71."Senza Paura"

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<<Quindi tutto questo...>> sussurrò Sam, con gli occhi curiosi e stupiti di una bambina, mentre si chinava in avanti per guardare uno dei tanti grattacieli che li circondavano.

<<È del signor Thompson>> finì la frase Isabella, imitando la sua amica e guardandosi attorno nel centro finanziario di Chicago, dove i grattacieli più grandi della città sembravano ancor più enormi e irraggiungibili visti da così vicino.

Isabella non era mai stata in quella parte della città, dal momento che non aveva mai avuto niente a che fare con essa, ma la meraviglia e lo stupore riempivano la sua espressione e i suoi occhi verdi che guardavano la zona attentamente.
Il grattacielo dinanzi a cui erano ferme, e quello che le aveva indicato di raggiungere Jonathan, era costituito da forse una trentina di piani di vetro che le facevano venire le vertigini.

All'ingresso, numerose persone, vestite elegantemente e professionalmente, entravano ed uscivano dalle enormi porte sorvegliate da grossi omoni della sicurezza, dai volti inespressivi e severi.

D'un tratto, il suo vestito bianco estivo con spalline sottili non sembrava adatto a quel palazzo di vetro elegante, dove splendide donne in tailleur colorati o abiti di alta moda accedevano con passo sicuro sui loro tacchi vertiginosi.

Lei, in tutto quello, sembrava del tutto fuori luogo.

A disagio, si mosse sul sedile della Tesla rossa fiammeggiante della sua migliore amica, e strinse le dita attorno alla sua borsetta nera, mente ascoltava disattenta le parole di Sam, qualcosa su come quell'uomo cagasse soldi e si pulisse le parti intime con banconote da cento dollari.

Isabella, a quel punto, ridacchiando si chiese da dove la sua amica tirasse fuori certe parole, ma le fu grata per averle tolto almeno un po' del suo nervosismo.

<<Ho paura di entrare. Qualcosa mi dice che appena metterò piedi lì dentro verrò sbranata da donne con in mano borse Chanel e Guess, e Versace ai piedi. Perché non vieni con me, Sam?>> borbottò Isabella, affondando nel sedile morbido, come se volesse sprofondare in esso.

<<Oh, vaffanculo, Isabella. Vuoi davvero essere picchiata da una donna con in mano una borsa Guess?>> sbottò Sam, dandole una pacca sul braccio, mentre s'infilava i suoi occhiali da sole scuri, e si passava le dita sul caschetto.

Alzando gli occhi al cielo, Isabella spalancò la portiera dell'auto, e cercò di uscirne con grazie, senza rischiare di spalmarsi contro il marciapiedi.

Quando si voltò, e guardò Sam farle i pollicioni, si chinò sulle ginocchia e ricambiò il gesto, usando il medio, mentre la risata fragorosa della sua amica le giungeva alle orecchie.

Passandosi le dita sul suo vestito, per lisciare pieghe immaginarie, si guardò sull'enorme specchio dello spazioso ascensore che stava condividendo con altre cinque persone, e si portò i capelli mossi dietro le spalle.

Era andata meglio di quanto si aspettasse e, oltre a qualche occhiata curiosa o giudiziosa, era riuscita a superare l'ingresso, che l'aveva portata in un enorme entrata elegantemente allestita con una spaziosa zona reception e una maestosa sala d'attesa, e si era diretta verso i numerosi ascensori, come le era stato indicato da una graziosa donna di mezz'età.

In quel momento, ad ogni piano che l'ascensore raggiungeva e a cui si fermava, facendo entrare ed uscire impiegati ben vestiti, un nuovo senso d'agitazione le riempiva lo stomaco, in modo piacevole.

La trepidazione di rivederlo, scoprire il luogo in cui lavorava, in cui gestiva la sua ricchezza e quel palazzo di vetro, le faceva tremare le dita, che strinse sulla borsa.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora