66."Giocattoli, e Caramel Macchiato"

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La sua vista lentamente iniziò a schiarirsi, e quelle stelle scintillanti d'un tratto sparirono, mentre il suo respiro continuava ad uscire a scatti dalle sue labbra socchiuse e gonfie, ed il suo petto si sollevava ed abbassava velocemente.

Non era certa di essere ancora viva, e per alcuni istanti pensò davvero di essere svenuta per il modo estraneo in cui si sentiva il suo corpo, ma quando una mano ruvida e grande le ricoprì lo stomaco, e le accarezzò la pelle, lei seppe per bene la causa del suo stato di smarrimento.

Era Jonathan Thompson, ed un lecca-lecca alla ciliegia che lei sentiva ancora dentro di lei, accarezzandole le pareti interne del suo sesso, che si stringeva attorno a quell'oggeto.

<<E ora dimmi, Isabella...>> sussurrò, la voce rauca, pesante e graffiante, che le fece rabbrividire pure le ossa.

<<Penserai a me, ogni volta che uno di questi...>> bisbigliò, estraendo il lecca-lecca dalla sua fessura, per poi farglielo scorrere tra le pieghe bagnate e scivolose, sfiorando ogni tanto il clitoride, e mandandole così scariche di piacere lungo il corpo.

<<Sarà nella tua bocca?>> finì la frase, sottovoce, portandole il Lollipop al viso, e accarezzandole la bocca con il dolciume, obbligandola a socchiudere le labbra quando lui premette contro di esse.

<<Riesci a sentire il tuo sapore,
Isabella?>> chiese, avvicinandosi a lei fino a far scorrere la punta del suo naso contro il collo madido di sudore di Isabella che, avvolgendo la lingua attorno al lecca-lecca, assaggiò la sua stessa aroma ed essenza, mentre gli occhi di Jonathan si fissavano sul movimento.

<<Riesci a sentire, quanto sei dolce, delicata e tenera?>> sussurrò, infilandole una mano sotto alla nuca per sollevarle la testa.

<<Perché io non riesco a smettere di pensarci>> bisbigliò, prima di spingerle via il lecca-lecca dalla bocca e baciarla profondamente.

Le rubò le labbra, che si fusero con le sue morbide, le prese il respiro e qualsiasi altro senso, in modo egoista, avido e prepotente, fregandosene di come Isabella stentasse a respirare per la forza e l'intensità con cui la stava baciando.

Fregandosene del cuore palpitante di lei, che sembrò davvero sul punto di fermarsi.

E lei, se ne fregò di qualsiasi altra cosa, e gli avvolse il collo con le braccia, portandolo più vicino a lei, come se volesse rendere i loro corpi un tutt'uno, che non avrebbe mai potuto separarsi.

Era come se, senza a quel bacio fatto di morsi, labbra e denti, lei sarebbe morta priva d'ossigeno. Prendeva l'aria da quell'unione, e senza di essa i suoi polmoni sarebbero colassati senza alcuna speranza.

Staccandosi con uno schiocco, gli passò le mani tra i capelli corti e spettinati, e si perse in quell'abisso profondo e infinito, che la risucchiò in esso, rendendola schiava di quel colore tenebroso e oscuro.

Quando lui si staccò, e si mise in piedi, iniziando a sbottornarsi la camicia ormai completamente spiegazzata, Isabella si mise seduta sul divano e lo guardò dal basso, incantata dal modo in cui le sue dita affusolate staccavano bottone per bottone e, nel momento in cui gli appoggiò le mani sulla cintura dei pantaloni, si godette il modo in cui lui espirò profondamente.

La cerniera era già slacciata, da un suo precedente tentativo di sedurlo, e lei lentamente gli abbassò l'indumento elegante, scoprendo i suoi boxer neri e stretti, che contenevano la sua grande erezione.

Appoggiando la mano su di essa, lo accarezzò attraverso il tessuto, e sentì la sua durezza contro il palmo, per poi avvicinare il viso ed alzare gli occhi verso di lui, mentre le sue labbra gli lasciavano un bacio proprio dove gli slip gli stavano più stretti.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora