26. "Matrimoni e delusioni"

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S'infilò la felpa col cappuccio per poi raccogliersi i capelli in una coda alta mentre la sua amica, stesa sul letto e con le gambe alzate e appoggiate sul muro, le raccontava delle ultime news.

<<A me Carmen piace molto, sapevo si sarebbe messa con Jacob>> mormorò Sam, per la terza volta, facendo scoppiare la gomma da masticare al gusto mirtillo.

<<Jacob è una bravo ragazzo>> borbottò Isabella, arricciando le labbra davanti allo specchio su cui era riflessa la sua immagine.

<<Spero le chieda di sposarlo, ho voglia di qualche matrimonio>> sbuffò Sam, girandosi sulla pancia e osservando Isabella, intenta a sistemare i suoi abiti nell'armadio.

<<Voglio dire, i miei fratelli hanno tutti più di venticinque anni e nessuno di loro si è ancora spostato>> si lamentò, facendo scoppiare nuovamente la gomma da masticare.

Isabella, sospirando e ruotando gli occhi al cielo, piegò la maglietta per poi riporla sopra alle altre finché il suo sguardo non ricadde, involontariamente, su un indumento color nero che lei, settimane prime, aveva infilato nel fondo dell'armadio, proteggendolo da occhi estranei, come se volesse tenere quella felpa solo per sé.

La felpa con cui Jonathan l'aveva coperta dal freddo la notte in cui si era addormentata nel giardino.

Pessimo momento, pensò.

Non c'era momento peggiore per ricordarsi di quella sera, non quando solo quel mattino, Jonathan, le aveva sbattuto in faccia la verità delle sue intenzione.

Che poi, era tutto chiaro fin dall'inizio, si era detta Isabela, non appena quel senso di tristezza e angoscia l'avevano abbandonata lasciando spazio alla rabbia rivolta più a se stessa che a lui.

Le sue intenzione erano evidenti fin dall'inizio, solo che lei era stata troppo stupida e ingenua per non vedere la realtà con i suoi occhi.

Eppure, nonostante si ripetesse le stesse parole da tutto il giorno, mentre fuggiva da lui scappando ogni qualvolta lo vedeva, Isabella non riusciva a nascondere il senso di delusione che percepiva.

Aveva il cuore sospeso da quel mattino, in bilico tra la rabbia e la delusione.

Ma lei non le voleva provare quelle emozioni, avrebbe di gran lunga preferito sentirsi indifferente davanti alle affermazioni di Jonathan, perché il malessere che provava, non faceva altro che confermare quanto male le avesse fatto la triste e dura verità.

Si era lasciata andare con lui, come non faceva da anni, e avrebbe mentito non ammettendo di essersi sentita, per quei pochi momenti, libera come un uccellino.
Libera da qualsiasi gabbia e catena e bene, dannatamente bene. Perché sotto a quello sguardo severo e imperscrutabile, si era sentita desiderata quando la maschera d'indifferenza di Jonathan crollava, lasciando spazio a desiderio e lussuria, le stesse sensazioni che lei aveva provato per lui.

Attirata dalla voce squillante della sua amica, spostò lo sguardo dalla felpa promettendosi di ridargliela il prima possibile.

<<Ho fame, sei pronta?>> le stava chiedendo Sam, alzandosi dal letto e infilandosi le infradito.

Annuendo, chiuse l'armadio in legno scuro e si diresse verso la porta della stanza fino a quando, il suono che avvisava l'arrivo di una nuova notifica, non attirò la sua attenzione.

Voltandosi verso il suo letto, dove il suo laptop era appoggiato sopra alle lenzuola, fece un cenno con la testa a Sam di superarla, per poi avvicinarsi al suo portatile.

Si sedette sul morbido materasso e con un sospiro cliccò illuminando lo schermo.

La notifica di una nuova e-mail spuntava accanto all'ora e, aspettandosi di trovare un messaggio da parte di sua madre e magari anche una foto in allegato di lei mentre si prendeva cura dei fiori che aveva piantato nel giardinetto, cliccò sulla notifica.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora