48. "Fondoschiena invidiabili e tanto solletico "

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Se avesse saputo che quel mattino avrebbe avuto il mal di testa più doloroso e fastidioso, e che il suo stomaco si sarebbe rivoltato su se stesso per tutto il tempo, come se avesse mangiato il cibo più avariato di sempre, non avrebbe mai toccato e neanche guardato quella bottiglia di vodka.

Non erano bastati la pastiglia per l'emicrania e il bicchiere di spremuta d'arancia, che quel mattino aveva trovato sul comodino accanto al letto di Jonathan, lei riusciva ancora a sentire quella vodka al limone, che sapeva solo di vodka, impregnarle il palato.

E neanche la fortuna, quel mattino, era dalle sue parti. Quel giorno i volontari si erano dedicati alle mense dell'Associazione, distribuendo per tutta la giornata cibo e bottiglie d'acqua ai numerosi bisognosi, mentre il sole cocente bruciava le loro nuche e spalle.

Isabella era certa che, per quell'estate, avrebbe fatto a meno dell'abbronzatura visto il colore della sua pelle più scuro del solito.

Chiudendo lo schermo del suo computer, dopo aver finito di pubblicare l'ennesimo post sul suo blog, rendendo felice suo zio che, ultimamente, la tartassava senza fine, si stese sul letto con un sospiro.

Il materasso morbido la avvolse dolcemente, facendole rilassare i muscoli stanchi, e le sue palpebre si abbassarono lentamente, mentre le sue orecchie si riempivano col rumore dell'acqua che scorreva nel bagno.

Voltandosi verso la finestra, dove gli ultimi raggi del sole sfioravano il vetro colorandolo d'arancio, rimase in uno stato di dormiveglia finché la porta alle sue spalle non si aprì, facendole rizzare le orecchie.

Aguzzò l'udito, sentendo i vari frusci e i passi leggeri, e con la sua mente riuscì ad immaginarlo mentre si strofinava i capelli bagnati, con l'asciugamano bianco e morbido, e spalancava le ante del suo armadio per estrarre qualche maglietta pulita e profumata.

Voltandosi, smettendo di dargli le spalle, incontrò subito il suo sguardo fisso su di lei e, affondando la guancia sul cuscino, si limitò ad osservarlo silenziosamente.

Lo guardò, mentre lasciava cadere l'asciugamano legato in vita e s'infilava i boxer, per poi osservare il suo viso corrucciato.

<<Ti verranno le rughe, se continui ad aggrottare la fronte come il nonno di Heidi>> mormorò, schiarendosi la voce e mordendosi il labbro inferiore per impedirsi di ridere all'espressione ancor più corrucciata che gli adombrò il viso.

<<Ora mi paragoni ad un vecchio scorbutico?>> domandò, dandole le spalle e permettendole di concentrare la sua attenzione sul fondo schiena praticamente perfetto che lui aveva la fortuna di avere.

<<Sei un vecchio scorbutico con un sedere che attirerebbe tutte le anziane signore delle montagne>> mormorò lei, affondando il viso nel cuscino per nascondere la risata fragorosa, mentre sentiva il materasso affondare ed una mano stringersi attorno alla sua vita.

Si mosse velocemente, tentando di allontanarsi da lui prima che potesse iniziare la sua tortura, ma fallì miseramente nel suo tentativo di fuga.

Le dita di Jonathan presero a solleticarle la pelle morbida dei fianchi, mentre un urlo isterico le lasciava le labbra e le sue mani cercavano di allontanare quelle di lui dal suo corpo.

<<Ti prego...non lo dirò mai più >>ansimò, con il volto schiacciato contro il cuscino per nascondere e attutire i versi e la risata incontrollabile che le usciva dalla bocca.

<<Non saprei, il mio ego si sente addolorato ad essere paragonato ad un vecchio scorbutico >> mormorò, scoprendole la pancia senza mai smettere di muovere le dita sulla sua pelle iper sensibile al solletico.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora