72."Colui che ti possiede"

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Vi chiedo di leggere la spazio autrice a fine capitolo. Buona lettura!

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Lo sentiva dietro di lei.

Il corpo duro, muscoloso e caldo che premeva contro il suo e il braccio pesante, che l'avvolgeva infondendole sicurezza e calore, che si sollevava lentamente e con gesti cauti per non svegliarla, nonostante lei avesse smesso di fluttuare nel mondo dei sogni già da un po'.

Avrebbe voluto voltarsi, guardarlo mentre si alzava silenziosamente dal letto e si allontanava da lei, ma qualcosa la spinse a continuare a fingere e tenere gli occhi scuri, anche quando sentì una porta aprirsi e chiudersi, segno che lui aveva lasciato la stanza, lasciandola sola.

E dentro di lei, qualcosa s'incrinò, minacciando di rompersi, provocandole un brivido d'avvertimento lungo la schiena, mentre la vocina nella sua testa si faceva più aggressiva, dura e insopportabile.

Scappa.

Le diceva, facendole chiudere gli occhi per far sparire quella voce che la colpiva come un pugno nello stomaco.

Scappa, prima che sia troppo tardi.

Ripeté.

Scappa, prima che tu perda anche te stessa nella speranza di ritrovare il tuo cuore.

Le sussurrava, portandola a tapparsi le orecchie con rabbia e fervore.

Scappa, prima che lui si prenda l'unica cosa che ti rimane. Te stessa.

Soffoccando un urlo di frustrazione contro il cuscino, affondò il volto sul tessuto e chiuse gli occhi coprendosi con il lenzuolo fino alla testa.

Non c'era modo di scacciare quella vocina così infida che le s'infilava persino sotto la pelle, come un serpente velenoso che spargeva la sua sostanza letale godendo e cibandosi del suo dolore, delle sue insicurezze e dei suoi punti deboli.

Ti amo.

Gli aveva detto.

In quella giornata in cui il sole sopra di loro le aveva bruciato la nuca e le spalle, e in cui la natura viva aveva tenuto loro compagnia in quella distesa di verde.

Gliel'aveva detto, fregandosene delle conseguenze, consapevole di quanto avrebbe potuto danneggiarla scoprire il suo cuore e lasciarlo spoglio di qualsiasi protezione.

Aveva detto che non le importava che lui non avesse mai risposto alla sua dichiarazione.

L'aveva pensato mentre lo guardava alzarsi in piedi, e allontanarsi da lei.

L'aveva pensato quando lo guardò rispondere ad una telefonata improvvisa, e distanziarsi per parlare con chiunque lo avesse risvegliato da quello stato di trance in cui era scivolato, limitandosi a guardare Isabella in silenzio.

Aveva pensato che non le sarebbe importato se lui non avesse ricambiato il suo amore, mentre nella tranquillità più chiassosa erano tornati in città e lui l'aveva accompagnata a casa, per poi tornare da lei il giorno dopo, come se nulla fosse mai successo.

Come se lei non avesse mai ammesso di amarlo.

Ed erano passati tre giorni, da quel fatidico giorno in aperta campagna.

Tre giorni, in cui Jonathan continuava a venire da lei ogni sera dopo aver lavorato l'intera giornata.

E lui, mai una volta aveva parlato di ciò che era successo quel giorno.

Era come se lo avesse eliminato dalla sua mente, come se non fosse mai accaduto, portandola spesso a dubitare che fosse realmente successo, e non lo avesse solamente sognato.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora