54."Docce calde"

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Socchiudendo gli occhi , lentamente e pigramente, quando la luce del sole gli colpì direttamente il viso, si voltò a pancia in giù, mentre il suo braccio, istintivamente, si allungava verso il lato del letto dove si aspettava di trovare il corpo caldo che avrebbe, come d'abitudine, avvolto e attirato al suo.

Ma quando la sua mano si scontrò solo con il lenzuolo freddo e spiegazzato, non trovando alcuna figura femminile sinuosa, che le sue dita bramavano sfiorare e accarezzare, le sue palpebre si spalancarono e la sua testa si sollevò dal cuscino, che profumava del suo shampoo maschile al muschio e macadamia.

Ancora assonnato, guardò il lato del letto vuoto e, proprio nel momento in cui spostò il lenzuolo per potersi alzare, udì il rumore dell'acqua che scorreva in bagno ed il sollievo lo colpì.

Tornò a stendersi, tentando inutilmente di riaddormentarsi vista la stanchezza dovuta al giorno prima, ma la sua mente era già fin troppo attiva per permettergli di tornare nel mondo dei sogni.

Sospirando, accarezzò il cuscino accanto al suo, e le sue dita raccolsero il capello lungo e scuro che si posava su di esso. Poteva sentire, anche senza affondare il naso nel tessuto di cotone, il suo profumo buono e dolce e, come una calamita, i suoi occhi si alzarono sulla porta di legno scuro, dietro la quale lei si nascondeva, tentandolo anche senza saperlo e senza volerlo.

Era sfinito, e quasi si faceva pena per il modo in cui si sentiva, ogni volta che era accanto a lei.

Era convinto di essere colui che teneva le redini della situazione complicata tra loro, ma la verità è che lui era solo il burattino. Era lei, che tirava i fili, che comandava e a cui lui obbediva.
Era lei che, con un sorriso, riusciva a farlo sentire meglio. Che con un tocco ed una carezza gli faceva chiudere gli occhi, rilassato, mentre tutte le sue barriere si inchinavano al suo cospetto.

Era lei che, con un bacio, riusciva a solleticare il suo cuore, a farlo battere un po' più forte e a renderlo leggero da ogni preoccupazione o emozione cupa. Che, con i suoi occhi verdi, gli riempiva il corpo di adrenalina e desiderio.

Era convinto, quando aveva iniziato a passare ogni notte con lei, che avrebbe tenuto tutto sotto controllo, che tutto sarebbe andato secondo i suoi piani e che non ci sarebbe mai stato posto per le emozioni, quando si sarebbe trattato di lei.

Ed in quel momento, si ritrovava disteso a letto, mentre osservava una porta e immaginava la sua dolce Isabella che, nuda da ogni indumento, lasciava l'acqua accarezzarle il corpo sinuoso e morbido, per cui lui impazziva e per cui avrebbe potuto morire.

Era lì a pensare al momento in cui, nel suo grande attico al penultimo piano di uno degli edifici più alti e ricercati di Chicago, la mattina si sarebbe svegliato nel suo letto king size vuoto, con nessun rumore proveniente dal suo grande ed elegante bagno.

E solo quel pensiero, gli provocava un'agonia alla quale lui non era abituato perché, nel suo profondo, non voleva mai uscire da quella stanza.

Nel suo profondo, che non avrebbe mai ammesso a nessuno, neppure a se stesso, voleva rimane lì e averla tutta per sé, per il resto della sua vita.

Non aveva bisogno di nient'altro; si sarebbe cibato di lei, dissetato della sua dolce essenza e avrebbe vissuto di lei, dei suoi sorrisi con le fossette e dei suoi occhi luminosi. E per lui, quello sembrava il paradiso.

Un paradiso che non avrebbe mai potuto avere, e che avrebbe solo immaginato nei suoi sogni più segreti e proibiti.

Era egoista, bastardo e incoerente, eppure niente gli impediva di volerla così ardentemente da impazzire.

Sollevandosi dal letto, quando la tentazione di raggiungerla si fece troppo intensa, giunse la porta del bagno con un paio di falcate e, silenziosamente, l'aprì, scontrandosi con il buon profumo del suo shampoo, che lui era ormai abituato a vedere accanto al suo negli scomparti del suo bagno privato.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora