51."Paura di vivere con il rimpianto" (parte due)

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Isabella, affondò le sue mani tra i capelli corti di lui, e gemette quando la sua erezione le strofinò proprio il punto in cui tutto il suo desiderio si raccoglieva, per poi espandersi in tutto il corpo, rendendolo sensibile ad ogni tocco di quell'uomo.

Le sfilò velocemente la felpa, e persino la canottiera, senza mai smettere di baciarla talmente intensamente che le sembrò di poter svenire da un momento all'altro per le sensazione che provava. Quel senso di vuoto allo stomaco, provocato dalle farfalle svolazzanti, s'intensificava ad ogni bacio che lui le lasciava.

Ad ogni volta che le loro lingue s'incrociavano lungo la loro corsa d'esplorazione, ad ogni morso che si lasciavano a vicenda sulle labbra, con dispetto e bisogno, e ad ogni gemito che si lasciavano uscire.

Le accarezzò i seni nudi, e turgidi, e lei dovette inarcare la schiena per il piacere che quel semplice gesto le procurò. Voleva di più, voleva sentire i denti di Jonathan marchiare la pelle, la sua lingua tracciarla, e le sue mani afferrarla.

Voleva sentirlo, come non aveva mai fatto. Voleva nutrirsi di ogni suo tocco sulla sua pelle diafana, e voleva toccarlo e sfiorare ogni curva, morbidezza, muscolo e tonicità del suo corpo, che in quel momento la copriva completamente.

Si aggrappò alla sua schiena, infilando le mani sotto alla sua maglietta, e iniziò a sfilarla, finché lui non si staccò per farla completamente sparire.

Con il petto che saliva e scendeva, ansante, e i polmoni che si riempivano d'ossigeno, che lei fino a pochi istanti prima non sapeva nemmeno di necessitare, lo guardò, immagazzinando ogni sua espressione di lussuria e desiderio.

Lo osservò, mentre le sbottonava gli shorts di jeans e glieli faceva scorrere attraverso le gambe, accarezzandole le cosce con le sue mani ruvide ed eleganti, e ansimò quando si chinò a baciarle l'interno coscia, con una lentezza ed un'attenzione che la fecero inarcare contro il letto e stringere il lenzuolo tra le dita.

<<Sei bagnata, dolcezza?>> mormorò, in tono beffardo, mentre usava quel nomignolo per prendersi gioco di lei.

<<Come mi avevi chiamato?>> chiese, aggrottando la fronte e sollevando gli occhi su di lei, mentre lentamente tirava fuori la lingua e leccava delicatamente la pelle morbida proprio accanto alle mutandine.

<<Avevi detto che sembravo un vecchio, brusco e incazzato con il mondo intero, giusto?>> domandò, a bassa voce, soffiando proprio in quell'esatto punto che la fece gemere sottovoce. La torturava, lentamente e con agonia, riportandole alla mente quando si era presa gioco di lui, attribuendolo al nonno scontroso di Heidi per colpa del suo cipiglio sempre presente sul suo viso.

<<Sei pieno di rancore...>> sussurrò lei, deglutendo rumorosamente, mentre il suo corpo vibrava per l'attesa. Attendeva con trepidazione il momento in cui lui si sarebbe dedicato al suo piacere, ma a quanto pare la sua tortura sembrava ancora non avere fine.

Lo sentì strofinare il pollice contro il tessuto delle sue mutandine, e l'ossigeno le lasciò i polmoni. Lo pregò, con sussurri, ma lui sembrava divertirsi nel vederla soffrire e bramare così ardentemente il suo tocco.

<<Hai ragione, sono così pieno di rancore. Così tanto, che voglio vendicarmi e prendermi la mia rivincita >> mormorò, mordicchiandole l'interno coscia e facendo scorrere la punta del suo naso lungo tutta la scia di pelle.

Era sul punto di protestare, ma quando Jonathan, in un colpo secco, la capovolse sul letto, facendola stendere a pancia in giù, l'unica cosa che riuscì a fare fu respirare in modo affannato mentre il suo cuore sembrava voler uscire dal suo posto.

Sentì le sue mani accarezzarle e massaggiarle le natiche, e a lei sembrò di poter avere un orgasmo solamente in quel modo.

<<Jonathan...>> sussurrò, stringendo con forza la mano attorno al cuscino, fino a infilzare le unghie nel tessuto morbido.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora