14. "Non sei mia madre"

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Deglutì rumorosamente e, in cerca d'aria, prese dei respiri profondi prima di voltarsi verso di lui.

Si erano entrambi completamente scordati del posto in cui si trovavano e, nonostante fossero nascosti dietro l'auto, la preoccupazione che qualcuno li vedesse la ripescò da quel tunnel fatto di brividi e farfalle nello stomaco.

Incontrò i suoi occhi scuri osservarla profondamente, e non riuscì a trattenere un lieve gemito quando la sua mano grande risalì lungo il fianco sfiorandole le costole, per poi tornare verso il basso e ripetere il movimento delicato.

<<Potrebbe vederci qualcuno>> sussurrò, stringendo le mani in pugni stretti per impedire a sé stessa di posarle sul suo petto sodo, coperto dalla polo aderente.

Un leggero e appena visibile sorriso gli increspò le labbra e quello bastò, a Isabella, per provare quel senso di vertigini che le faceva tremare le ginocchia.

Le sembrava di trovarsi nella più alta delle giostre, era un su e giù infinito di sensazioni e emozioni, capaci di confonderle la mente e il corpo.

<<Doveva pensarci prima di iniziare a provocarmi, signorina Anderson>> mormorò, inclinando la testa e abbassandosi ancor di più verso di lei, fino a fondere i loro respiri affannati e grondanti di desiderio.

<<Ha iniziato lei. Io ho solo continuato il suo stesso gioco>> ribattè Isabella, soffiandogli le parole sulle labbra rosee, piene, sensuali e provocanti.

Le sembrò quasi di sentirle sulle sue, di morderle e baciarle godendosi quella morbidezza, mentre le sue mani venivano punzecchiate dalla barba scura la quale lo rendeva l'uomo più attraente che avesse mai conosciuto.

Lo sentì rilasciare un profondo sospiro per poi muovere lentamente il pollice su e giù, infiammando la sua carne già bollente e facendo fondere gli ultimi neuroni ancora sani.

Sembrava impossibile, per entrambi, rompere il contatto visivo.

Si osservavano curiosi, smarriti e desiderosi.

Attratti l'uno dall'altro, tanto da impazzire per quell'elettricità che li avvolgeva come una nuvola grigia e tormentata.

Solo quando un sospiro uscì dalle labbra di Jonathan, il suo sguardo si posò sul bagagliaio alle spalle di Isabella e la sua mano, lentamente e con un ultima carezza, si staccò dal corpo della ragazza, lei tornò a respirare riempiendo i suoi polmoni di qualcosa che non fosse quel profumo.

Isabella, passandosi le mani sui pantaloncini in jeans, lo osservò afferrare il contenitore di vernice e il sacco di stucco, che si mise in spalla, per poi sbattere il bagagliaio e voltarsi nuovamente verso di lei.

I suoi occhi scuri si annebbiarono della solita serietà che lo contraddistingueva mentre la guardava imperturbabile.

Era tornato l'uomo serio e professionale che il primo giorno aveva incontrato.

Senza spiccare parola, entrambi si incamminarono verso la struttura, lasciandosi alle spalle l'auto.

Eppure, le sensazioni ancora presenti e i ricordi del loro piccolo e intimo momento, sarebbero rimasti impressi nella mente di entrambi

~~~~~~

Posando le mani sui fianchi, Isabella prese dei respiri profondi mentre alcune gocce di sudore le percorrevano il collo.

Avevano dovuto portare fuori tutti i banchi e le sedie presenti nella grande stanza, e non sarebbe stato un lavoro faticoso se non per il legno massiccio con cui erano costruiti.

Le tremavano le mani dallo sforzo e la testa le girava a causa della bassa pressione che, unita al caldo afoso e allo stomaco vuoto, la facevano sentire fiacca e affaticata.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora