37. "Antipatico e pieno di sé"

22.8K 718 69
                                    

<<Che cucini?>> domandò, una voce maschile e piuttosto famigliare alle sue spalle.

Ma Isabella era così tanto distratta ed immersa nel flusso interminabile di pensieri presenti nella sua mente che continuò, indisturbata, a muovere il cucchiaio di legno nel suo sugo fumante, preparato in modo distratto.

Solo quando si accorse d'un ombra alle sue spalle e del calore provocato da un corpo fin troppo vicino al suo, sobbalzò voltandosi di scatto fino a rischiare di colpire il manico della pentola e quindi capovolgere tutto il suo contenuto sul pavimento, magari anche bruciandosi i piedi coperti da delle infradito.

I suoi occhi chiari si spalancarono sorpresi nel momento in cui si posarono sulla figura alta e muscolosa del signor McLaren, il tirapiedi di Jonathan.

Li separava quasi un braccio, eppure lei si sentì soffocare e percorre da un brivido per la vicinanza tra loro, tanto da spostarsi di lato ed allungare la distanza.

Si schiarì la voce, posando gli occhi sulla pentola dove il sugo, se lo avesse lasciato anche solo un altro minuto, si sarebbe bruciato. Sibilando sottovoce, allungò la mano spegnendo il fuoco mentre sentiva gli occhi scuri di Nathan osservarla senza inibizione tanto da metterla a disagio.

<<Come scusa?>> chiese, ricordandosi della domanda che le aveva posto ma che lei non aveva ascoltato e tentando, in qualche modo, d'interrompere la scansione a cui la stava sottoponendo.

<<Ti ho chiesto cosa stai cucinando>> affermò, le mani infilate nelle tasche tasche dei pantaloni neri della tuta che indossava, ed i capelli castani scompigliati che gli donavano un aspetto affascinante.

Si chiese come, tanta bellezza fosse sprecata in un uomo così antipatico e pieno di sé e fu quasi tentata di domandarglielo, ma poi si limitò a scrollare le spalle senza rispondere.

Non serviva un genio per comprendere ciò che stava cucinando.

Lo vide avvicinarsi al piano lavoro ed afferrare il cucchiaio di legno, che lei aveva posato, per poi mescolare il sugo in movimenti lenti e precisi.

<<Lo stavi per bruciare>> disse, alcuni istanti più tardi, in cui Isabella si era limitata ad osservarlo confusa e soprattutto diffidente.

<<Non l'ho fatto>> rispose lei, alzando le spalle senza mai smettere di studiarlo in modo guardigno. Se n'era accorto, lui, del mondo in cui continuava a scutarlo confusa, ma non disse niente limitandosi a ghignare.

<<Stavi girando questo sugo in modo ininterrotto da quasi dieci minuti>> affermò lui, il timbro di voce intriso di divertimento mentre le scoccava un occhiata di sottecchi.

<<Cosa sei, uno chef professionista?>> borbottò lei, deglutendo e muovendosi per controllare la cottura della pasta.

<<Che caratterino...>> lo sentì sussurrare, ma decise comunque di non prestargli attenzione. Non si sentiva a suo agio con lui così vicino nonostante li dividesse più di un metro; c'era qualcosa di lui che non riusciva a comprendere.

Perché, tutt'un tratto, stava parlando con lei quando fino alla settimana scorsa la detestava con ogni fibra del suo corpo muscoloso?

Scuotendo la testa, addentò un pezzo di pasta controllando la cottura, per poi spegnere il fuoco e allontanarsi verso il frigorifero da dove estrasse l'insalata, preparata precedentemente da uno dei volontari.

La tavola era già stata apparecchiata da Sam con piatti, forchette e bicchieri e Isabella ne fu grata. Prima avrebbe concluso di preparare la cena, prima avrebbe avuto il via libera per rifugiarsi nella sua stanza.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora