell'istante, non doveva per alcun motivo al mondo ricordare. Non davanti al suo amico con cui aveva litigato in modo acceso il giorno prima, proprio a causa del chiodo fisso di Jonathan.
Eppure, nemmeno tentando con tutte le forze, riusciva a dimenticare la bella e dolce Isabella.
Le sue labbra morbide, rosee e setose, quei capelli scuri e lunghi fino a poco più sotto le spalle esili e quegli occhi color giada così luminosi da potervisi specchiare.Erano vividi nella sua mente, quei ricordi.
Gli piaceva baciarla, forse anche più di quanto dovesse e volesse.
L'aveva capito il giorno prima quando, in cucina mentre erano soli e lei tremava attaccata al lavandino e tra le sue braccia. L'aveva capito quando, guardandole il volto dai tratti dolci e armoniosi, lui non voleva far altro che chinarsi e prendersi quelle labbra.
E per il momento, non lo preoccupava quell'immensa e implacabile voglia che aveva di lei, pensava solo alla prossima volta in cui l'avrebbe avuta tutta per sé, senza volontari che gironzolavano intorno a loro e soprattutto senza un certo Nick.
Non voleva dare un nome alla sensazione che lo percorreva ogni qualvolta vedeva quel ragazzo accanto a lei, ogni qualvolta si accorgeva delle occhiate che, di nascosto, le lanciava.
Non le avrebbe dato un nome, neanche morto.
<< A cosa stai pensando, Jonathan?>> il tono infastidito e pungente del suo amico, lo distolse dai suoi pensieri.
Sapeva della rabbia ancora vivida di Nathan, dopo il loro litigio, eppure preferiva non buttare altra legna sul fuoco, limitandosi in questo modo ad ignorare le sue provocazioni.
<< Per stasera abbiamo finito>> sospirò Jonathan, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
<<Rimarrò un altro po' a guardare gli ultimi documenti, tu puoi andare>> continuò, osservando lo schermo del laptop e passandosi una mano sulla barba, in modo pensieroso.Era notte fonda, e la casa buia alle sue spalle dimostrava che ormai tutti i volontari si erano coricati nei loro letti e, senza volerlo, il suo pensiero volò a lei.
Si chiese, involontariamente, se anche lei stesse dormendo oppure fosse ancora sveglia e intenta a leggere sul suo e-book, e ciò non fece altro che approfondire punto di domanda per cui la pensasse così tanto da farsi quel genere di domande.
Sospirando, si passò una mano sul volto per poi guardare il suo migliore amico, con adosso un broncio arrabbiato, raccogliere alcuni fogli e alzarsi senza salutarlo.
Gli sarebbe passata, il giorno dopo sarebbe tornato ad essere il rompi scatole di sempre.
Il venticello fresco e notturno gli accarezzava le guance, i capelli leggermente più lunghi del solito e le braccia scoperte dalla maglietta a maniche corte.
Gli piaceva passare le serate silenziose seduto nel giardino, in qualche modo gli ricordava la terrazza del suo attico a Chicago.
E Chicago gli mancava, così come la sua numerosa famiglia e il suo ufficio all'ultimo piano dell'edificio più elevato della città, dove lui passava la maggior parte delle sue giornate.
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Perso Senza Di Te
Romance☆COMPLETA☆ Dopo lo scandalo che segnò duramente il suo cognome prestigioso, disegnandolo come un uomo violento e senza cuore, Jonathan Thompson, l'uomo d'affari più influente del Paese, tenta in tutti i modi, aiutato dai suoi consiglieri di fiducia...