11. "Occhi furiosi e dita curiose"

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L'aveva detto.

L'aveva veramente detto.

E lei, non poté far altro che mordersi con forza le labbra come a volersi punire di non saper tenere a bada la lingua troppo lunga.
Si guardò attorno in cerca di una via d'uscita mentre lui, con una lentezza estenuante, si voltava verso di lei togliendosi gli occhiali da sole.

I suoi occhi scuri la fulminarono, mentre un brivido d'adrenalina le percorreva la schiena facendola fremere.

Diamine, perché non provava nemmeno un pizzico di paura sotto a quello sguardo che non prometteva di niente di buono?

Si chiese, osservandolo camminare, lentamente, verso di lei.

Le mani di Jonathan abbandonarono le tasche dei jeans che gli fasciavano le cosce e i glutei, sodi e ben allenati e a quel pensiero, il corpo di Isabella si scaldò di un energia mai provata.

<<Non credo di aver udito bene le sue parole. Potrebbe ripeterle, signorina Anderson?>> la sua voce era un sussurro minaccioso così come la sua espressione.

Portandosi le mani sulle tasche dei pantaloncini, Isabella si guardò attorno in cerca di qualcuno che potesse tirarla fuori dalla situazione scomoda in cui si era buttata senza paracadute, ma, quando i suoi occhi non videro nessuno, tornò a osservare quell'uomo che ancora attendeva una risposta.

<<Credo che lei abbia sentito e compreso ciò che le mie parole intendevano>> scrollò le spalle esili, deglutendo e facendo un passo indietro quando lui si avvicinò ancor di piu.

<<Grazie anche per la felpa, nonostante non fosse stata necessaria>> affermò Isabella, per poi pizzicarsi il palmo della mano con una voglia terribile di prendersi a schiaffi da sola.

E grazie alla sua affermazione, poté godersi la prima vera e propria espressione umana di quell'uomo sempre serio e composto.

I suoi occhi fiameggiavano di rabbia e il suo volto si contorse in una smorfia infastidita.

Le fu possibile percepire il suo profumo, buono e forte, tra le narici quando il suo viso avvicinò a quello di Isabella, fino a sfiorarlo.
Indietreggiava a ogni passo che lui faceva verso di lei e d'un tratto, si ritrovò con la schiena schiacciata contro il muretto alle sue spalle.

Era in trappola, e lo fu ancor di più quando le mani di Jonathan si appoggiarono sopra la sua testa, intrappolandola e bloccandole qualsiasi via di fuga.

I suoi occhi verdi si fissarono sui suoi scuri per poi scendere sulle labbra morbide e sulla barba ben curata.

Le sue mani fremevano per posarsi su quel petto sodo coperto dalla polo bianca. Avrebbe accarezzato i suoi bicipiti per poi sfiorare le spalle larghe.

Si sarebbe fermata sul collo dove avrebbe fatto scorrere le dita per poi immergerle tra i suoi capelli scuri.

<<Non era necessaria?>> sussurrò, abbassando il volto verso quello di lei fino a sfiorarle la fronte con i suoi ciuffi quasi neri.

Lo sentiva, sentiva il suo cuore battere impazzito come se da un momento all'altro potesse distruggere la gabbia toracica, che lo racchiudeva, e caderle tra le mani. E forse, sarebbe stata una liberazione per lei.

Almeno avrebbe smesso di fremere, desiderosa di un tocco da parte di quell' uomo.

<<Eppure il suo corpo tremante, ieri sera, non la pensa come lei, signorina Anderson>> mormorò, soffiandole le parole sulle labbra che, involontariamente, si socchiusero.

Era così vicino che gli sarebbe bastato inclinare la testa di lato per sfiorarle la bocca e lei, a quel pensiero, rabbrividì visibilmente.

<<Perché è tornato indietro?>> sussurrò, stringendo tra le mani il tessuto dei suoi pantaloncini, senza mai staccare gli occhi da suoi che le scrutavano il volto con attenzione.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora