3. "Il fratello di Donal Trump"

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Tornò al suo posto seguita da Sam che non aveva fatto altro che sistemarsi i capelli ed allargare il colletto della sua camicia, facendo così ridacchiare Isabella che scosse la testa esasperata.

La sua amica continuava a lanciare occhiate fugaci all'accompagnatore del signor Thompson che seduto accanto al suo amico nei primi posti, parlottava con lo zio di Isabella.

Gli occhi chiari di Isabella, non poterono far altro che posarsi sull'uomo che aveva fin dall'inizio rubato la sua attenzione, osservandolo mentre scrutava l'orologio d'argento al polso per poi lisciarsi la cravatta nera al collo e sedersi comodamente sulla sedia morbida.
La sua espressione non era cambiata di una virgola da quando era entrato nella stanza. Il suo sguardo affilato osservava con minuziosità ogni centimetro della sala riunioni memorizzando i volti dei presenti.

Che fosse un uomo estremamente professionale e serio ed allo stesso tempo affascinante Isabella non fu l'unica a capirlo.

Le sue colleghe si asciugavano la bava immaginaria mentre si mangiavano con gli occhi quell'uomo alto, muscoloso e sexy e bisbigliavano tra loro lanciandogli occhiate fugaci come delle giovani ragazzine innamorate del belloccio della classe accanto.

L'accensione dell'enorme proiettore attirò l'attenzione di tutti i presenti facendo calare il silenzio nell'intera stanza mentre il signor Anderson si ergeva in piedi lisciandosi il completo con un sorriso caloroso tra le labbra.

<<Sono anni che voi ragazzi viaggiate per il mondo intero, cambiando la vita, anche solo un po, a centinai di persone>> iniziò a ripetere il discorso che Isabella sapeva ormai a memoria e che, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe recitato ad occhi chiusi.

Eppure le parole di suo zio, riuscirono come sempre a catturare l'attenzione di tutti i presenti che come ipotizzati lo ascoltavano tutt'orecchie mentre parlava dei grandi progetti che aveva in mente per quella nuova avventura, di tutti i posti che presto avrebbero visitato, dei bambini e delle persone di civiltà diverse che avrebbero incontrato.

Si sarebbe interessata a quella parte del discorso se non fosse stata proprio lei a fornire tutte le informazioni che suo zio in quel momento spiegava ai volontari.

Aveva studiato durante le sue notti insonni le civiltà che presto avrebbe incontrato, aveva guardato le foto e cercato news su news sulle bellezze del luogo in cui sarebbe andata.

E dentro di sé, non vedeva l'ora di partire, di salire su quell'aereo che l'avrebbe portata dall'altra parte del mondo dove avrebbe incontrato solo estranei e dove nessuno sarebbe mai andato a cercarla.

Perché era proprio per quel motivo che non stava sulla pelle di andarsene per un lungo periodo. Avrebbe smesso di avere paura che qualcuno la trovasse e avrebbe finalmente potuto dormire senza il timore perenne che qualcuno scoprisse il posto in cui si trovava.

Dentro di lei però, la parte più oscura e buia della sua mente e la causa dei suoi incubi e della sua paura, non faceva altro che ripeterle quanto si illudesse ogni volta che credeva che andandosene si sarebbe lasciata, anche solo per un po', quel timore che da anni la perseguitava; che poteva andare fino in capo al mondo e volare a centinaia di chilometri dalla terra ferma ma i ricordi l'avrebbero accompagnata ovunque senza mai lasciarle tregua in quel mare di dolore dove da anni sguazzava.

E furono proprio quei ricordi a soffocarla in quella stanza che ogni secondo che passava si restringeva attorno a lei rendendola angusta e tappando qualsiasi spiffero dal quale entrava un soffio d'ossigeno.

Agitata si mosse sulla sedia portandosi le mani al collo e torcendosi la pelle morbida e candida del petto che immediatamente si arrossò sotto le sue dita che torturavano la carne delicata.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora