76."Ti avevo dato tutto"

17.6K 697 332
                                    

-2

Siete pronte?

Buona fortuna, e buona lettura!

~~~~~~~~~~

Infilandosi le mani sotto la guancia, tentò inutilmente di chiudere gli occhi e cercare di permettere al sonno e alla stanchezza di prendere il sopravvento, ma la sua mente e il flusso continuo dei suoi pensieri non le permettevano di spegnere completamente il cervello.

Con un sospiro, si rigirò di nuovo nel letto morbido, e lasciò che i suoi occhi si posassero sulla figura massiccia e alta dell'uomo disteso accanto a lei, sulla sua schiena larga e muscolosa, sulle sue braccia distese sulla superficie del materasso, coperto dalle lenzuola di seta color d'avorio, e sul suo volto affascinante, mozzafiato e rilassato.

Le labbra carnose erano leggermente socchiuse lasciando uscire i suoi respiri profondi e lenti, ed erano circondate dalla barba scura e ben curata, di cui lei amava la ruvidezza contro la sua pelle ogni volta che la baciava o i loro visi si avvicinavano.

Il suo cuore si strinse forte alla sola vista di quell'uomo, che le aveva rubato il fiato in ogni modo immaginabile, e che era in grado di farla sognare ad occhi aperti. Eppure quel dolore in fondo al petto la soffocava, impedendole di chiudere occhio o di pensare ad altro.

Stanca di restare distesa inerte, afferrò delicatamente il pesante braccio che lui le teneva drappeggiato attorno alla vita, e silenziosamente si alzò dal letto, prendendo il suo telefono per controllare l'ora e sospirando amaramente quando vide che erano già le due del mattino.

Riponendo il cellulare, e guidata dalla luce notturna che filtrava attraverso le grandi tende chiare che coprivano le vetrate immense e che davano sulla città addormentata di Chicago, camminò in punta di piedi fino alla porta e, con un ultima occhiata al corpo muscoloso di Jonathan, disteso di pancia sul letto king size, e coperto solo dai suoi boxer grigi attillati e dal lenzuolo di seta che gli copriva solo la parte inferiore della sua figura, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Attraversando il corridoio illuminato dalle luci a led del pavimento in marmo, che si sentiva freddo sotto i suoi piedi nudi, raggiunse le scale in vetro e le scese una ad una, con gli occhi già fissi sul soggiorno grande e moderno, e soprattutto sulle vetrate che ogni volta le toglievano il fiato dal petto.

La sua intenzione iniziale era quella di dirigersi in cugina e farsi qualcosa di caldo che la inducesse a rilassarsi e soprattutto ad addormentarsi, magari una tazza del tè ai frutti di boschi che lui amava tanto da berlo ogni giorno, ma per qualche motivo i suoi occhi furono attirati dalla porta infondo al corridoio, che sapeva essere l'ufficio di Jonathan.

Ci era stata una sola volta, quando lui le aveva fatto il tour completo dell'attico, e non aveva mai trovato motivo di entrarci, fino a quel momento.

La curiosità, la voglia di scoprire qualcosa, e la disperazione nel non sapere a cosa credere, la guidarono silenziosamente lungo il corridoio, fino alla porta in legno scuro e lucido.

La sua mano tentennò prima di posarsi sulla maniglia, e mille domande e paranoie si fecero spazio nella sua mente.

E se avesse delle telecamere nascoste, e scoprisse che era entrata nel suo ufficio e avesse ficcanasato tra le sue cose?

E se si svegliasse all'improvviso, e la trovasse lì con le mani nel sacco?

Che scusa avrebbe potuto usare?

Dubitava che "scusa, volevo andare in bagno ma mi sono ritrovata nel tuo ufficio, e mentre stavo uscendo per sbaglio sono inciampata nei tuoi cassetti e tra le tue cose", avrebbe funzionato.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora