2. "Sam, fai uso di droghe?"

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Si passò una mano tra i capelli lisci e sciolti, per poi portarsi una ciocca dietro l'orecchio e parcheggiare l'auto accanto al piccolo furgone bianco degli adetti alla luce.

In lontananza, poté scorgere la figura alta e snella di Samantha ferma accanto all'ingresso che, con fare spazientito, l'attendeva battendo un piede sulla ghiaia che costituiva il sentiero che indirizzava al portone verde scuro.

Si prese degli istanti per osservarla scostarsi i capelli scuri e corti fino alle spalle dal viso, per poi guardare nuovamente l'orologio costoso che portava al polso. Come al solito portava un abbigliamento appariscente e femminile, una gonna corta in pelle abbinata ad una camicetta rosa con uno scollo a V che esaltava il suo décolleté.
Aveva uno stile molto ricercato e amava spendere migliaia di dollari nei vestiti e negli accessori.

"Si vive una volta sola"

Le ripeteva Sam, quelle poche volte che Isabella l'aveva accompagnata a fare shopping guardandola piuttosto stupita dalla leggerezza che aveva nello spendere un sacco di soldi in abiti.
Eppure lei se lo poteva permettere, non aveva mai lavorato, continuando ad essere mantenuta dai suoi genitori che avrebbero esaudito ogni desiderio della loro unica figlia femmina.

Samantha era cresciuta con ben quattro fratelli maschi, e trovandosi ad essere l'unica femmina era considerata la più viziata e coccolata dai suoi genitori.

Non era come Isabella che, all'età di diciannove anni aveva dovuto fare i bagagli ed andarsene una volta per tutte dalla casa in cui era cresciuta. Aveva anche lei dei genitori che l'amavano alla follia, ma ciò che il posto in cui era nata ed aveva vissuto la sua infanzia, custodiva, era troppo per lei da sopportare, obbligandola quindi ad abbandonare quel luogo e persino i suoi genitori.

Li sentiva spesso, quasi ogni giorno, eppure sapeva che il rapporto che aveva con le persone che l'avevano messa al mondo crescendola, educandola ed amandola non sarebbe mai tornato come quello di prima, non dopo quello che era successo negli ultimi anni che aveva approfondito la crepa creatasi nel tempo.

Sospirando, aprì la portiera della sua macchina nera per poi chiuderla e sigillarla con la chiave automatica.
Mettendosi la borsa in spalla, camminò verso la sua amica mentre il rumore degli irrigatori automatici che bagnavano l'erba del giardino, le riempiva le orecchie.

<<Sia lodato il Signore! Venti minuti di ritardo, venti!>> urlò Samantha quando finalmente notò la sua amica avvicinarsi a lei con passo lento e tranquillo, come se avesse tutto il tempo del mondo per raggiungere l'ingresso.

Isabella non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca ed inventarsi una scusa sul momento, tipo che il rubinetto della cucina era esploso allagando la sua casa o che il cane, che non possedeva, era scappato e lei aveva dovuto correre per tutto il vicinato per recuperarlo, che la sua amica scoppiò a ridere piegandosi su se stessa e facendola così aggrottare la fronte confusa e stranita. Si aspettava un'accoglienza rude e qualche bella strigliata .

<<Sam, fai uso di droghe?>> domandò Isabella, senza mai abbandonare l'espressione confusa mentre la sua migliore amica a stento riusciva a prendere una boccata d'aria tra le risate.

Solo alcuni istanti dopo, Sam si ricompone asciugandosi le lacrime ai lati degli occhi e prendendo dei respiri profondi senza mai smettere di sorridere divertita.
<<Ma cos'hai fatto alla faccia?>> domandò, indicando con le mani il volto di Isabella.

Confusa, iniziò a tastarsi il viso con le dita, preoccupata che il mascara che aveva messo con cura fosse colato o che del dentifricio le fosse rimasto appiccicato sul mento, ma quando si toccò accidentalmente lo zigomo, per poi sibilare di dolore, riuscì a comprendere la causa del divertimento della sua amica.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora