10. "Scappi, signor Thompson?"

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La luce calda e accecante del sole, le colpiva il volto e gli occhi socchiusi, mentre la voce squillante della sua amica le giungeva alle orecchie come la sveglia più fastidiosa del mondo.

Mugugnando, si coprì il viso con il braccio per poi osservare di sottecchi il volto corrucciato di Sam.

<<Ti sei veramente addormentata nel giardino?>> sbuffò, incrociando le braccia al petto.

Isabella, con un espressione confusa e smarrita, si guardò attorno strofinandosi gli occhi per poi sospirare pesantemente.

<<Che ore sono?>> borbottò, mettendosi seduta sulla poltrona e stiracchiandosi i muscoli indolenziti per aver dormito in una posizione scomoda tutta la notte.

<<Le otto e mezza, hai trenta minuti per vestirti e mangiare>> affermò Sam, ruotando gli occhi al cielo per poi tornare all'interno della casa, dove le voci dei volontari giungevano forti e chiare fino al giardino.

Isabella, sbadigliando e massaggiandosi il collo, si spostò le ciocche di capelli dal viso per poi alzarsi dalla poltrona e infilarsi le sue ciabatte llasciate sull'erba finta.

Fu solo quando i suoi piedi pestarono un oggetto morbido, che lei si accorse della felpa scura caduta a terra.

Con le sopracciglia aggrottate, si chinò raccogliendo l'indumento scuro e, come il gesto più spontaneo, il suo naso si avvicinò aspirando quel profumo forte che avrebbe facilmente riconosciuto in mezzo ad altri centinaia di aromi.

Un profumo che le faceva involontariamente pensare a una sola persona, e la sua mente traditrice non poté far altro che rivangare la sera prima e le dita ruvide e calde di Jonathan.

E nonostante il suo cervello non avesse fatto altro che pensare al suo brusco comportamento, lei non riusciva a non immaginarsi quella carezza intima e confortevole. Calda e avvolgente.

Guardando l'indumento tra le sue mani, si sentì ancor più confusa e smarrita.

La sua mente avrebbe voluto dimenticare quell'uomo e il fuoco pericoloso che possedeva, eppure il suo corpo, sembrava fremere al sol pensiero delle mani di quell'uomo su di lei.

E per Isabella, quella sensazione carnale era completamente sconosciuta.

Sospirando, si strinse la felpa al petto per poi camminare verso la casa con la testa piena di pensieri e domande.

Era chiaro come la luce che fosse stato lui a scoprirla durante la notte, e ciò non fece altro che confonderla ancor di più.

Entrando all'interno dell'abitazione, osservò i suoi colleghi seduti attorno al tavolo in cucina, intenti a fare colazione, e il profumo di caffè appena macinato le fece brontolare lo stomaco.

<<Com'è stato dormire in giardino, Isa?>> ridacchiò Marcus, per poi mordere il suo toast.

Un sorriso flebile increspò le labbra della ragazza che, dedicandogli il dito medio, attraversò l'open space diretta in bagno.

Dopo essersi data una rinfrescata, aver pettinato e raccolto i capelli in una coda alta e essersi infilata un paio di pantaloncini, una maglietta bianca e le scarpe, uscì dalla sua stanza attirata dal vociare dei suoi compagni.

Con sua grande sorpresa, trovò il signor McLaren intento a prepararsi un omlette mentre rideva e scherzava con i ragazzi, e immediamente gli occhi di Isabella perlustrarono la stanza in cerca di una persona in particolare.

Solo quando il suo sguardo si posò sulla grande finestra, riuscì finalmente a scorgere le spalle larghe dell'uomo che le turbava i pensieri.
Teneva il telefono schiacciato contro l' orecchio e passeggiava avanti e indietro nel patio, mentre con l'altra mano afferrava una tazza bianca.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora